Capitolo diciassette

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"Maledizione..." imprecò Galaad, dimenticandosi che era presente tra loro anche una signorina.

I rapitori controllavano con sguardo arcigno ogni loro mossa, finché uno di loro ordinò:

"Consegnate le armi, voialtri. E in fretta!"

Alexander e Galaad obbedirono, quindi sfoderarono le spade e le gettarono a terra: l'uomo che aveva parlato fece un cenno a un suo scagnozzo che velocemente si piegò a raccogliere i fioretti dei prigionieri, quindi altri tre si slegarono dal gruppo e presero un ostaggio ciascuno.

Evangeline sentiva il corpo di quell'orribile uomo che premeva contro il suo, l'odore ripugnante che gli usciva dalla bocca e dalla pelle la faceva rabbrividire, ma trattenne ogni espressione e cercò di rimanere impassibile.

"Sono certo che il Capo non vede l'ora di incontrarvi" disse sempre lo stesso rapitore, mentre gli altri costrinsero Alexander, Evangeline e Galaad a camminare con le mani legate dietro la schiena.

Nessuno osava dire una parola, lungo i corridoi si sentivano solo i suoni degli stivali che toccavano il pavimento, mentre Evangeline che era ancora a piedi nudi sentiva la fredda pietra a contatto con la sua pelle.

"È nella chiesa..." sussurrò uno dei rapitori al suo comandante.

Evangeline notò negli occhi di Alexander che l'informazione non gli era sfuggita, sembrava avere qualcosa in mente, infatti dopo qualche secondo, il giovane templare incrociò i piedi e finse una rovinosa caduta.

"Con tutto l'addestramento che fate, nemmeno in piedi sapete stare?" Commentò il bandito che lo teneva d'occhio.

"È questo stramaledetto pavimento ad essere dissestato!" Rispose con finta rabbia Alexander: nel tentativo di rialzarsi, il ragazzo sbattè il tacco dello stivale sulla pietra per tre volte, finché poi non si rimise in piedi.

La comitiva proseguì senza intoppi il percorso, finché non si ritrovò di fronte all'ingresso della chiesa: lo stile manieroso della costruzione e le luci soffuse delle torce appese ai lati rendevano quel luogo, se possibile, ancora più lugubre.

Le pareti erano interamente fatti di pietra grigia ed erano appesi innumerevoli quadri di santi e storie dei Vangeli: nelle navate laterali erano disposte file di panche in legno dall'aria molto trascurata e antica, mentre al centro si era creato un corridoio che portava all'altare.

Evangeline si guardava intorno, era spaventata e allo stesso tempo cerca di carpire ogni dettaglio che potesse aiutarli nella fuga: a un tratto Alexander si voltò verso di lei e le strizzò l'occhio.

"Ha un piano..." pensò la ragazza, che rispose con un semplice cenno del capo al segnale del suo compagno.

"Rimanete qui con loro" ordinò il comandante dei banditi, mentre si dirigeva in fondo alla navata e spariva dietro l'altare.

Alexander e Galaad si scambiavano occhiate complici, mentre Evangeline non era a conoscenza di nulla, e questo la innervosiva: i banditi parlottavano tra di loro a voce bassa, ma l'eco della chiesa fece rimbombare qualche frase.

"I soldi..."

"Sei sicuro? Potrebbero farcela pagare cara"
"Lui ha garantito"

La ragazza ascoltava attentamente quelle parole senza tuttavia collegarle con ciò che stava avvenendo: improvvisamente si sentì un boato, un portone di legno in fondo alla navata si aprì e ne uscirono due uomini.

Il primo era il comandante dei rapitori, che camminava sicuro e spavaldo con la mano destra sopra il moschetto e il mento all'insù, mentre dietro di lui un'altra figura lo seguiva.

Alla vista dei due uomini, i banditi che prima confabulavano tra loro si riassestarono e si misero sull'attenti: sembravano quasi spaventati e non avevano la sicurezza che contraddistingueva il loro capo.

Evangeline strizzò gli occhi per cercare di vedere la persona dietro di lui, ma la luce non era abbastanza forte, tuttavia riusciva a distinguere un uomo di media statura dalla corporatura esile, ma dal portamento impeccabile.

"Che strano... è completamente diverso dagli altri" pensò lei, che supponeva che la scura figura dietro il rapitore fosse "Il Capo".

"Bene, bene..." esordì l'uomo, senza fermarsi.

"Li abbiamo presi mentre tentavano la fuga. La ragazza era riuscita a scappare. Abbiamo trovato Dan morto stecchito nelle segrete. Lo ha ucciso lei" disse il comandante con rabbia e, a giudicare dallo sguardo che si intravedeva sotto la maschera, quasi con risentimento verso Evangeline.

"E come ha fatto una ragazzina di nobili origini a uccidere un uomo come Dan?" Chiese l'altro, che invece sembrava quasi divertito.

"Con una... spilla. Nella gola"
Il Capo si fermò poco prima di essere investito da un raggio di luna che era riuscito a fare capolino tra le finestre e scoppiò in una risata fragorosa e agghiacciante.

"UNA SPILLA?!" Ripetè, senza smettere di ridere.

"S-sì, signore..."

"Ragazzina, ti avevo sottovalutato - disse l'altro, riprendendo fiato - sapevo che i romanzetti che Sophie trovava nascosti nel tuo materasso ti avrebbero trasformata in una strana donnetta, ma cavolo..."

Evangeline trattenne il fiato per un momento: come faceva a sapere dei romanzi nascosti nel materasso? E come sapeva il nome della sua cameriera personale? Questa storia diventava sempre più inquietante di minuto in minuto.

La ragazza prese coraggio, poi chiese, tentando di mantenere la voce ferma:

"Come conosci Sophie?"

"Ogni cosa a suo tempo, mia cara" rispose lui, senza muoversi.

"Abbiamo inviato Matt per il riscatto, non è ancora tornato" disse il comandante.

"Questi altri chi sono?" Chiese l'altro.

"Lui era con la ragazza al ballo - rispose il bandito, indicando Alexander - l'altro è un suo compagno. L'ho visto con lui anche la sera di Natale".

"Un momento, voi eravate presenti al ballo di Corte?" Disse Alexander, che improvvisamente sembrava preso alla sprovvista.

Nessuno gli rispose, ma il Capo commentò:

"Che divisa interessante indossate... templari? - con un cenno a uno dei banditi riprese a dire - ebbene, perché sia chiaro che non stiamo giocando..."

Il delinquente che teneva prigioniero Galaad con un gesto fulmineo sguainò un pugnale e lo ficcò dritto tra le spalle del giovane templare, sotto lo sguardo attonito di Evangeline e le grida disperate di Alexander.

"GALAAD!" Urlò il ragazzo.

Il corpo del suo amico cadde sul freddo pavimento di pietra, mentre Alexander si piegò su di lui, disperato: il sangue che usciva dalla ferita si era già infiltrato tra le fughe dei ciottoli e le colorava di rosso vivo.

Galaad non si muoveva, anche se sembrava che il suo respiro, per quanto flebile, non si fosse interrotto.

"Ma chi diavolo siete?!" Gridò Evangeline con tutto il fiato che aveva in corpo e cercando di divincolarsi dalla stretta del suo rapitore.

"Moderate il linguaggio, milady. Vostra madre non ne sarà affatto compiaciuta..." rispose il Capo, che fece un passo avanti affinché la luce della luna illuminasse il suo volto.

Evangeline lo riconobbe, eccome se lo riconobbe.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 05, 2021 ⏰

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