CAPITOLO 13

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Sono passate ormai cinque settimane dall'ultima volta nella casa con i ragazzi. Devo ammettere che sono cambiate molte cose: ho una nuova migliore amica, ho smesso di andare a scuola per intraprendere una serie di corsi online e sono diventata abbastanza conosciuta su Instagram. Dei miei genitori? Ancora nessuna traccia in casa: mio padre è ad Abu Dhabi per acquistare una serie di hotel, mentre mia madre è a Los Angeles per vendere la sua nuova linea di abbigliamento per persone di alto rango sociale. Ogni tanto mi mandavano un paio di cartoline, mentre io passavo tutto il giorno con la mia domestica che mi aiutava ad organizzare party e maxi feste all'interno del mio ampio giardino. Ora invece ho una nuova persona al mio fianco: Vanessa Prevedel, la mia migliore amica. Figlia di un notaio americano e di una stilista asiatica. 

ORE 16:00 DEL GIORNO 12 GIUGNO 2021

Io e Vanessa siamo in centro per fare shopping visto che oggi parteciperemo al gran galà di New York. Tra un negozio e l'altro alla fine optiamo per 2 vestiti attillati e un paio di tacchi. Il mio è nero, quello di Vanessa è rosa; tutto il tessuto è arricchito da piccoli diamantini alternati a pezzi di stoffa del medesimo colore del vestito.
Torniamo immediatamente a casa per cambiarci essendo che tra meno di 3 ore dobbiamo essere al galà.

Sono le ore 20:00 e ci stiamo dirigendo verso il tanto atteso evento; riesco a percepire un senso di ansia e preoccupazione, come se accadrà qualcosa di inaspettato stasera. Subito dopo aver finito la sfilata iniziale decidiamo di entrare all'interno della discoteca. Mi ritrovo in meno di dieci minuti qui, senza Vanessa al mio fianco, ubriaca fradicia, a ballare con due ragazzi sconosciuti. Uno di questi inizia a toccarmi in maniera al quanto errata, stava per approfittarsi della mia situazione, quando una mano forte, decisa e venosa mi prende per il polso portandomi fuori da quel locale. Inizio a barcollare per i troppi drink alcolici presi, e la persona al mio fianco mi aiuta a reggermi in piedi: mi sta portando in una macchina. Non riesco a percepire chi sia, i miei occhi purtroppo non riescono più ad aiutarmi e percepisco l'alcool scorrere per tutto il mio corpo.
La misteriosa figura mi fa entrare all'interno della sua macchina e riconosco immediatamente l'odore: è quella di Vinnie Hacker. Pensavo di aver eliminato questo ragazzo dalla mia vita, mentre invece più penso a lui più mi viene una voglia frenetica di averlo tutto per me. Eppure ancora riesco a capire che in realtà è solamente un'egoista e troppo modesto ignorante. 

Il ragazzo posiziona la mano sinistra sul volante e con la destra si accarezzava la sua stessa coscia. Vi è una situazione di silenzio quasi tetra: nessuno vuole dire niente, anche perchè in questo momento con l'alcool ancora nel mio corpo non so bene nè come comportarmi nè cosa dire, perchè la mia mente è stat totalmente sottratta dalle sostanze alcoliche. 

Vinnie decide di interrompere il silenzio: "Mi sei mancata Martina". Neanche il tempo di comprendere a fondo questa affermazione che i miei occhi si chiudono lentamente e sprofondo in un lungo e piacevole sonno. 

Mi sveglio; un raggio di sole penetra all'interno di una stanza che riconosco molto bene, mi giro e lo vedo lì, a dormire girato dal lato opposto al mio. Di scatto controllo sotto le coperte per capire se ieri sera c'è stato un momento di intimità incontrollata tra di noi. Fortunatamente sono ancora vestita, anche se diversamente da ciò che indossavo ieri notte: ho una lunga e larga felpa arancione fluo di Vinnie e dei suoi comodi e confortanti pantaloni da skate. 

Mi alzo dal letto e mi dirigo verso la cucina; d'altronde ho vissuto in questa casa, quindi conosco molto bene tutte le stanze e la disposizione dei diversi oggetti. Inizio a preparare dei pancake sia per me che per Vinnie e sopra di essi spalmo della nutella e con dello zucchero a velo raffiguro le nostre iniziali sul dolce. Subito dopo aver posizionato le posate sull'apposita tovaglia sento dei passi provenire dalle scale: è proprio lui. Con una voce rauca e ancora assonnata mi saluta e avvicinandosi alla mia figura mi lascia un forte e sentito bacio sulla fronte. Il ragazzo scruta attentamente la colazione e dalla sua bocca esce una piccola risatina. "Che succede? Ho sbagliato qualcosa?" domando imbarazzata e al quanto preoccupata; "No è che... tutto questo è davvero perfetto, grazie" risponde come se in realtà avesse voluto dire altre cose, altre idee, altri pensieri. "Fanculo Martina. Mi sei mancata, mi sei mancata da morire" esclama come se avesse trovato finalmente il coraggio di terminare realmente la frase di prima. Rimango paralizzata dalle sue parole, come se tutti i fantastici ricordi di mesi fa stiano tornando nella mia mente. Gli unici vocaboli che riesco a pronunciare quasi balbettando sono: "Vinnie ma tu mi hai f-ferita...". Lui mi guarda, come se si stesse pentendo di tutto ciò che ha fatto prima d'ora, come se il passato per lui sia un qualcosa da eliminare. Lui si alza di scatto e si avvicina a me: i suoi occhi sono lucidi e da essi scendono piccole lacrime di dolore e pentimento. Non lo avevo mai visto piangere, nemmeno dopo le sue pericolosissime cadute dallo skate. "Mi dispiace Martina, ti prego, perdonami". 


SPAZIO AUTRICE: Hey come state? Scusate per l'inattività ma ultimamente sono piena di verifiche. Cercherò comunque di tenervi sempre aggiornat*. Come vi sembra questo tredicesimo capitolo? Buona serata a tutt*, un bacio. Continuate a brillare e splendere perchè siete perfetti. 



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