Capitolo quindici

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Evangeline era ancora devastata dalla notizia che Alexander, il suo Alexander, l'avesse imbrogliata tanto spudoratamente: la ragazza prese un respiro profondo e cercò di ragionare sul da farsi. Nessuno sarebbe venuto in suo soccorso.

"Cosa farebbe una di quelle eroine dei miei romanzi?" pensò, guardandosi intorno e cercando qualcosa che le desse un'idea.

Nella cella umida e sporca dove era stata rinchiusa non vi era nulla che potesse essere usato come arma o per aprire le sbarre, così Evangeline si studiò per capire cosa potesse adoperare, ma non possedeva nemmeno una forcina.

"Tuttavia..."

Improvvisamente ecco l'illuminazione: la tasca segreta di Jean Louis!

Il sarto aveva inserito all'interno della fodera della gonna di Evangeline una tasca nascosta, dove poter inserire qualunque utensile che potesse venire in soccorso di una damigella durante un ballo: Evangeline vi aveva riposto... il fermaglio per capelli di sua madre!

Era una grossa spilla dorata a forma di farfalla, regalo di nozze che la madre di Evangeline le aveva fatto scivolare tra le mani poco prima della presentazione a Giacomo.

La ragazza la osservò con attenzione, studiandone ogni minimo particolare e sfiorando con le dita la punta del fermaglio: era affilato...

Ad un tratto Evangeline capì cosa doveva fare.

Sentì rumore di passi provenire dalle scale, un rumore che si fece via via sempre più vicino, finché la nostra povera prigioniera non scoprì che si trattava del suo carceriere: i suoi stivali marroni e pesanti risuonavano sulla pietra del pavimento in modo tetro e spaventoso, ma Evangeline si fece forza.

"Cosa volete da me?" Chiese lei, con tutta la fermezza che riusciva a dare alla sua voce.

"Solo i soldi di tuo padre. Poi si vedrà!" Rispose l'altro, che si stava togliendo lo sporco da sotto le unghie con uno stuzzichino.

"Mio padre non pagherà mai una somma di denaro per me - Evangeline era pronta a sferrare il colpo decisivo - abbiamo perso il patrimonio"

Il rapitore per la prima volta fissò Evangeline negli occhi, anche se il suo volto era sempre coperto dalla maschera di cuoio nera e, con l'aria più sorpresa di quanto non avrebbe voluto, ribatté:

"Di che diavolo stai parlando, ragazzina?! Avete la tenuta! E i domestici!"

"Sì, ma è solo apparenza. Il mio matrimonio con Lord Harris doveva coprire i debiti di mio padre, ma se mi ucciderete o se mi terrete ancora qui dentro... non avverrà mai"

Il lugubre carceriere sbatté improvvisamente un pugno contro il muro e ad Evangeline sembrò che la parete volesse collassare su se stessa: cercò di controllare il suo respiro e i battiti accelerati del suo cuore, doveva rimanere lucida e non lasciarsi intimorire.

"Ma possiamo fare un accordo" aggiunse quindi, senza esitazione.

"Un accordo?" Fece eco l'altro, che ansimava per la rabbia e il dolore alla mano.

"Io sposerò Lord Harris - propose Evangeline - e vi darò tutto il denaro che vorrete. Ma voi dovrete liberarmi"

"E pensi davvero che possa crederti?"

"Cos'avete da perdere? Se rimarrò qui, non avrete comunque il denaro"

L'uomo si avvicinò alle sbarre, tanto che Evangeline poteva sentirne il fetore di whisky: trattenne il fiato e non si mosse di un passo, cercando di ostentare una sicurezza che non aveva.

Nella sua mano strinse più forte la spilla a forma di farfalla, forse era la sua unica possibilità di salvarsi.

"Devo portarti dal capo - sussurrò la canaglia - ma prima... niente mi vieta di divertirmi un po'. Non sono mai stato con una lady"

Evangeline ricacciò indietro un conato di vomito, quando il losco figuro infilò la chiave nella toppa della prigione e fece scattare la serratura: lei indietreggiò leggermente, cercando di tenersi libera la via di fuga quando sarebbe stato il momento.

"Sai, non sembri come le altre lady..." disse ancora il rapitore.

"Cosa intendete dire?" Chiese lei, cercando di prendere tempo.

"Non avete paura. Non strillate, non svenite..."

L'uomo si avvicinò sempre di più ad Evangeline, ruotandole davanti il mazzo di chiavi, quasi come se volesse sfidarla a prenderle: ella si trovò improvvisamente con le spalle al muro, lui era vicino a lei, allungò la mano e iniziò a sfiorarle il braccio destro.

Accostò il proprio volto a quello della ragazza, annusandole i capelli e sfiorando i bei ricci dorati che ora erano infangati, quindi Evangeline sussurrò:

"Non ho paura dei topi di fogna!"

Detto ciò, la ragazza alzò la mano che teneva la spilla e conficcò la punta nella gola del suo carceriere, che strillò dal dolore e si portò entrambe le mani alla ferita, lasciando cadere le chiavi: il sangue usciva copioso ed Evangeline approfittò per recuperare il mazzo caduto a terra e fuggire.

Con uno scatto, la ragazza corse fuori dalla cella e richiuse le sbarre dietro di sé, per poi prendere la scala di pietra e scappare via: corse, corse, non sapeva nemmeno in quale direzione stesse andando, ma sapeva di doversi allontanare il più possibile.

I corridoi di pietra ricordavano quasi un monastero, le torce accese e il buio che proveniva dalle finestre bifore le suggerirono che fosse notte: i piedi di Evangeline toccavano il pavimento facendo solo un lieve rumore, ma questo rimbombava terribilmente in quel luogo ancora non identificato.

Evangeline proseguì fino a che non scorse un giardino interno che sicuramente avrebbe portato a un'uscita: fece per andare avanti, quando udì le voci di due uomini provenire proprio dal cortile, così ella si nascose dietro a una colonna.

"Ci faremo un bel mucchio di soldi, vedrai" disse uno.

"Cosa ti comprerai?" Chiese l'altro.

"Ancora non lo so, bisogna vedere se il piano funzionerà".

I due si allontanarono, mentre Evangeline cercava di non emettere il minimo suono: la ragazza si sporse per controllare che i rapitori avessero svoltato l'angolo, quando improvvisamente si sentì una mano guantata sopra la bocca.

Il cuore le balzò in gola, cercò di afferrare quella mano e di toglierla ma era troppo forte: Evangeline si dimenò ma colui che la tratteneva era troppo forte.

"Shhh...Shhh... non agitarti, sono io!"

Evangeline avrebbe riconosciuto quella voce ovunque.

Alexander.

La Rosa di EvangelineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora