XIII

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Con grande sorpresa di Ruth, non fu sua madre a fare la prima mossa con i nuovi arrivati. 

Il giorno dopo, infatti, Hazel giunse con una elettrizzante novità. 

"Mio padre vuole organizzare una festa dopo la messa per la vigilia di Ognissanti" mormorò a Ruth, fremendo come foglia scossa dal vento che a volte soffiava sul fiume. Erano già entrate in classe e sedute ai rispettivi banchi. Alcune delle loro compagne avevano formato un crocicchio vicino alla porta per ridacchiare di qualcosa e Mary Rose non era ancora arrivata. Tutto sembrava perfetto per parlare della sorpresa di Hazel, tanto che Ruth era rimasta abbagliata dal sorriso della sua nuova amica, mentre lei proseguiva: "Sarà la sua prima messa e vuole festeggiare il momento. Inviteremo tutto il paese a casa nostra". 

"Dovrete accendere tutti i caminetti, allora" scherzò lei, prima che la sua mente realizzasse quello che Hazel le aveva appena detto. 

"E speriamo che nessuna poltrona bruci!" esclamò l'altra, senza notare l'improvvisa angustia dell'amica. Ruth annuì distratta, con la mente occupata da un'unica immagine, quella del viso severo di sua madre. Il giorno prima aveva avuto l'impressione che Elysia non fosse particolarmente interessata a conoscere il nuovo reverendo e la sua famiglia. Non sarebbe stata felice di quella novità, forse. Nessuno aveva mai organizzato grandi feste a St. Paul by-the-river da quando la sua seconda vita era iniziata. Anzi, gli abitanti del paese le avevano sempre dato l'impressione di essere persone riservate, timide, a volte chiuse e molto sospettose nei riguardi del prossimo. 

Gli Anderson, però, non erano nati e cresciuti lì. Provenivano dalla caotica, gigantesca capitale dell'Impero di Sua Maestà. La vita doveva essere molto diversa, così come le sue tradizioni. C'erano regole di buon costume non scritte nei piccoli paesini che costeggiavano l'Itchen, regole che forse quella famiglia non conosceva. 

Inoltre, pensò Ruth, sentendosi attraversata da un brivido ghiacciato, aveva mentito a sua madre. Come avrebbe potuto nasconderlo a Elysia, se avesse conosciuto la famiglia, Hazel compresa?

"Sarà una festa in maschera" aggiunse proprio lei in quel momento. Ruth trasalì e spalancò gli occhi. 

"In maschera?" domandò, incredula.

"Sì! Le feste per la vigilia di Ognissanti sono sempre in maschera" spiegò Hazel, facendo l'occhiolino all'amica. "Non lo sai? Durante la notte prima del giorno di festa il confine tra il mondo dei morti e quello dei vivi è più labile".

"Che vuoi dire?"

Hazel sorrise. "Bisogna travestirsi per ballare con gli spiriti, no?"

Ruth storse la bocca, lanciando un'occhiata alle sue coetanee, che ancora non sapevano niente di quell'evento. Una festa in maschera? Indetta dal nuovo reverendo?

"Non è molto... cristiano?" chiese in un sussurro. "Padre Thomas..."

"Ruth, è una burla! Ci si traveste perché è tradizione e perché è divertente. Si fanno anche un sacco di giochi e si mangiano mele caramellate e torta di noci! E poi mio padre dice che Padre Thomas non si farà mai amare dalla sua parrocchia" tagliò corto Hazel, scuotendo con energia la testa. Le sue spesse trecce ballonzolarono sul corpetto morbido del suo vestito e sui suoi seni ancora acerbi ma già accennati. "Non è capace di farsi voler bene, né di far amare Cristo. Non si può amare il padrone, se non si ama anche il suo vicario in Terra".

"Non sarà per nulla contento".

"Mio padre è reverendo, inviato da Londra. Che Padre Thomas si lamenti pure con il vescovo di Winchester, forse avrà la fortuna di essere rimproverato direttamente dall'Arcivescovo di Canterbury per essere così sconsideratamente noioso" rispose Hazel. Ruth suo malgrado sorrise davanti allo spirito fiero dell'amica. 

"La vita qui è diversa da Londra" osò finalmente sottolineare. "Te ne accorgerai. Il paese giudica".

"Il paese giudica perché si annoia, Ruth. E comunque non c'è soluzione ai pettegolezzi. Un giorno il Signore legherà in un bel fiocco quella loro linguaccia prima del Giudizio, ma fino a quel momento bisogna lasciarli parlare. Sono solo parole, alla fine". 

Lei pensò di nuovo al ritrovo di donne al cimitero. Figlia di una fattucchiera. Figlia bastarda di una fattucchiera. Figlia bastarda di una fattucchiera che aveva incantato un bravo medico del paese con le sue doti di magia e sensualità. Aggrottò la fronte, immaginando di essere in grado di spazzare via quelle parole come fossero foglie. Le mulinarono attorno, appuntite come spine. Ogni suo tentativo fu inutile: tornarono ad aggrapparsi alla sua pelle, ai suoi capelli e ai suoi pensieri.

"Le parole non sono foglie, Hazel" sussurrò, più a se stessa che all'amica, che si era voltata all'udire la vocetta fastidiosa di Mary Rose, mentre quella faceva il suo solito, tronfio ingresso nell'aula. "Le parole sono lappole".

Rotting RuthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora