Seri si passò una mano sulla fronte a scacciare una fitta di emicrania e diede un'occhiata al sole che tramontava oltre i confini del parco, dietro la collina boscosa a ovest della casa. Sollevò il cartello al cancello d'entrata e lo girò sulla scritta "chiuso". Era ora di mettere a nanna le sue fanciulle.
Sospirò con pazienza. Aveva spostato vasi e trasportato piante per tutto il giorno. E nonostante l'orario al pubblico fosse terminato, per lui non era affatto finita. Gestire un "negozio di piante" come il suo, da soli, significava alzarsi all'alba e andare a dormire ben dopo il tramonto.
Oltre alle ore riservate alla semplice manutenzione e contabilità, c'era il tempo da dedicare alla cura del vivaio e delle piante da vaso, talune delle quali andavano portate in serra ogni sera e ritrasportate fuori al mattino per la gioia dei clienti.
Lo Shenandoah, nello Stato della Virginia, era aperto tutto l'anno ma nelle ultime settimane il maltempo aveva costretto i ranger a inibire la Skyline Drive, l'unica strada pubblica che percorreva il parco in tutti i suoi 169 chilometri, per evitare incidenti. L'accesso era stato riaperto da pochi giorni.
Si incamminò per il vialetto centrale, affiancato da tre file per lato di piantine in vendita, facendo scricchiolare la ghiaia sotto gli scarponi. Osservò con sguardo critico la sua casetta, a sinistra della quale si sviluppava una grande serra con annesso vivaio e più oltre, dopo un piccolo orto, una radura punteggiata da un unico albero. Le pareti andavano ridipinte e una finestra riparata, e poi c'era la questione della sicurezza, doveva al più presto acquistare un chiavistello, di quelli robusti.
Sospirò una seconda volta e scosse la testa, non voleva pensare a queste cose, non adesso. Era troppo stanco. Si stiracchiò, diede due schiaffetti sonori alle guance e con un "vaffanculo" detto di cuore si chinò a caricare il carrello con i vasi da portare al sicuro in serra.
Nonostante la fatica, quello era il momento della giornata che più preferiva.
La sua casa sorgeva in una piccola baia boschiva, si raggiungeva attraverso un sentiero di terra battuta che attraversava boschetti, radure e un piccolo ruscello; non c'erano altre abitazioni all'interno del parco, solo le strutture autorizzate per i turisti. Una piccola oasi di pace che si animava soltanto dalle 10.00 alle 19.00, quando il suo negozio era aperto e torme di clienti vi si riversavano dentro.
A rendere speciale la sua attività era il fatto che Seri non vendeva solo fiori e piante, ma li curava, in qualsiasi condizione fossero, e dispensava consigli senza troppo guardare al denaro. Si era fatto un bel giro, complice anche il fatto di avere ereditato tale attività da tre generazioni di giardinieri.
Dopo avere sistemato la serra, si fermò un attimo a guardare il campo erboso e l'albero, il suo albero. Un meraviglioso cornus florida, un corniolo spontaneo, da fiore, che svettava nodoso e possente per dodici metri di altezza, riempiendo tutto l'ambiente con la sua chioma arrotondata: una nuvola scintillante di fiori bianchi.
Era una cosa molto bella da vedere, anche per chi si intendeva di piante.
Seri si chiedeva come mai certi clienti cercassero di "riempire" i loro giardini senza alcun criterio, solo per dire di possedere qualche specie rara, fregandosene bellamente del clima, dell'habitat terricolo, della compatibilità, per poi vedere come quelle creature vegetali soffrissero di mancanza di spazio, soffocate l'una dall'altra.
Per rendere un giardino speciale bastavano poche piante ben scelte. "La misura, la misura" gli diceva sempre suo nonno.
Sentì la sua voce come se fosse lì presente accanto a lui. Una fitta allo stomaco gli ricordò che non lo era e non lo sarebbe più stato. E poco importava che fossero già passati due anni dalla sua morte. Quella ferita non si sarebbe più rimarginata.
Girò sui suoi passi mentre il vento si sollevava a spettinargli i capelli, ma il suono di un'auto lo fece fermare, e sorridere. Dopo pochi secondi una voce femminile sovrastò la quiete serale come una campana a giorno, seguita dal sorriso gengivale di una ragazza dai capelli così rossi che sembrava avessero appena preso fuoco.
Seri osservò senza parere quel corpo da modella saltellare fino a lui con la leggerezza di uno stambecco, per poi lasciare che due perle circondate da un denso trucco smokey eyes lo agganciassero al suolo con tutta la potenza del loro azzurro cielo.
– Mi offri la cena?
Lui sorrise, era giovedì. Giorno di partite. Incrociò le braccia e tornò a fissare l'albero. – Sai, Lorna, quelli non sono i veri fiori, ma le brattee, cioè foglie colorate che la pianta ha prodotto per sostituire i petali.
Lei seguì il suo sguardo, verso il corniolo. La pianta svettava solitaria nella radura con il suo tronco bruno-ruggine che si ramificava in sezioni sempre più sottili verso il cielo. – Beh, lo devo ammettere, è uno spettacolo! Sembra l'assemblea condominiale di tutte le farfalle bianche del pianeta Terra.
Seri annuì divertito. – Fiorisce in anticipo, prima ancora di emettere le foglie verdi. Vedrai questo autunno, quando si colorerà di rosso. In ottobre il parco comincia a diventare... inspiegabile... l'arancione cupo delle querce, il giallo delle betulle e dei pioppi, il rosso sangue della nyssa sylvatica, del sommacco e degli aceri... E tutto questo va avanti anche fino a novembre; gli alberi delle quote più elevate cambiano per primi e poi arrivano quelli alla base della montagna e...
– Già, già, – interloquì lei. – Ehm, Seri, ho fame...
Lui diede segno di non averla sentita. – Sai, questo albero cresce spontaneo anche in terreni difficili e fa dei frutti rossi che si chiamano drupe, ma non sono commestibili.
– A cosa servono allora?
– Beh, li mangiano gli uccelli e anche qualche animaletto di passaggio, tipo scoiattoli o procioni, e quelli che rimangono concimano il terreno.
Lorna si massaggiò la pancia e annuì poco convinta emettendo un espirato: – Ah, ecco.
– Lo sai che questo albero era già così quando mio nonno era piccolo? È incredibile. E raro. Credo abbia più di centocinquant'anni.
Lei sbuffò. – Senti, visto che dovrò morire di fame, mentre contemplo questo bellimbusto, almeno dimmi perché ci sei così ossessionato. Non l'ho mai saputo.
– Mi ha salvato la vita da piccolo...
– Dai...
– Sul serio. Sai che qui al parco c'è abbondanza di fauna selvatica. Beh, era quasi sera e stavo giocando proprio ai piedi del corniolo, nonno Graham era in casa occupato nei lavori. Sentii un rumore e sollevai la testa, c'era un puma davanti a me a fissarmi, immobile. Non è una cosa frequente, anzi, doveva essere sceso dalla foresta in cerca di cibo. Era molto magro, denutrito. Quando lo vidi tendersi per balzarmi addosso, capii subito che non avrei avuto speranze. Saltò verso di me e io d'istinto mi accucciai aggrappandomi al tronco... – Rimase in silenzio, assorto nei suoi pensieri.
– E poi? – lo incalzò lei.
Seri espirò un sorriso e chinò la testa. – E poi niente. Riaprii gli occhi e il puma era sparito.
Lorna annui lentamente, mordicchiandosi le labbra. – Wow... magari non era poi così tanto affamato alla fine. Non quanto me, comunque, – ci tenne a precisare a muso duro.
Seri sospirò sconfitto. – Ho preparato la pasta pasticciata alle verdure.
Uno scintillio di denti baluginò nella penombra serale. – Con tanta besciamella?
– Sì, – capitolò lui.
– Ti adoro!
Un bacio sulla guancia e la chioma rosso fuoco scheggiò subito dentro casa, portando con sé la sua piccola luce.
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Il mio florida
RomanceEthan Beavers è un giovane cinico uomo d'affari, mentre Seri Harwood un fascinoso genio giardiniere. Si incontreranno due volte: uno scontro e una magia. Ed è magia che troverete in questo romanzo che parla, senza pregiudizi, di un amore delicato...