L'isoletta dove era cresciuta Gwennie, Janvier, era situata nel Mare Settentrionale: ricca di fitti boschi abitati da enormi pini verdi, laghetti naturali immersi nella natura e splendide montagne che si imbiancavano di neve durante l'inverno, era considerata un piccolo paradiso terrestre.
Presso uno dei picchi rocciosi più impervi, era stato costruito anni addietro un laboratorio di ricerca del Governo Mondiale, l'edificio era modernissimo formato principalmente da enormi pannelli a specchio i quali lo rendevano praticamente invisibile a prima vista, il suo nome era Chimera.
Lo scopo ufficiale delle ricerche che si effettuavano nella struttura era quella di studiare alcune gravi malattie infettive con lo scopo di trovare delle cure e successivamente di produrre dei vaccini in grado di rendere questi virus inoffensivi.
Il padre di Gwennie lavorava come ricercatore al Chimera, era orgoglioso del contributo che stava dando all'intera umanità studiando le malattie più antiche e pericolose cercando di proteggere la collettività da future possibili nuove epidemie.
La ragazza allora aveva circa quindici anni e frequentava con successo l'istituto superiore locale, praticando nel tempo libero soprattutto le arti marziali, sua grande passione, ma anche diverse altre attività quali ad esempio lezioni di musica, di cucina e anche, quando ne aveva possibilità, dava una mano al veterinario locale nella gestione degli animali ricoverati.
Grazie al lavoro che suo padre svolgeva al laboratorio, il loro stile di vita era abbastanza agiato, vivano in una piccola casetta di due piani tutta costruita in pietra e con dei fantastici travi a vista di legno massiccio, il tetto spiovente per favorire la caduta della neve in inverno, le dava l'aspetto di una graziosa baita di montagna.
Sul poggiolo tutto di legno, Gwennie amava mettere dei fiori colorati in estate, mentre in inverno le piaceva adornarlo con dei rami di pino verdi e profumati.
La madre della giovane era morta diversi anni prima, così era lei che si occupava della casa mentre suo padre era al lavoro ed era contenta di fargli trovare sempre la cena pronta quando era di ritorno alla sera.
Quel periodo, nonostante le mancasse terribilmente sua madre, era stato felice e sereno.
Una sera Gwennie aveva preparato la cena a base di minestrone di verdure e crostini tostati all'olio di oliva per la solita ora, le sette di sera, attendendo che il padre rincasasse per mangiare insieme.
Quando l'orologio della cucina aveva segnato le otto meno venti, la giovane aveva iniziato a preoccuparsi, non era mai accaduto prima che il padre tardasse tanto senza averla prima avvisata.
Con il lumacofono in mano stava per comporre il numero del Chimera, quando suo padre era entrato in casa all'improvviso, facendola sussultare dallo spavento, era agitato e terrorizzato.
"Papà che succede?", Gwennie aveva spalancato gli occhi vedendolo in quello stato.
L'uomo, che reggeva un plico di carte, aveva chiuso a chiave la porta d'ingresso e si era successivamente recato in cucina tornandone con un flacone di alcool in mano.
"Gwennie, ci hanno ingannati!", piangeva, "ho scoperto una cosa terribile!".
Mentre parlava aveva gettato nel caminetto del salotto le carte che aveva portato a casa, le aveva inzuppate di alcool e con un fiammifero aveva dato loro fuoco facendo attenzione che tutte bruciassero per bene.
Guardando quella scena, la ragazza era rimasta impietrita, suo padre in lacrime le aveva fatto tornare in mente quando, sempre piangendo, le aveva comunicato diversi anni prima che sua madre non ce l'aveva fatta, la malattia aveva vinto su di lei.
"Papà ti prego spiegami, cosa vuoi dire? Cosa sono quelle carte?", tra i fogli arricciati per il calore si leggevano ancora le formule chimiche che vi erano stata scritte sopra.
Il padre le aveva preso le mani tra le sue, le aveva tenute strette mentre le lacrime gli solcavano ancora le guance.
"Al Chimera....non abbiamo lavorato al fine di trovare una cura per delle malattie che fino ad oggi non ne avevano una ma al contrario abbiamo contribuito a creare un nuovo virus letale!", il respiro dell'uomo era affannoso.
Gwennie aveva cercato di parlare ma la sua voce non aveva collaborato, era inverosimile quello che stava ascoltando, eppure suo padre era lì davanti a lei in lacrime con il cuore spezzato, la ricerca era diventata un suo scopo di vita dopo che aveva perso sua moglie proprio a causa di una malattia incurabile.
Nel caminetto intanto le carte erano diventate fogli neri carbonizzati.
"Ascolta Gwennie, tu sei la cosa più preziosa che ho al mondo. Mi detesto per quello che sto per fare ma non ho scelta, tra poco le guardie del laboratorio saranno qui e per me sarà la fine. Ho appena bruciato tutti gli appunti necessari per ricreare il virus di cui ti ho appena parlato ma c'è dell'altro...", aveva estratto dalla tasca un piccolo oggetto simile ad una penna.
Con mani tremanti lo aveva consegnato a Gwennie chiudendole le dita intorno al sottile cilindro metallico, "Questo è l'unico esemplare del virus VDM-03, un morbo creato in laboratorio con lo scopo di essere usato come arma di sterminio".
Istintivamente la ragazza ritrasse la mano facendo quasi cadere la siringa a terra.
"Perché non lo hai distrutto?", era davvero spaventata adesso.
"Se mi limitassi semplicemente a distruggerlo al Chimera non dovrebbero far altro che crearne un altro tra qualche anno, magari non uguale ma senz'altro simile. Tutto quello che ho fatto oggi non impedirà loro di procedere in tal senso ma ho voluto guadagnare del tempo....capisci Gwennie? Abbiamo la possibilità di studiare questo campione e cercare una cura! Non deve tornare nelle loro mani ma nemmeno essere distrutto!".
La giovane aveva annuito, sentendo delle lacrime bagnarle le guance.
Si erano abbracciati per qualche minuto quando dalla porta si erano sentiti due pesanti tonfi.
"Apri dottore, lo sappiamo che sei qui!", le guardie del Chimera erano arrivate.
Velocemente il padre di Gwennie aveva ridotto in polvere i fogli anneriti nel caminetto e, afferrato il braccio di sua figlia, l'aveva condotta alla porta che dava sul retro.
"Ti voglio bene, sei il mio orgoglio. Perdonami per questo fardello che ti lascio", altre lacrime spuntarono dai suoi occhi verdi.
"Papà ti voglio bene anche io....tu non mi lasci un peso ma la speranza per l'umanità. Saprò usarla nel migliore dei modi te lo assicuro!", Gwennie aveva stretto in mano la siringa metallica.
La porta d'ingresso dell'abitazione aveva ceduto con uno schianto facendo volare mille pezzettini di legno su tutto il pavimento del salotto, le guardie erano già penetrate e stavano giungendo rapidamente.
Dopo un ultimo abbraccio la ragazza era fuggita via lasciandosi alle spalle per sempre la sua esistenza come l'aveva conosciuta fino a quel giorno, stringendo i pugni e correndo più in fretta aveva cercato la possibile via di fuga migliore.
Sarebbe andata verso il porto.
Poco dopo raggiunto il suo obiettivo e ormai senza fiato, aveva cercato un'imbarcazione con cui prendere il largo ma purtroppo le guardie avevano visto la direzione che aveva preso e in breve tempo l'avevano trovata, aveva commesso un passo falso.
Il molo era tranquillo nella penombra della sera inoltrata e non c'era nessuno in giro, anche i gabbiani spaventanti erano volati via appena avevano percepito il pericolo.
Al limite della banchina, la ragazza aveva dietro di se il mare calmo e placido mentre davanti circa una dozzina di uomini armati facevano bella mostra dei loro fucili carichi.
"Ragazzina consegnami il campione e tutto sarà finito. Tuo padre ti aspetta a casa", aveva parlato il tizio più alto, evidentemente doveva essere il capo.
Gwennie era rimasta in silenzio.
"Sei spaventata e posso capirlo, tuo padre non sta molto bene, ha avuto un attacco di nervi ed ha rubato una fiala importante, quella che tieni in mano, se ce la riconsegni portai tornare subito da lui", una bozza di sorriso era comparsa sul volto militaresco dell'uomo.
La ragazza aveva cercato con lo sguardo la sua casa, in mezzo al bosco, riusciva a vederne il comignolo dal quale era uscito il fumo provocato dalle carte che suo padre aveva bruciato.
Chiuse gli occhi e pensò all'interno della casa, i mobili, gli oggetti che la rendevano personale, le risate e le cene consumate con il suo papà....ma ora la sentiva vuota, gli interni avevano perso colore, odore e voce.
"State mentendo, mio padre è morto!", stringeva la siringa ma era evidente che era con le spalle al muro.
Le guardie erano troppe per riuscire a mandarle al tappeto tutte da sola e l'unica via di fuga era quella di tuffarsi in mare, non era un'ottima nuotatrice ma se la sarebbe cavata, l'unico problema era la siringa contente il VDM-03, l'acqua di mare avrebbe potuto comprometterlo.
Non aveva scelta, c'era un'unica cosa che poteva fare.
Prendendo coraggio e ripensando al sacrificio di suo padre, aveva afferrato la siringa affondandone l'ago nel proprio braccio e iniettandosene il contenuto, una volta vuota l'aveva gettata in acqua così che i pochi residui rimasti non fossero in alcun modo utilizzabili per replicare il virus.
Riempendo i polmoni di aria si era tuffata lasciando le guardie imbambolate.
L'avevano cercata per diversi giorni in tutto il paese ma lei era già fuggita, il mattino dopo si era finta una pescatrice la cui barca era stata rovesciata chiedendo così asilo ad una nave che stava lasciando l'isola.
I mesi successivi erano stati difficili e dolorosi, rimasta orfana e strappata dal suo ambiente domestico per la prima volta in vita sua, Gwennie si era sentita veramente sola al mondo e in preda allo sconforto più totale ma la sua missione le ricordava sempre che aveva un motivo ben valido per andare avanti.
La ragazza si era fatta visitare da diversi specialisti, non raccontando loro la verità ma inventando ogni volta una storia diversa, in modo che i suoi movimenti non fossero tracciabili e riconoscibili.
I medici però non erano stati d'aiuto, brancolavano nel buio e alcuni di loro intuendo il pericolo l'avevano liquidata mandandola da un altro collega il quale o faceva la stessa cosa o si dichiarava esplicitamente di non sapere che pesci pigliare.
A quel punto la giovane aveva capito che il suo gesto era stato decisamente avventato ma lo avrebbe fatto di sicuro un'altra volta se avesse potuto tornare indietro, se avesse resistito, se avesse trovato qualcuno con la giusta competenza il sacrificio di suo padre non sarebbe stato vano e migliaia di potenziali vittime sarebbero state salvate.
Law non aveva mosso un muscolo mentre Gwennie raccontava la sua storia, completamente assorto fissava il vuoto in silenzio.
"Pensi che io sia stata una stupida, vero? A iniettarmi il virus intendo....", lei lo guardava di sbieco intimorita dal suo giudizio.
"Non ha molta importanza, non credi? Ad ogni modo tutto questo conferma l'idea che mi ero fatto quindi adesso ho decisamente più carte da giocare....", eccolo il suo miglior sorriso sinistro stampato sul bel volto, "cerca di riposare adesso...", aveva indicato il cuscino uscendo con calma dalla stanza.
Gwennie cercò di balbettare un grazie ma le parole cozzavano tra di loro al ricordo del sorriso di poco prima, era diventata tutta rossa come un peperone, si sentiva ridicola ma non poteva farci proprio niente, al cuore non si poteva comandare.Law chiuse piano la porta.
Grazie alle informazioni che aveva appena ricevuto si sentiva molto più ottimista, la malattia della ragazza era causata da un virus artificiale creato dal Governo Mondiale allo scopo di essere utilizzato come arma batteriologica.
Pensò che il virus non era sempre stato virulento come adesso e per un certo periodo Gwennie era riuscita a vivere tranquillamente credendo perfino di essere guarita e questo lo portò ad una importante conclusione: la malattia era latente, ovvero si nascondeva per un periodo per poi tornare alla ribalta più feroce di prima scatenata sicuramente da qualche fattore.
Questa ipotesi esaltò Law.
Grazie alle biopsie avrebbe potuto trovare il serbatoio del virus che senz'altro era presente nel corpo di Gwennie, eliminarlo asportandolo e monitorare la situazione.
La bocca del chirurgo si piegò in un sorriso particolare, pieno di impazienza e di immensa soddisfazione..
" che la sfida abbia inizio "
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Heart and Life
RomanceL'abilità speciale del Chirurgo della Morte riuscirà a salvare una giovane e bella ragazza da una misteriosa e sconosciuta malattia? A volte le emozioni non possono essere descritte con le parole, per quanto ci impegniamo per farlo, il risultato sar...