Crisi

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L’orso bianco stava percorrendo lentamente il corridoio principale del sottomarino quando gli venne in mente di fare una piccola visita in cucina.
Davanti alla porta fece la linguaccia al cartello di ammonimento affisso dal cuoco ed entrò silenziosamente.
Sul tavolo principale erano preparate diverse verdure da sbucciare, lavare e tagliare probabilmente sarebbero servite per la cena, ma il pezzo forte era un enorme pezzo di carne di maiale che stava marinando in una teglia colma di un sughetto dal profumo delizioso.
Bepo annusò l’aroma appetitoso pregustandone l’ottimo sapore.
Al tavolino vicino, quello con le rotelline, faceva bella mostra di se una tortina al cioccolato ripiena di marmellata alle albicocche, guarnita con cioccolato fuso e un piccolo spruzzo di panna.
L’orso pensò che se avesse prelevato un piccolo pezzettino di torta, il cuoco lo avrebbe subito notato…ma era così invitante!
E poi se la era meritata, aveva vegliato la paziente per tutta la notte e adesso che stava per arrivare la sera, sapeva che sarebbe nuovamente toccato a lui.
Aveva bisogno di energie. Energie buone, zuccherose e cioccolatose.
Con una destrezza e delicatezza che nessuno avrebbe mai detto quelle due zampe potessero possedere, Bepo s’ingegnò tagliando il bordo inferiore della torta e mangiandolo in un sol boccone.
Guardando il dolce si notava che fosse diventato più basso e meno aggraziato ma forse tagliandone le fette normalmente, nessuno lo avrebbe notato.
Abbastanza soddisfatto, almeno fino all’ora di cena, Bepo uscì di soppiatto dalla cucina richiudendone la porta senza produrre alcun rumore.
Controllando che i corridoi fossero liberi si affrettò a tornare verso la stanza di Gwennie.

Orca e Penguin attendevano in cambio davanti alla stanza della paziente.
Bepo arrivò calmo e tranquillo, sicuro di non aver macchie sospette addosso.
“Eccoti Bepo. Non ci sono particolari cambiamenti. E’ sveglia e sta leggendo.”, Penguin alzò il pollice verso l’alto, “se hai bisogno chiama!”
Dopo aver annuito, l’orso sbirciò Gwennie: aveva un libro in mano ed era appoggiata ai numerosi cuscini che giacevano sul suo letto, sembrava tranquilla anche se il suo colorito era vistosamente pallido.
Lei si accorse dello sguardo di Bepo.
Lo salutò agitando la mano.
L’orso arrossì violentemente e, inchinandosi, si nascose dietro la porta.
“Signorina…”, le disse rimanendo dov’era, “io sono qui fuori se hai bisogno di me…..non voglio disturbarti!”
Gwennie, ricordando di averlo già messo in imbarazzo una volta, si limitò a ringraziarlo tornando alla sua lettura.

La giovane riprese a leggere.
Dopo qualche minuto però si sentì molto stanca e posò il libro sul tavolino vicino al suo letto.
Non doveva dormire, almeno per il momento, e così cercò di concentrare i suoi pensieri su qualcosa di impegnativo.
Pensò alla battaglia che era appena stata vinta a Dressrosa: era stato un grande passo verso il nuovo mondo, con tutte le conseguenze che ne derivavano.
Nella mente della giovane si delineò il ricordo del fenicottero, sicuro della sua forza ed estremamente arrogante, non aveva mai dubitato di poter essere sconfitto da Rufy.
Nella stanza dei semi, nel Palazzo Reale di Dressrosa, il fenicottero aveva catturato Law assicurandolo al seggio di cuori tramite manette di agamaltolite.
Aveva provato invano ad interrogarlo.
“Sei un duro eh? Magari qualcun altro invece avrà voglia di cantare chissà….”, Doflamingo aveva schioccato le dita ed immediatamente si era aperta la porta facendo entrare Buffalo che spingeva Gwennie, le mani legate dietro alla schiena.
Il medico, vedendola entrare, non aveva battuto ciglio.
La ragazza, da parte sua, si sentiva terribilmente in colpa per essere stata catturata, purtroppo ancora una volta il suo male aveva giocato contro di lei lasciandola indifesa nel momento peggiore, fortunatamente però durante il percorso verso il Palazzo aveva avuto abbastanza modo di riprendersi.
“Dunque, questa signorina fa parte della ciurma dei tuoi alleati dico bene? Mh….”, Doflamingo le aveva girato intorno molto da vicino, “carina la piccola……allora vediamo come possiamo iniziare…..ecco!”, aveva mosso le dita usando i poteri del frutto Filo Filo.
Le braccia di Gwennie si erano aperte ed alzate verso l’altro facendola rimanere appesa a mezz’aria, nonostante le sue proteste, più si agitava cercando di liberarsi maggiore erano i tagli che si procurava.
Doflamingo le aveva rivolto delle domande per capire quale fosse il loro scopo finale ma soprattutto dove fosse tenuto Ceasar.
Non avendo ricevuto risposta le rifece a Law il quale non aprì bocca.
“Fu fu fu…..divertenti! Moltissimo! Law rifiuti di rispondere?”, mosse nuovamente le dita facendo girare la ragazza che adesso dava loro le spalle, con la mano libera il fenicottero creò una frusta di fili che fece ricadere sulle spalle della giovane.
Gwennie aveva emesso un lamento soffocato.
“Sai che non parlerò ugualmente.”, aveva detto in tono molto calmo Law.
Sembrava una statua di marmo.
“Hai ritrovato la voce Law? Dici che i miei sforzi saranno vani?”, era evidente che si stava divertendo, “sai come si dice…..tentare non nuoce!”.
Doflamingo aveva calato un nuovo colpo decisamente più forte del precedente e alla giovane era mancato il respiro per qualche istante tanto intenso era stato il dolore, la sensazione era stata terribile.
Solo in quel momento Gwennie si rese conto che il ricordo si era trasformato in realtà, stava davvero faticando a respirare, un peso sul petto le rendeva impossibile riempire i polmoni di ossigeno.
Mettendosi velocemente seduta cercò di rilassare le spalle ma in poco tempo si trovò a boccheggiare facendo piccoli respiri veloci quanto inutili che le provocarono solamente colpi di tosse i quali la lasciavano senza fiato.
Un allarme iniziò a suonare alla sua destra, poi tutto divenne sfocato.

Il monitor di controllo di Gwennie trillò furiosamente.
Bepo scattò in piedi come una molla, una volta entrato nella stanza fece chiamare subito il capitano.
Le lenzuola bianche erano macchiate dal sangue che la ragazza aveva tossito cercando invano di respirare meglio, appena vide l’orso gli lanciò un’occhiata sofferente e implorante.
Il monitor fece un suono diverso e quasi contemporaneamente la giovane perse coscienza ricadendo pesantemente sul letto.
“Aye, aye capitano fai in fretta!”, pensò sconsolato il navigatore.

Law stava studiando dall’altra parte del sottomarino. Desiderava essere ben preparato per l’operazione, soprattutto perché aveva un’idea di cosa cercare ma non una certezza.
Aveva aperto diversi testi sulla scrivania e cercava qualche conferma, ma i libri non citavano casi che potevano interessarlo.
Quella ragazza…in lei aveva visto se stesso quando era stato ammalato.
Lui non aveva sperato di salvarsi ma alla fine ce l’aveva fatta, era guarito grazie al suo potere e alla sua abilità nell’usarlo.
I pensieri di Law furono interrotti dall’arrivo di Penguin.
“Capitano, abbiamo un arresto respiratorio!”, trafelato il pirata fece il possibile per raccontare al suo capitano ciò che era successo mentre raggiungevano la stanza della paziente.
Una volta arrivato a destinazione, Law ordinò che fosse preparato tutto per un’intubazione d’emergenza mentre lui si lavava le mani e metteva i guanti.
Dopo nemmeno quaranta secondi la paziente era stata intubata e il monitor aveva smesso di urlare.
Il medico studiò per un momento i tabulati stampati dal complesso macchinario per la respirazione artificiale e poi ordinò a Bepo di chiamarlo in caso di minimo cambiamento.
I polmoni infine erano collassati proprio come aveva sospettato.

“La gola mi va a fuoco!”, pensò Gwennie.
Per fortuna poco dopo il suo risveglio Penguin fu accanto a lei assicurandole che il tubo endotracheale sarebbe stato presto rimosso.
Quando però venne effettivamente rimosso non fu per niente piacevole, la sensazione che la gola bruciasse aumentò notevolmente fino a farle lacrimare gli occhi.
Tossì un po’, bevve un sorso di acqua fresca e si sentì meglio.
Successivamente le venne applicata una mascherina di plastica trasparente collegata ad una bombola d’ossigeno per riuscire a farla respirare meglio.
Ancora un po’ confusa, la ragazza iniziò a ricordare le macchie del suo sangue sulle lenzuola…
Law entrò nella stanza qualche minuto dopo al suo risveglio.
Vestito con i suoi pantaloni azzurri e la maglia gialla con le maniche nere, non indossava il cappello dava l’aria di essere un po’ stanco.
“Se tu mi dicessi la verità riguardo alla tua malattia sarebbe tutto molto più semplice….non credi. Sono certo che non si tratta di un virus normale…deduco sia artificiale, esatto? Perciò vorrei sapere chi e perché ti ha iniettato un virus modificato in laboratorio….”, gli angoli della bocca di Law erano piegati all’insù.
Studiando a fondo i sintomi della ragazza era arrivato a quella conclusione che subito gli era parsa priva di fondamento ma che ora, dopo il collasso polmonare, aveva trovato definitivamente conferma.
Gwennie annuì.
Erano rimasti soli nella stanzetta, il medico attendeva in piedi accanto al letto della paziente e, prendendo fiato, lei iniziò il suo racconto.

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