❤~Norman x Reader~❤

1K 30 16
                                    

Richiesta fatta da Demon_BunnyOfficial
Ambientata in un liceo
Reader neutro
Spero che ti piaccia!

La neve soffice cadeva lenta su gli alberi tutti infila che formavano l'ingresso della scuola Grace Field. Tanti piccoli omini tutti imbacuccati, con giubbotti e sciarpe, andavano verso l'entrata del liceo. Tra questi piccoli omini c'eri tu: un* ragazz* di sedici anni. I tuoi occhi erano puntati su un altro piccolo omino. Norman: un ragazzo gentile, bello, intelligente... perfetto, no?
Tutta la scuola lo ammirava e lo amava, appariva un ragazzo educato e studioso a gli occhi dei prof e i compagni lo adoravano perché era divertente e gentile e, soprattutto, molto bello.
Lo odiavi.
I tuoi occhi erano ricolmi di disprezzo e schifo ogni volta che vedevano quell'omino e, forse, ma non l'avresti mai ammesso, di delusione.
Eri invidios* della sua popolarità? No.
Odiavi il suo essere un bravo ragazzo? No.
Odiavi le sue bugie.
Odiavi le bugie.
E le sue, erano insopportabili.
Amico di infanzia, prima cotta, ex scopamico e ora, acerrimo nemico.
Una volta non era così.
Sì, era gentile. Era intelligente. Era educato, ma... non così.
Lui scherzava, sorrideva, si scusava e ringraziava solo a quelli che lo meritavano.
Ora, a tutti. Quel liceo era pieno zeppo di persone orribili. Persone che usavano e si approfittavano dei più deboli, che prendevano ogni singola tua piccola imperfezione e la facevano diventare gigantesca e insostenibile. Persone che di certo non meritavano il suo sorriso. Tu lo conoscevi, in tutto e per tutto, sapevi che non era perfetto e che, anche lui, aveva un lato malvagio. Tu quel lato hai imparato ad accettarlo, ad apprezzarlo e ad amarlo. Facile amare un ragazzo gentile, educato, buono e intelligente. Diverso era amare un ragazzo egoista, pieno di sé e fin troppo intelligente. Tu amavi i suoi pregi, ma non solo quelli, tu amavi anche tutti i suoi difetti che lui imperterrito cercava di nascondere. E lo odiavi per questo. Lo odiavi perché stava nascondendo se stesso. Stava sotterrando quello che era, i difetti si devono migliorare non nascondere. Uno disordinato quando entrerà nel mondo del lavoro dovrà per forza darsi un ordine.
Le persone cambiano, le persone migliorano, le persone peggiorano.
Lui era peggiorato. Una parte di lui era scomparsa e tu la rivolevi. Ti aveva abbandonato e lasciata da parte. A te non fregava più niente di lui, non di quel Norman.
Se lui si sarebbe impegnato a migliorare e invece di nascondere i suoi difetti imparare a conviverci, e se lui avrebbe fatto di tutto per ritrovarti e riaverti, allora, forse, l'avresti perdonato.
I tuoi occhi pieni di schifo erano ancora puntati su di lui. Su quell'omino imbacuccato che sorrideva a una ragazza che usava, mentiva e tradiva i poveri ragazzi che rimanevano ammaliati dalla sua bellezza o, più semplicemente, che soffrivano e vedevano in lei la loro salvezza, ma che in realtà era la loro condanna. E lui le sorrideva. Sapeva bene chi era e le sorrideva. Mentre a te, non rivolgeva più neanche uno sguardo.
I tuoi occhi senza accorgertene si riempirono di lacrime che tu, appena te ne accorgesti, rimandasti indietro. Incoiasti il nodo alla gola, ma non cambiò molto, avevi ancora il cuore pesante. ---Non piangerò per questo coglione--- ti ripetevi, ma anche quelle erano bugie.
Entrasti nella scuola e attraversasti il corridoio con tutta quella spazzatura che la gente chiama 'compagni di suola' o, i più disperati, chiamano 'amici'.

Era ora di pranzo. Come al solito tu andasti sul tetto e, come al solito, era deserto. Eri appoggiata alla ringhiera e osservavi il cielo grigio di quella giornata invernale.

Tap, tap, tap... dei passi, dei passi di scarpe costose e pulite, passi che tu odiavi.
Tap, tap. Si fermarono dietro di te.
"'Cazzo vuoi?"
"Sempre molto gentile vedo"
"'Cazzo vuoi?" richiedesti, non volevi avere niente a che fare con lui.
"I saluti sono un optional?"
"Mi irriti"
"Mi sei mancata anche tu"
"Piantala di dire stronzate"
Ci furono secondi di silenzio. Un silenzio strano, non saprei come descriverlo. Un silenzio ostile e nostalgico allo stesso tempo.
"Scusa" disse lui.
"Davvero pensi che io voglia le tue scuse? Davvero pensi che questo basterà?"
"No"
"Bene. Allora, ti ho detto, di piantarla di dire stronzate" dicesti, con po' più calma di prima.
 difficile"
"Provaci"
"E se non ci riesco?"
"Riprovaci"
"Come?"
"Non ti possono dire tutto io"
"Mi potresti dire, almeno, se le mie fatiche verranno ripagate?" disse, svelando le sue insicurezze
"Certo, ma non n'è detto da me"
"E allora da chi?"
"Davvero? -dicesti, finalmente girandoti- Davvero vuoi migliorare per me? Che ne dici invece, se a me mandi a quel paese per un altro po' e se non lo fai per te stesso? Se ti impegni davvero, migliorerai. Se ti impegni davvero, sarai migliore. Ma questo non significa per forza che io ti perdoni"
L'avresti perdonato? Certo. Ma visto che, per una volta, lui era insicuro sulla risposta, l'hai voluto prendere un po' in giro. Era quello che si meritava. L'avresti perdonato, ma non subito. Volevi spaventarlo un po' e ,per una volta, eri riuscit* a fregarlo.
"Ma farlo per me non sarebbe egoista?"
Aveva tante domande. Era tanto confuso. E sul volto non aveva il solito sorrisetto, no. Il suo volto rispecchiava le sue emozioni, la sua confusione, per una volta. Aveva perso se stesso e voleva ritrovarsi, ma era complicato. E tu eri l'unic* con cui poteva parlare senza maschera, tu eri l'unic* che poteva aiutarlo. Gli mancavi. Gli mancavi davvero tanto. Si odiava per averti abbandonato. Voleva risolvere, ma sapeva che non era facile.
"Oddio... -Dicesti roteando gli occhi- ma allora sei scemo! Essere egoisti è un bene, certe volte. Non bisogna esagerare tutto qua. Anch'io, non perdonandoti subito, sono egoista, ma almeno così evito di avere a che fare con coglioni. Devi pensare, anche al tuo benessere. Un difetto è anche quello di non preoccuparsi di se stessi ed essere troppo generosi. Bisogna equilibrarsi"
"Capisco..." seguiva le tue parole con molta attenzione, con voglia di cambiare.
Sospirasti: "... Non ti sto chiedendo di essere perfetto, io non voglio questo. Solo di non peggiorare i tuoi difetti, che è giusto che tu abbia, e nemmeno che tu gli nasconda"
"...Grazie"
"Non ringraziarmi -dicesti rigirandoti e appoggiandoti di nuovo sulla ringhiera- piuttosto, come diamine è successo?"
"Mi sono lasciato trasportare e mi sono perso"
"Ed è per questo che prima mi hai chiesto scusa?"
"Beh sì... ma forse dovrei solo chiedere scusa a me stesso"
"Vedo che cominci a capire"
"Mi odio per averti abbandonato" se ne uscì lui.
"Non devi, cerca piuttosto di risolvere e non deprimerti o odiarti. Ci sono passat* anch'io, la tua autostima va giùùùùùùù" dicesti con vocina acuta alla fine.
"Per colpa mia?"
"No. Non gira tutto a torno a te. Imparalo"
Driiiiiiiin, driiiiiiiiin. La campanella suonò. Tu te ne andasti subito, passandogli vicino. Lui rimase lì, convito che sarebbe riuscito a cambiare e che avrebbe fatto di tutto per farlo. Ora aveva le sue risposte. Alcune incerte, altre sicure. Ma c'erano. Non aveva più troppi dubbi. Ci sarebbe riuscito. Per se stesso. Per te, ma soprattutto per se stesso. Avrebbe abbandonato tutta quella spazzatura che si era ritrovato intorno. Sarebbe stato sincero. Con gli altri? Forse. Con se stesso? Certo. Sarebbe stato sincero con se stesso, con i suoi sentimenti e con te.
Ti amava? Certo che sì.

*Angolo di un gatto gattoso*
Wow, non pensavo che sarei stata così veloce. E mi è uscito anche non troppo schifoso. Spero che vi piaccia!
Mando a voi, fiocchi di neve, virus mortali che infettano l'intera umanità e persone a cui piacciono i pigiami e le cose morbide come maglioni e felpe un spumantoso
Ciauuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu
e Buon 2021! Sperando invano che sia meno schifoso del 2020.

One shot - The promised neverland :3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora