Capitolo quattro

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Evangeline sedeva con aria corrucciata alla toilette, guardandosi nel grande specchio dai bordi dorati e intarsiati che le rimandava l'immagine di una ragazza perplessa.

Sapeva che avrebbe dovuto vestirsi, era già in ritardo per raggiungere il ballo, ma era estremamente incerta su cosa indossare. A dire il vero, non aveva neppure molta voglia di partecipare, a quel ballo. Ma la mamma era stata molto chiara in proposito:

"Mia cara, mi raccomando, devi essere al massimo del tuo splendore, devi brillare come una stella e far sembrare tutte le altre ragazze insignificanti. Sai benissimo quanto questa occasione sia fondamentale per tutti noi, è il tuo debutto in società, e saranno presenti personaggi importanti su cui è necessario fare una buona impressione. E soprattutto, ci saranno il tuo futuro sposo e la sua famiglia. Sono certa che vorrai apparire al meglio, ai loro occhi".

Poi la mamma aveva aperto il suo armadio e tirato fuori l'ultimo acquisto in fatto di abiti da sera, l'ultima moda di Londra e creazione del famosissimo Jeans Louis, uno splendore di seta verde scuro che si intonava magnificamente ai suoi occhi, con le maniche a sbuffo che le lasciavano le braccia nude - non che si vergognasse di mostrarle, le sue braccia, erano belle, bianche e sottili, ma toniche. Allo scollo, un ricco bordo di pizzo nero.

La mamma aveva fatto un cenno alla cameriera personale di Evangeline, indicandole l'abito. "Faglielo indossare, e acconciale i capelli morbidi attorno al viso. Puoi anche metterle un filo di belletto, le renderà le guance più rosee - poi, rivolgendosi ad Evangeline - Ti presterò la mia parure di smeraldi da accostare a questo abito, abbine cura. Manda la tua cameriera a prenderla quando sarai pronta. E...mi raccomando la maschera, quella di pizzo uguale a quello del vestito".

E detto ciò, si era allontanata con aria compiaciuta.

Ora, se dapprima quel vestito le era piaciuto proprio per la sua esuberanza, nel momento di indossarlo le era sembrato quasi...imbarazzante. Oddio, era bellissimo, ma così scollato! Era terrorizzata dall'idea di arrossire, se avesse percepito uno sguardo su di sé, e con quella sua carnagione così bianca, si sarebbe tradita all'istante. Ma sapeva che doveva rassegnarsi, e anche in fretta. Diede un ultimo sguardo allo specchio, osservandosi criticamente in sottana di pizzo merlettato e casti mutandoni, poi sospirò e fece cenno alla cameriera di procedere.

***

Mentre sua madre non smetteva un attimo di chiacchierare, nella carrozza che la portava al ballo Evangeline rifletteva, chiedendosi che aspetto e che carattere potesse avere quel suo promesso sposo di cui suo padre e sua madre sembravano tanto entusiasti. Giovane? Vecchio (Madre santa, ti prego, no)? Sarebbe stato gentile e affettuoso, oppure l'avrebbe comandata a bacchetta? Non si faceva illusioni, sapeva benissimo che nella sua posizione non poteva avere voce in capitolo, ma promise a se stessa che non avrebbe ceduto senza almeno far sentire la propria opinione. Se doveva essere un matrimonio combinato, sperava almeno di poterne ricevere un po' di serenità.

Il percorso le sembrò anche troppo breve; la carrozza si era fermata nel cortile del palazzo, e un attimo dopo il valletto aveva già la mano tesa per aiutarla a scendere. L'uomo li scortò, tenendosi rispettosamente a distanza, fino al grande atrio e davanti alle porte di legno intarsiato che accedevano al salone. Dietro quelle porte si udivano soffocate le note languide della musica da ballo e il chiacchiericcio sommesso degli ospiti. Evangeline sospirò mentre i servitori facevano entrare lei e i suoi genitori. La mamma le diede un ultimo sguardo di approvazione. "Sei bellissima, tesoro! Ora porgeremo i doverosi omaggi alla Regina e poi ti presenterò alla tua futura famiglia".

La vista dell'interno le tolse il fiato: le luci di mille candele rifratte nei prismi di cristallo dei lampadari, il pavimento di lustro marmo rossiccio, i colori raffinati e sgargianti di mille abiti da sera, donne bellissime dall'aria elegante, uomini tirati a lucido nei loro abiti seri ravvivati da panciotti di seta colorata, una nube di profumi, colori, odori e suoni che per un attimo la stordì. Si guardò attorno e non vide alcun viso conosciuto. A disagio, decise di studiare un po' l'ambiente, prima di gettarsi nella mischia e affrontare la serata.

I suoi genitori, nel frattempo, si erano avvicinati all'ambasciatore di Corte per farsi annunciare come era costume; per farlo, si erano spostati nei pressi di una delle delle grandi finestre a balcone, oscurate da pesanti cortine di velluto, ed Evangeline, approfittando della distrazione dei genitori, impegnati nei convenevoli, riuscì a sgattaiolare dietro una di quelle tende. Aveva bisogno di prendere ancora un po' di respiro, e voleva studiare l'ambiente. Scostò appena la stoffa, giusto per far spuntare fuori gli occhi, quando una voce maschile dietro di lei la fece sobbalzare.

-Allora non sono l'unico a voler sfuggire alla folla!-

Si voltò talmente di colpo da farsi quasi male al collo, mentre il cuore le sobbalzava in petto e il respiro le si faceva corto. L'uomo era alto, elegantemente vestito di grigio scuro con una cravatta di seta di un tenue color cielo e un panciotto damascato nelle tinte del rosa e del blu. Un fisico elegante, un uomo giovane, certamente, un viso probabilmente interessante ma nascosto da una maschera di raso nero.

-Vi pare cortese comparire così alle spalle delle persone?- esclamò lei.

-Ma mia cara - disse l'uomo - oserei dire che...c'ero prima io-.

Evangeline dovette riconoscere che l'uomo non aveva torto. Cercando di recuperare un poco di dignità, disse:

-Avreste dovuto palesarvi più gentilmente..signor...?-.

L'uomo la guardò curiosamente, poi chinò la testa di lato e rispose: -Chiamatemi...Alexander. Posso sapere anche io come chiamarvi, mio squisito angelo?-.

Evangeline sospettò che quello non fosse il suo vero nome e che per qualche motivo lui preferisse rimanere ignoto. Pensò di ripagarlo con la stessa moneta e rispose:

-Naturalmente. Chiamatemi..Rose-

Rose era il secondo nome di Evangeline e anche il primo che le era venuto in mente.

-Rose. Vi si adatta splendidamente, oserei dire. Bene...Rose...che ne dite di un ballo? Potremmo conoscerci meglio e nel frattempo tenere lontani gli scocciatori-.

Quasi senza volerlo, lei sorrise e gli tese la mano.

La Rosa di EvangelineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora