Penguin osservava la tavolata che era di fronte a lui, tutti i suoi compagni si erano riuniti per festeggiare l’esito positivo della missione, all’appello mancava solo il capitano che non avrebbe tardato ad arrivare, ne era sicuro.
Quando erano partiti da Zou per raggiungere Wa, si erano trovati di fronte ad una decisione da prendere: che farne di Calixte Aubert?
Non potevano certo lasciarla per sempre a Zou, ma nemmeno liberarla così come se non fosse accaduto niente, ammonendole semplicemente come un genitore che rimprovera il proprio figlio dopo che questi ha fatto una marachella.
Poi a Gwennie era venuta l’idea: aveva pensato di sostituirsi alla prigioniera facendo ritorno al Gemini al posto suo in modo da poter rubare informazioni inerenti il progetto del VDM-03, procedendo così sarebbero riusciti a scoprire con certezza chi e perché desiderava così ardentemente quel virus.
“Come faresti? Una come lei non passa certo inosservata….vuoi arricciarti i capelli?”, l’aveva presa in giro Mario imitando l’ancheggiare sensuale della Aubert.
Era bastata un’occhiata furtiva lanciata a Law perché lui capisse cosa intendeva, ma la cosa non gli era piaciuta un granché.
“Vuoi che effettui su di te lo scambio della personalità con lei, esatto? Così avrai il suo aspetto originale…”, aveva scosso leggermente la testa mente parlava, tuttavia un leggero sorriso sinistro gli si era allargato sul volto.
Tutti i presenti avevano puntato lo sguardo sulla ragazza, ammutoliti e in cerca di una risposta.
“Sì! Così la verità verrà a galla e sapremo con chi abbiamo a che fare! Calixte ha fallito ma non ci metteranno molto a mandare qualcun altro al posto suo…dobbiamo estirparli alla radice!”, aveva chiuso il pugno mentre parlava, gli occhi infuocati dal furore.
“Dobbiamo?”, l’aveva canzonata Orca con fare provocatorio.
La giovane non si era resa conto di aver parlato in plurale e arrossì quando le fu fatto notare, quando però tutti avevano iniziato a prenderla scherzosamente in giro si era ripresa gettando, in segno di stizza, un oggetto afferrato a caso verso il malcapitato Orca.
L’oggetto in questione era un orologio da tavolo non propriamente leggero ed era finito in mezzo alla fronte del pirata lasciandogli in ricordo una bel graffio di un rosso vivace.
“Scusami, ho agito d’impulso! Ti ho fatto male?”, Gwennie si era prodigata in mille cure e questi suoi atteggiamenti avevano fatto sognare l’uomo che continuava ad essere invaghito segretamente di lei.
Ignorando il cicaleccio che si era creato, Law, appoggiato allo stipite della porta aperta dove era rimasto per tutto il tempo, aveva subito messo in chiaro che secondo lui la faccenda era troppo pericolosa.
“Macché! Io per loro sarei Calixte…non mi torcerebbero un capello. Inoltre se dicessi di essere in possesso dell’unica fiala del mio sangue che possa essere reperibile? Non credi mi tratterebbero con un certo riguardo? L’intera faccenda durerebbe un paio d’ore, al massimo mezza giornata!”, le gote di Gwennie si erano tinte di un rosa acceso.
Penguin chiese cosa pensava di fare, nel frattempo, con l’originale Aubert.
La giovane aveva gridato la parola SEDATIVI, lasciando di stucco un divertito Law.
Il piano della giovane era stato messo in atto e, grazie al potere del frutto Ope Ope, lo scambio era avvenuto senza alcun tipo di problema, anzi uno c’era stato.
“Che cosa le passa per la testa? Voglio dire…queste scarpe sono infernali...”, Gwennie non amava le calzature con i tacchi alti e per questo motivo non le portava mai, trovarsi sui trampoli di Calixte l’aveva messa in seria difficoltà.
La ragazza aveva speso un bel po’ di tempo per allenarsi a camminare sui tacchi vertiginosi che la bionda amava indossare, non senza aver rischiato più volte di cadere procurandosi una slogatura a una delle due caviglie, se non ad entrambe.
Per i pirati Heart, vedere Gwennie nel corpo di Calixte ea un assoluto abominio: Penguin le aveva chiesto di farsi una doccia in quanto il profumo caratteristico della mercenaria stava impregnando il sottomarino in modo preoccupante, Orca non aveva retto al cambiamento e si era ritirato in cabina, Bepo fungeva da stampella aiutandola a non ammazzarsi per colpa di quei stivali maledetti mentre Law la osservava con un’immobilità da fare invidia ad una statua di marmo.
Non aveva battuto ciglio nemmeno quando la ragazza, ormai stanca di zampettare su quei tacchi lucidi, si era seduta su una poltrona togliendosi per un momento le ingombranti calzature e, strofinandosi il viso in cerca della perduta lucidità, aveva inconsapevolmente creato una esilarante maschera sul viso di Calixte.
Gwennie non si truccava mai e quindi era solita toccarsi liberamente il viso durante la giornata, in quel momento si era scordata dei vari strati di trucco pesante che la mercenaria amava mettere quotidianamente: l’ombretto e il mascara si erano fusi creando un effetto occhio pesto, il rossetto si era impastato con il fondotinta e il blush dando l’impressione che delle lacrime collose stessero cadendo dai suoi occhi stranamente scuri.
L’intera ciurma si era scompisciata dalle risate: Bepo respirava a tratti mentre Mario si era disteso a terra completamente incapace di muovere un muscolo.
Ma Law no, lui non si era mosso niente.
Non era affatto tranquillo: il piano della ragazza non gli era piaciuto un granché nonostante fosse il frutto di una pensata decisamente brillante, interrogando in modo non propriamente gentile la Aubert, si erano fatti indicare la rotta da seguire per raggiungere il Gemini, verso la misteriosa isola di Boden Schwarz.
La donna aveva deciso di collaborare dopo aver elaborato di non essere più proprietaria del suo corpo, e la cosa l’aveva terrorizzata più di qualsiasi altra minaccia possibile.
In ogni caso quello che gli dava da pensare era il fatto che Gwennie avesse dovuto affrontare quella piccola missione tutta da sola: la presenza di un’altra persona avrebbe infatti fatto nascere diversi sospetti al laboratorio rischiando di mandare a monte tutto il piano.
Le informazioni che la pirata avrebbe potuto recuperare sarebbero state preziosissime: come avevano capito tutti, fino a quando i misteriosi figuri non fossero entrati in possesso del VDM-03 non avrebbero di certo mollato l’osso mandando alla ricerca della giovane altri mercenari senza pietà.
Il rumore inconfondibile di vetro rotto riportò Penguin alla realtà: Jean Bart aveva alzato un po’ troppo il gomito e stava discutendo animatamente con un suo compagno in merito al modo migliore per mantenere efficiente un motore come quello che muoveva il loro sottomarino, con il braccio aveva urtato il boccale vuoto di birra che aveva da poco posato sul tavolo, facendolo cadere e mandandolo in frantumi.
Automaticamente il pirata si mise a raccogliere i pezzi di vetro raggruppandoli sopra ad un piatto vuoto, era chino sul pavimento quindi non vide il suo amico Orca che gli era passato accanto.
“Che ci fai lì a terra?”, lo canzonò addentando una mela rossa.
“Dammi una mano, così finisco prima!”, Penguin conosceva molto bene il suo compagno, sapeva che lo avrebbe aiutato senza fiatare.
Mentre tutti i frammenti del boccale venivano raccolti Orca chiese con finta noncuranza dove si trovasse Gwennie, entrando non l’aveva vista a tavola.
“Sarà andata a chiamare il capitano, non è ancora venuto a mangiare…sai è molto preso dalla documentazione che lei è riuscita a rubare al Gemini. Pare che ci siano di mezzo pezzi davvero molto grossi in questa faccenda…”, il primo si alzò soddisfatto, il pavimento era pulito.
“Beh, lo sapevamo già no? Ci sarà di mezzo un ammiraglio...o peggio quel marciume vivente di Akainu! Ce lo vedo a commissionare un virus per sterminare noi pirati!”, la mela di Orca di sottomise ai denti del pirata.
Penguin andò a gettare i pezzi di vetro nel bidone dei rifiuti, in cucina.
Stava chiudendo il grosso coperchio di plastica grigia quando, per poco, non andò a sbattere contro il suo amico che lo aveva silenziosamente seguito fino a lì.
“Che diavolo ti prende?”, posò il piatto su un ripiano metallico perfettamente pulito, Jasper era maniacale quando si trattava di tirare a lucido la sua cucina.
“Volevo chiederti un paio di cose…secondo te perché non ci dicono cosa hanno trovato nelle carte del laboratorio?”, posò il torsolo che aveva in mano accanto al lavandino.
Penguin lo guardò: non era solo quello che preoccupava l’amico, tuttavia gli rispose che presto il capitano avrebbe informato tutti loro in merito al contenuto del plico, non era il caso di darsi pensiero era cosa nota che Law non parlasse mai se non era perfettamente sicuro di ciò che stava per dire.
“E’ vero…hai ragione”, annuì poco convinto.
“Vuoi dirmi che ti passa per la testa?”, il pirata iniziava a perdere le staffe, inoltre il prelibato arrosto che Jasper aveva servito poco prima stava andando letteralmente a ruba, se non si fosse affrettato non ne avrebbe trovata più nemmeno una fetta.
Orca si tormentò il cappello prima di parlare, gli costava molto mettersi così a nudo ma non ne poteva più di tenersi tutto dentro.
“Gwennie e il capitano passano parecchio tempo insieme…”, la voce gli si affievolì fino a spegnersi del tutto.
Il suo amico rimase in silenzio: che Orca avesse una cottarella per la ragazza lo sapeva già, ma essendo passato tanto tempo da quando glielo aveva confidato e non avendolo più sentito parlare di questo argomento, Penguin aveva dato per scontato che gli fosse passata.
“Ti piace ancora?”, senza accorgersene aveva parlato sottovoce avvicinandosi al compagno in pena.
L’altro annuì.
Un sospiro riempì la stanza.
In sala da pranzo, Bepo si contendeva l’ultima porzione di arrosto con un suo compagno, l’orso bianco stava avendo la meglio nonostante l’altro fosse aiutato da alcuni nakama divertiti dalla scena e desiderosi di far durare la disputa il più a lungo possibile.
“Cosa pensi di fare?”, erano entrambi appoggiati ai mobili metallici della cucina, davanti a loro un carrello piuttosto alto munito di verse mensole e anche di le rotelle conservava dei piatti puliti, nonché posate e pentole appena uscite dalla lavastoviglie.
“Non lo so. Non mi era mai capitato prima…certo di belle donne ne abbiamo viste e qualche storia l’ho avuta…ma così non mi ero mai sentito. Ho provato a pensare ad altro, ho cercato pure di evitarla. Adesso che sta meglio è ancora più bella di prima…”, era arrossito.
“Questo non è un salotto! Fuori! Devo lavorare!”, Jasper era rientrato in quello che definiva il suo regno, carico di piatti e posate sporchi, intenzionato a dirigersi verso il lavandino dove poter appoggiare tutto il suo carico.
I due pirati stavano per uscire quando il cuoco li richiamò.
“Chi ha lasciato qui il torsolo di una mela? Quante volte devo dirvelo di tenere pulita la cucina? Ci vuole tanto a gettarlo nel bidone dei rifiuti???”, era paonazzo.
Orca e Penguin tagliarono in fretta la corda, non era certo il caso di rimanere lì e rischiare di ricevere un mestolo in mezzo alla fronte.
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Heart and Life
RomanceL'abilità speciale del Chirurgo della Morte riuscirà a salvare una giovane e bella ragazza da una misteriosa e sconosciuta malattia? A volte le emozioni non possono essere descritte con le parole, per quanto ci impegniamo per farlo, il risultato sar...