"Sono io..." aggiunse sussurrando Alexander, tenendosi alle spalle di Evangeline.
La ragazza, memore di quello che il suo rapitore le aveva rivelato sul conto del suo innamorato, morse con tutte le forze che aveva la mano che le tappava la bocca.
Alexander imprecò, lasciando libera Evangeline che si girò e gli rifilò uno schiaffo in piena faccia: lui ancora indossava la maschera del ballo, indossava anche gli stessi vestiti, sebbene ora fossero sporchi e stracciati.
Lui sembrava basito nel guardarla: i suoi occhi, l'unica cosa che la maschera lasciava visibile, erano sbarrati e la bocca spalancata. Non si mosse di un centimetro, rimase solo lì fermo ad osservarla con apparente stupore.
Evangeline non capiva perché lui rimanesse immobile, ma non le importava e approfittò per scappare lontano: aveva fatto solo qualche passo, quando lui si sbloccò, tese la mano e gridò:
"No, Evangeline!"
La ragazza si fermò: come sapeva il suo nome? Lui l'aveva conosciuta come Rose al ballo in maschera, non poteva sapere chi fosse veramente.
"Come conosci il mio nome?" Chiese lei, voltandosi: i suoi lunghi capelli dorati, un tempo sempre in ordine, erano scompigliati e le ricadevano a ciuffi sul volto.
"Devi ascoltarmi - implorò lui - ho tante cose da dirti. Ma non qui, dobbiamo andarcene!"
"Perché mai dovrei fuggire con te? Sei uno di loro!" Esclamò Evangeline, che non riuscì più a trattenere le lacrime: la rabbia che provava dentro di sé esplose come un vortice, facendole pizzicare gli occhi e arrossire le guance.
"Uno di loro? Evangeline, qualunque cosa ti abbiano detto non è vero. Io posso spiegarti. Ma devi fidarti di me"
"Come posso fidarmi di qualcuno di cui non conosco nemmeno il nome?"
"C'è una ragione se non te l'ho rivelato. Volevo proteggerti, la mia vita... è complicata""Proteggermi da che cosa?!"
Evangeline era esasperata: era stanca di tutte quelle bugie nella sua vita, stanca che tutti la considerassero solo una sciocca ragazzina e stanca di trovarsi in quel postaccio buio e sporco senza avere la minima idea di cosa stesse succedendo.
Alexander le si avvicinò e le prese le mani tra le sue, mentre lei lo guardava in lacrime senza riuscire a muoversi o a parlare: non poteva credere che anche lui facesse parte del piano dei suoi rapitori, ma allo stesso tempo non sapeva cosa pensare.
"Ti dirò una cosa che non sa nessuno. Molto più importante del mio nome. Così forse ti fiderai di nuovo di me"
"Che cosa stai dicendo?" Chiese lei con un flebile tono della voce.
"Io... - cominciò Alexander, balbettando e guardandosi le punte dei piedi - io sono un templare"
Evangeline scosse la testa, non poteva credere a ciò che aveva appena sentito: il respiro le si bloccò e per un momento non seppe cosa rispondere.
"U-un... templare?"
"Sì"
Senza saperne la ragione, Evangeline scoppiò in una fragorosa e nervosa risata, fissando il suo interlocutore che aveva gli occhi sbarrati - non si aspettava una tale reazione.
"Cosa c'è di buffo?" Chiese lui, quasi offeso.
"I templari non esistono! - sbraitò lei - sono una favoletta per bambini, lo sanno tutti. Come puoi aspettarti che io creda a una storia simile?"
"ALEXANDER!"
Il nome di Alexander risuonò per il corridoio. Era una voce maschile e improvvisamente di fronte ai giovani si palesarono due soldati, ma non due soldati qualunque: indossavano una tunica bianca con una croce rossa cucita sul petto e sotto di essa una cotta di maglia a proteggerli; il capo invece era nascosto da un pesante elmo d'acciaio che lasciava solo una fessura per gli occhi.
Evangeline sapeva che quelle divise erano indossate solamente da una tipologia di soldati: i cavalieri templari.
"Ma allora eri serio..." sussurrò lei.
"Alexander, dobbiamo andarcene di qui - riprese il templare - le guardie hanno trovato un uomo nella cella della ragazza. Aveva una spilla conficcata nella gola ed è morto dissanguato. Saranno già in giro a cercarci"
"Va bene, Galaad. Cerchiamo una via d'uscita. Ywain, vai nella cripta e aspetta un segnale"
"Ma questi nomi..." sussurrò ancora Evangeline, stordita per quanto stava vedendo e sentendo.
"Sì, sono i nomi dei cavalieri della Tavola Rotonda. Io ho preso il nome di Alexander , come Alessandro Magno, perché sono uno dei condottieri. Sei stata rapita da un gruppo di manigoldi che voleva ricattare tuo padre. Quando ti hanno portata via, mi sono liberato e ho mandato un messaggio di aiuto alla mia guarnigione: scoprire dove ti hanno portata è stato un gioco da ragazzi, questi tizi hanno lasciato un sacco di tracce. Ma non sappiamo ancora chi sia il loro capo. Ora dobbiamo scappare prima che ci trovino"
Evangeline decise di dare fiducia ad Alexander, per il momento: annuì e accettò la sua mano, poi lei, Alexander e Galaad presero la fuga, seguendo il corridoio che portava al giardino interno.
I tre corsero, cercando di non fare nemmeno il minimo rumore, finché Alexander non si fermò improvvisamente.
"Lo senti?" Chiese al suo compagno.
"Sì... direi che sono almeno in dieci"
"Chi?" Chiese Evangeline.
"Fermi lì, voi tre. Dove credete di andare?"
Evangeline si voltò e vide dietro di loro i rapitori con le loro maschere nere e con le baionette puntate verso di loro.
STAI LEGGENDO
La Rosa di Evangeline
ChickLitEvangeline è una giovane ereditiera della Londra vittoriana: il suo carattere vivace e curioso è motivo di preoccupazione per i suoi genitori, che intendono trovarle marito. Una mattina il padre di Evangeline, Lord Montgomery, le comunica un'eccitan...