Informazioni

164 8 0
                                    

Law si mise sotto al getto di acqua calda della doccia, lasciò che il tepore gli sciogliesse i muscoli aiutandolo a rilassarsi.
Strofinandosi i capelli pensò a quanto era migliorata Gwennie negli ultimi giorni, se avesse continuato così in meno di un mese avrebbe potuto iniziare a mettersi in piedi e ricominciare a camminare, aveva davvero un temperamento forte.
Chissà come sarebbe stato il futuro…ammesso che fosse loro concesso di averne uno, con un imperatore arrabbiato che li stava cercando e un’altra imperatrice che tra non molto si sarebbe addirittura infuriata le aspettative non erano delle migliori.
Finita la doccia si asciugò e si vestì, mise la sua felpa preferita con il cappuccio, era quella nera con il jolly roger della ciurma disegnato in giallo, pantaloni neri con macchiette bianche e il suo fedelissimo cappello senza contare la presenza di Lamento Spettrale posata obbediente sulla spalla.
Aveva voglia di andare da Gwennie ma sapeva che con lei c’erano le ragazze della sua ciurma, così si unì ai suoi nakama che stavano intrattenendosi assieme ai visoni.
“Capitano, come sta Gwennie?”, Bepo, come sempre, faceva le domande che tutti gli altri avrebbero voluto fare ma che invece si tenevano per se.
“Devo ancora vederla….”, il consueto tono del dottore non dissuase l’orso polare che iniziò a tempestarlo di quesiti.
“Bepo….che diavolo ti prende?”, il chirurgo non capiva a cosa volesse arrivare il suo compagno, nessuno sapeva del cambiamento nei rapporti che aveva con la paziente.
“Capitano io ti conosco da tanto tempo….penso che tu le voglia molto bene e senz’altro lei ne vuole a te. Credo di poter parlare a nome di tutti dicendo che sarebbe la benvenuta se decidesse di entrare a far parte della nostra ciurma per permettervi di stare insieme. A noi Gwennie piace!”, un piccolo inchino per sottolineare l’ultima frase.
Law era basito.
Nemmeno lui era stato in grado di far chiaro nei suoi sentimenti prima della venuta di Calixte, e il suo navigatore sapeva già tutto da tempo?
In effetti conosceva Bepo da dieci anni, erano praticamente cresciuti insieme, era naturale che tra di loro ci fosse una certa sintonia.
“Capisco. Ti chiedo però di non parlarne con nessuno. In merito alle tue domande…beh, dovrà decidere lei cosa fare…”.
Il navigatore era contento: il capitano aveva ritrovato il suo cuore, sfoggiò un sorriso che lasciò scoperti gran parte dei grossi denti appuntiti.
“Non preoccuparti, come sai bene puoi fidarti”.
Il medico spostò lo sguardo sui suoi compagni, adesso stavano consumando uno spuntino assieme a Pedro, il visone ghepardo: erano per lui come fratelli e doveva ammettere che gli piaceva molto l’idea di avere anche Gwennie assieme a loro, tuttavia era anche ben conscio dello stretto rapporto di lealtà che la legava a Cappello di Paglia.
“Bepo, andiamo a fare qualche domanda alla signorina Calixte…ti va di accompagnarmi?”, il sorriso sinistro che contraddistingueva il chirurgo si allargò sul suo viso.
Si avviarono pigri, sarebbe stato un colloquio davvero interessante.
 
Calixte Aubert masticava suo malgrado la pagnotta di pane che le era stata portata assieme alla verdura e alla carne che aveva appena terminato di mangiare, o meglio di mangiucchiare: la verdura era troppo condita per i suoi gusti raffinati e la carne decisamente grassa, da bere aveva ricevuto solo acqua e non era nemmeno tanto fresca, sapeva di palude.
Quando aveva pensato a dove potessero averla attinta aveva smesso di berla del tutto, non osava immaginare da quale putrido laghetto l’avessero ottenuta.
Almeno il pane era normale, certo non la pagnotta dorata di pane integrale che era abituata a consumare, ma andava bene lo stesso per mantenersi in forze.
La stanzina dove l’avevano rinchiusa era decisamente selvaggia, tutta di legno e con un letto dal materasso praticamente inesistente, aveva una finestra con le sbarre che lasciava entrare qualsiasi tipo di insetto che avesse la capacità di volare o di arrampicarsi.
Sbuffò strappando malamente il bordo della maglia che le avevano dato per sostituire il suo abito lacerato durante lo scontro con la figlia di King, era grande, informe e anonima nel suo colore bianco spento, creando una divisione nella stoffa successivamente la annodò formando una specie di fiocco.
Ecco ora era almeno un po’ più femminile.
Sulla schiena aveva ancora le pesanti fasciature che le avevano applicato per curarle la notevole ferita procuratale dal chakra, i punti le tiravano fastidiosamente ma almeno non perdeva più sangue.
Non ricordava invece molto del suo scontro con Trafalgar Law e forse era meglio così.
I suoi pensieri si interruppero quando sentì un rumore provenire dalla porta, qualcuno stava venendo a farle visita, quando vide chi era non riuscì a trattenere un brivido di terrore.
Era lui, il chirurgo della morte.
“Buongiorno, ti è venuta un po’ di voglia di parlare?”, nonostante le parole cordiali, il tono dell’uomo non lo era affatto.
Calixte aveva paura, Law era già stato lì ad interrogarla una volta e lei non aveva voluto parlare facendolo così arrabbiare, l’aveva minacciata di strapparle il cuore dal petto se non avesse rivelato chi l’aveva mandata a prendere la figlia di King.
Il colloquio si era interrotto quando lei, vedendo il proprio cuore in mano del medico, era svenuta dallo spavento, cosa che l’aveva fatta vergognare moltissimo: una mercenaria come lei che sveniva per una cosa del genere….lei, durante la sua carriera, ne aveva viste di cotte e di crude, ma il cuore pulsante di una persona in mano ad un’altra mai.
“Non ho nulla da dirti…..”, la voce le tremolava.
Law non rispose ma si limitò a mettersi in posizione per eseguire il BISTURI, cosa che Calixte intuì subito cambiando idea, al solo ricordo la paura le cingeva la gola.
“Aspetta, parlerò”, si sedette sul letto, “non ho scelta mi pare. Io sono vengo assunta e pagata da diverse persone anche contemporaneamente. Un paio di anni fa sono stata contattata da una società la quale mi chiedeva di operare presso di loro in maniera fissa. La cosa non mi attirava molto finché non mi hanno comunicato quanti soldi mi avrebbero dato: era una somma enorme così ho accettato. Mi hanno trasferita al Gemini, il laboratorio più sofisticato che hanno al momento, dovevo organizzare la guardia dei locali più importanti. Poi è saltata fuori la questione di King: dovevo recuperare la ragazza e portarla al Gemini sana e salva”.
Omise di dirgli che la sua intenzione era stata subito quella di ucciderla.
“Questo già lo sapevamo…parlaci del Direttore. Chi è?”, il dottore aveva fatto un gesto minaccioso con il braccio.
La donna sospirò, sapeva di non avere altra scelta, avrebbe dovuto parlare.
“Non conosco il suo vero nome. Al Gemini forse nessuno veramente lo sa, tutti lo chiamano il Direttore. Io rispondo direttamente e soltanto ai suoi ordini, mi paga personalmente e in contanti con mazzette di soldi sempre nuovi di zecca. Ho provato ad effettuare qualche ricerca su di lui ma non ho ottenuto nessuna notizia importante”.
Il medico le chiese di dir loro tutto ciò che aveva scoperto, anche se le sembravano cose non rilevanti.
Calixte aveva scoperto che anni addietro, quando il fantomatico Direttore era ancora uno studente di medicina, ci fu in laboratorio un incidente terribile causato dalla distrazione di un compagno di classe dell’uomo.
Lo studente aveva erroneamente miscelato due sostanze pericolose le quali, già al primo contatto, avevano causato uno scoppio e un piccolo incendio: il Direttore era stato avvolto dalle fiamme riportando gravi ustioni su tutto il corpo, in particolare sul viso.
L’informazione non era del tutto inutile, un episodio del genere, soprattutto se accaduto in un edificio scolastico, non veniva dimenticato tanto facilmente, scartabellando i giornali di qualche anno addietro non sarebbe stato difficile trovare il vero nome del Direttore.
“Credi che sia una stupida? Ci avevo già pensato ma non ho trovato nulla”, la donna era offesa.
Law corrugò la fronte: come era possibile una cosa del genere?
Stava ancora riflettendo quando Calixte sbottò cacciando una libellula che le ronzava attorno.
“Almeno in quello schifo di posto non c’erano insetti volanti….e chi lo avrebbe detto che avrei rimpianto la nave di quel commodoro così dispotico….”.
“Che cosa? Eri a bordo di una nave della Marina e non ti è venuto in mente di dircelo subito?”, Bepo era sbottato mostrando le fauci aguzze.
La bionda impallidì, non lo aveva fatto apposta, era una cosa che proprio non le era venuta in mente.
“Il Direttore ha detto che sarei stata scortata dalla Marina. Lui ha un amico molto influente all’interno degli alti ranghi che è molto interessato al VDM-03, almeno così mi ha detto prima di consegnarmi la foto della ragazza. In ogni caso tra non molto, notando la mia assenza, attaccheranno questo posto sudicio e salterete tutti in aria così io potrò tornarmene al Gemini e dormire in un letto con profumate lenzuola bianche…”.
L’affare si complicava, la Marina era coinvolta con il Direttore per qualche oscuro motivo, le forze armate del nemico si erano improvvisamente moltiplicate, mettendoli così in netto svantaggio.
“Capitano, credi che la Marina attaccherà veramente Zou?”, l’orso polare era inquieto.
“Credo che se avessero voluto lo avrebbero già fatto….non è così Aubert?”, il sorriso sardonico del pirata impietrì la killer lasciandola senza voce per ribattere, in effetti era proprio così.
 

Heart and Life Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora