Capitolo cinque

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Alexander, anziché portarla sulla pista da ballo come tutti i gentiluomini, scortò Evangeline in una piccola biblioteca dietro due pesanti tende di broccato: nascosti alla vista di tutti, avrebbero potuto chiacchierare senza essere interrotti.

-Mia madre impazzirebbe se sapesse che mi sono nascosta con voi-.

-E perché mai, mia dolce Rose?- chiese lui, inchinandosi e porgendole nuovamente la mano per invitarla a danzare quel valzer che si poteva udire lievemente provenire dal salone.

-Beh, - rispose lei, facendo una leggera riverenza e accogliendo l'invito- non è molto consono tutto ciò. Molte signorine hanno la reputazione danneggiata per molto meno-.

-Chi ha coraggio fa a meno anche della reputazione!- disse lui con sorriso beffardo.

I due iniziarono a volteggiare sulla loro pista da ballo, cercando di evitare gli spigoli dei mobili e le innumerevoli paccottiglie d'oro e d'argento che li circondavano.

-Chi siete voi?- chiese curiosa Evangeline, cercando di capire chi potesse nascondersi sotto la maschera.

-Non sarebbe più divertente se non sapessimo le rispettive identità? Potremmo goderci questa serata senza rovinare tutto con "il giorno dopo". Per tutta la vita ci rimarrà questo splendido ricordo che non verrà in alcun modo intaccato dalla vita reale. La vita reale è oltremodo noiosa e scontata, ne convenite?-

-Assolutamente- rispose lei, sorridendo.

Evangeline scrutava gli occhi blu del giovane che aveva di fronte, quegli occhi che brillavano ancora di più grazie al contrasto con la maschera nera che portava: il suo sguardo era indecente e malinconico allo stesso tempo.

-Quindi il vostro vero nome non è Alexander?-

-Potrebbe. O anche no. Il vostro vero nome è Rose?-

-Potrebbe. O anche no-.

I due risero, poi la musica nel salone cessò improvvisamente e si sentirono squillare le trombe, segno che la regina Vittoria aveva appena fatto il suo ingresso.

-Forse dovrei andare...- disse Evangeline, con una nota di delusione nella voce: non voleva lasciare quel giovane, ma sapeva che i suoi genitori la stavano sicuramente cercando per presentarla alla Regina.

-Ma volete andare?- chiese Alexander, come se le avesse letto nel pensiero.

Lei lo guardò, scrutandolo ancora, poi rispose:

-No... ma i miei genitori...-.

-Avete una decisione da prendere, allora. - la interruppe lui - Se vorrete, mi troverete nel giardino sul retro. Altrimenti siete libera di tornare alla festa. Ma assicuratevi di scegliere ciò che il vostro cuore desidera veramente-.

Detto ciò, Alexander svanì dietro la piccola porta della stanza.

Evangeline sapeva perfettamente quale fosse il suo dovere, ma pensò solo:

"Al diavolo!"

Ignorando il vociare che proveniva dal salone, Evangeline prese la stessa porta dalla quale era uscito Alexander e percorse il lungo corridoio, alle cui pareti erano appesi quadri d'epoca della famiglia reale: quei volti la osservavano con rimprovero e severità, ma a lei non importava.

La ragazza camminò a grandi passi, o almeno tanto grandi quanto le concedeva l'ampio vestito che indossava, finché non giunse all'uscita posteriore, quella che le sguattere e i garzoni usavano per portare fuori le lenzuola sporche o le casse di verdura e di frutta destinate alla cucine.

Evangeline uscì e subito l'aria pungente della sera le solleticò il collo e le braccia nudi: la ragazza si guardò intorno, cercando con lo sguardo quel giovane misterioso che le aveva fatto palpitare il cuore per la prima volta nella vita.

Non riuscendo a scorgere alcuna figura, Evangeline scese le piccole scale di marmo e si avvicinò al roseto che stava lì di fronte: dietro di lei la Corte illuminata a festa produceva un immenso bagliore e la musica dell'orchestra si poteva ancora udire; perfino il chiacchiericcio degli invitati non si era affievolito del tutto.

Evangeline si sentì toccare nuovamente la spalla, si girò e lo vide: Alexander era di fronte a lei, il suo grande sorriso di sfida la intrigava e la eccitava allo stesso tempo.

Nessun ragazzo l'aveva mai guardata in modo così disdicevole.

Alexander teneva di fronte a sé una rosa rossa, identica a quelle dei cespugli che avevano di fianco, e la appuntò ai capelli biondi di Evangeline, che sorrise emozionata.

La ragazza sentiva le guance diventare calde, sapeva di stare arrossendo ma non le importava: non si era mai sentita tanto entusiasta in vita sua.

-Sapevo che sareste venuta da me-. disse Alexander.

La Rosa di EvangelineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora