Capitolo dodici

5 2 0
                                    

Quella mattina Evangeline si era svegliata di ottimo umore. Non sembrava esserci una ragione particolare, ma la stagione era tiepida e piena di colori, la giornata soleggiata, e tutto sembrava splendere di luce propria. Aveva la sensazione che stesse per succedere qualcosa, ma qualcosa di bello, di interessante, si sentiva pervasa da una specie di gioia esultante. Accolse con un sorriso la cameriera che era venuta a svegliarla e si preparò allegra per scendere a colazione.

Nella sala trovò la madre, già vestita di tutto punto e intenta a mangiare un uovo alla coque; la salutò con un bacio e si accinse a servirsi anche lei.

"Buongiorno maman!"

"Buongiorno cara. Hai riposato bene? Ti vedo allegra"

"Sì, grazie, una nottata tranquilla".

Evangeline sedette a tavola con un piatto pieno e una tazza di caffè, ed ebbe la sensazione – oggi andava a sensazioni, a quanto pareva – che la madre dovesse dirle qualcosa.

"Tesoro, oggi verrà da noi Monsieur Jean Louis, il sarto, ricordi? Ti proverà l'abito per la tua festa di fidanzamento. Ormai manca poco, e devi essere perfetta, quel giorno".

Ecco, la bella giornata aveva già perduto tutti i suoi colori. Evangeline chiuse gli occhi al pensiero del fidanzamento; la prospettiva le sembrava sempre meno allettante, soprattutto dopo aver incontrato al ballo in maschera l'affascinante straniero. Ma non sapeva come uscirne. Si chiese se potesse ancora mercanteggiare con la madre la scelta del promesso sposo, ma sapeva di avere ben poche, se non nessuna, possibilità. Decise di fare buon viso a cattivo gioco, per il momento, sperando di poter trovare un qualche modo per rimettersi in contatto con quell'uomo che l'aveva così intrigata.

"Va bene, maman, a che ora lo devo attendere?"

"Verrà nel pomeriggio, verso le cinque. Gli offriremo il tè e poi ci occuperemo dell'abito".

Così la mamma voleva essere presente. Evangeline sospirò di nuovo, e finì la colazione, avendo bisogno di tornare in camera propria e mettere ordine nei suoi pensieri.

°°

Quel pomeriggio Monsieur Jean Louis era stato puntualissimo. Avevano preso il sacro tè delle cinque e poi era giunto il momento di spostarsi nello spogliatoio di Evangeline. Jean Louis fece cenno al proprio assistente di portare l'abito e il materiale da sartoria, e tutti, quasi in processione, con in testa Madame, si avviarono alle stanze della ragazza. Già Evangeline paventava il momento in cui la madre avrebbe cominciato a fare osservazioni sull'abito; lei sarebbe rimasta lì, come una bambola di pezza, a farsi vestire ed esaminare, mentre Madame e Jean Paul si sarebbero messi a discutere, senza che lei potesse esprimere la minima voce in capitolo. Sospirò.

Ma il destino pareva esserle almeno un po' amico, perché comparve uno dei maggiordomi a richiedere l'intervento di Madame per una faccenda urgentissima. Maman titubò un pochino – lasciare una fanciulla sola con il sarto? – ma poi pensò che la cameriera sarebbe stata presente e chiese scusa, congedandosi e assicurando che sarebbe tornata a breve.

Mentre Evangeline si infilava il vestito, aiutata dalla cameriera, Jean Louis si era pudicamente voltato. Non aveva smesso di parlare però.

"Mademoiselle, farete veramente una splendida figura con quell'abito. E senza maschera la vostra fulgida bellezza risplenderà e potrà essere ammirata adeguatamente".

Evangeline rizzò le orecchie. "Maschera? Quando mai mi avete vista in maschera, sapendo che ero io?"

"Ah, ma chére, io c'ero, al ballo in maschera presso la corte. Chi pensate possa avere fornito la nobiltà presente di tutti quei costumi stupendi e di quelle affascinanti maschere? Madame non vi ha detto che il modello della vostra maschera era mio?"

"Dev'essermi sfuggito, Monsieur, perdonatemi".

"Ma di nulla, Mademoiselle. E sono lieto che la maschera vi abbia permesso di prendervi, diciamo così, qualche libertà in più...".

A quelle parole Evangeline rizzò le orecchie. Era così in ansia che le parole quasi le uscirono di bocca involontariamente: "Quali libertà, Monsieur....? Che cosa pensate di aver visto?".

Jean Louis le si avvicinò con fare cospiratorio. Accennò alla cameriera ed Evangeline la mandò via, a cercarle un gioiello da abbinare al vestito. Poi Monsieur si guardò attorno. Prima a destra. Poi a sinistra. Come se pensasse che dalle cortine di velluto potesse spuntare qualche spia.

Abbassò la voce ad un sussurro.

"Mademoiselle...al ballo in maschera vi osservai conversare...con un affascinante straniero".

Evangeline si portò una mano alla bocca, orripilata. Che sarebbe accaduto ora? Jean Louis avrebbe spifferato tutto alla madre? Poi rifletté. Se avesse voluto dirglielo, lo avrebbe fatto in precedenza, comunque non avrebbe avuto adesso quell'aria di gran segreto.

"Voi...non lo direte a Maman, vero?" azzardò.

"Mais non, mia cara, e perché mai? Un innocente divertimento, oserei dire. Ma badate, si tratta davvero di un gran gentiluomo" fece Jean Louis.

Evangeline trasalì. "Dio mio, ma allora voi conoscete quell'uomo! Sapete chi è? Ve ne supplico, ditemelo! Mi diede un nome, ma so che non era il suo autentico. Certo, gli si adattava così bene" disse con aria sognante. Poi abbassò lo sguardo. "Lo so, una brava fanciulla non dovrebbe essere così sfacciata, ma colui, ah... - sospirò – è stato così gentile, premuroso, affascinante... Ditemi chi è, Monsieur, vi prego..."

A quel punto Jean Louis si guardò nuovamente attorno.

"Mademoiselle, devo confessarvi che neppure io so il suo vero nome. Si fece confezionare abito e maschera sotto mentite spoglie, facendomi prendere le misure al suo lacché, il quale gli era assai simile per corporatura. Io lo vidi solo una volta, il volto già coperto dalla maschera, per gli ultimi ritocchi di precisione all'abito. Però...ehm...". Il sarto arrossì ed Evangeline spalancò gli occhi per lo stupore.

"Insomma, io e questo lacché...hm...abbiamo stretto nel frattempo un'amicizia molto, diciamo così, profonda, ecco, amicizia che continua tuttora. Io non ho mai chiesto a quest'uomo di tradire la fiducia del proprio padrone, ne lo farò ora, neppure per voi. Tuttavia, questo posso dirvi. Il gentiluomo interverrà al ballo dei poveri della prossima settimana. Lo so perché...sì, insomma, il giovane con cui intrattengo questa amicizia ed io, in quell'occasione, potremo, sì, vederci con tranquillità".

"Oh, Monsieur, che grande notizia mi date. Era già prevista una nostra partecipazione a questo evento mondano, cosa che avevo accettato mio malgrado, ma ora.... Ora vi andrò con moltissimo piacere e grandi aspettative!".

Guardò Jean Louis con intenzione. "Monsieur, neppure io vi chiederei di indurre il vostro amico a compiere un'azione spregevole come quella di infrangere il patto di fiducia col suo padrone, ma...potreste in fede far arrivare a lui un mio messaggio, tramite la vostra giovane conoscenza?"

Jean Louis rimase un attimo soprappensiero. "Sì, ritengo di sì. Non vi garantisco nulla, ma tenterò con tutto il cuore e non vedo perché non dovrei essere accontentato".

"Bene – fece Evangeline – allora il messaggio è questo: Rose sarà anch'essa al ballo dei poveri, alle 9 in punto. E indosserà quello stesso abito verde. Lo farete? Senza dire il mio vero nome, però, ve ne prego!"

Jean Louis sorrise. "Certo, Mademoiselle, contate su di me, e ovviamente non farò menzione di chi siete, diamine, sono un gentiluomo io pure!"

Evangeline gli offrì un sorriso felice. "Grazie!" sussurrò. E poi, vedendo che Madame stava rientrando, si dedicarono completamente alla prova dell'abito.

La Rosa di EvangelineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora