16.fall again

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Jennifer non smise un attimo di piangere, sentendosi sempre più il cuore pesante.
Amber non aveva detto una parola per consolarla, perché, in quel momento, tutte le parole che le venivano in mente non erano di certo parole di conforto per la sua migliore amica.
Quando parcheggiò davanti casa sua, spense l'auto e si voltò a guardarla, abbracciandola.
"Tesoro, calma." le mormorò e Jennifer cercò di calmarsi, ma semplicemente non ci riusciva.
Era come se, con quel pianto, stesse sfogando tutto.
"Ehi" la richiamò Amber, allontanandola da sé.
Jennifer alzò lo sguardo, fissando le iridi della sua amica, abbracciandola.
"Portami dentro, Amber." la pregò, sentendo le braccia della sua amica allontanarsi per poi sentire la sua porta aprirsi.
Jennifer aprì la porta con mani tremanti e ringraziò il cielo quando non sentì i suoi genitori in casa.
Amber chiuse la porta e posò lo zaino per terra, seguendo in silenzio Jennifer in cucina.
La ragazza si sedette, prendendosi la testa tra le mani.
"Jen, che è successo?" domandò Amber, quella domanda voleva farla da quando l'aveva sentita urlare prima con Niall.
Jennifer si torturò le mani e poi sospirò.
"Liam prima è impazzito perché dice che Niall l'ha provocato, e io gli credo perché gli ha detto che ieri eravamo insieme, e nessuno lo sapeva." mormorò, la voce roca, rotta dal pianto.
Amber aprì la bocca, per dire qualcosa, ma non le venne in mente niente.
Jennifer alzò lo sguardo, la sua amica aveva un volto pallido.
"Credi a Liam, quindi?" sussurrò.
Jennifer sospirò, puntando lo sguardo verso i suoi piedi.
Gli credeva? No.
Ma in quel momento, non credeva neanche a Niall.
Si trovava improvvisamente sola e sentiva freddo. Non le sembrava di aver mai sentito così tanto freddo in tutta la sua vita ed era una cosa insopportabile. Odiava quel freddo.
"Sì." sussurrò e Amber le strinse una mano.
"Io rimango al tuo fianco, Jen." le disse e Jennifer scoppiò di nuovo a piangere sentendo quelle parole, che le ricordavano una vita passata.
"Io rimango con te, Jen. Non ti lascio sola."

Niall stava prendendo a calci quel pallone da dieci minuti, ormai.
Will aveva deciso di portarlo lì, in quel campo dove sapeva che a quell'ora non ci sarebbe stato nessuno. Aveva deciso di portarlo in mezzo al nulla perché Niall odiava mostrarsi debole in mezzo alla gente e in quel momento, davanti a lui, c'era un ragazzo debole.
"Vaffanculo!" urlò Niall, calciando il pallone lontano e poi crollando per terra, singhiozzando.
Aveva fatto lui del male a Jennifer, l'aveva letto nei suoi occhi. L'aveva messa nelle mani del carnefice per quella stupida gelosia, per quella stupida guerra tra loro due.
Dio, se davvero l'amava, avrebbe dovuto chiudere la bocca, ma Jennifer era sua, e Liam non poteva dire quelle cose, non davanti a lui.
Will si avvicinò al suo amico e lo strinse in un abbraccio. Niall si lasciò abbracciare dal suo migliore amico, singhiozzando ma non piangendo. Non aveva la forza di versare quelle lacrime perché significavano perdere e Niall non perdeva, non poteva.
Will si sedette vicino a lui, guardandolo negli occhi.
Niall però non riusciva a reggere quello sguardo, si sentiva scoperto, vulnerabile.
"Che è successo?" gli chiese e lui sospirò.
"Liam mi ha fatto perdere la testa. Continuava a dire che Jennifer era sua." mormorò, strappando fili d'erba.
Will rimase in silenzio, ascoltando.
"Non ci ho visto più e gli ho detto che ieri è stata tutto il giorno con me. E Liam poi è scappato, andando da lei." disse, con voce strozzata.
Poteva solo immaginare cosa le avesse fatto.
Rabbrividì e Will gli strinse un braccio, non sapendo che dire.
Sapeva,però, che quella storia si stava spingendo troppo in là e che, prima o poi, qualcuno si sarebbe fatto male sul serio.
Sperava solo non fosse Jennifer, quella ragazza aveva sofferto anche troppo.
"Perché gliel'hai detto?" domandò e Niall alzò lo sguardo, fissandolo.
I suoi occhi azzurri erano vitrei, facevano quasi paura.
"Perché lui non può avere pretese su lei, Will. Perché io l'amo, non lui. Perché io voglio stringerla tra le mie braccia, Will. Perché non posso perderla, non voglio." disse, scoppiando a piangere.
Si coprì le mani con la faccia perché, dannazione, l'amore faceva così male.
Will non sapeva cosa dire, perché sapeva che in parte Niall se l'era cercata quella volta, perché avrebbe dovuto star zitto.
Insomma, si sapeva che Payne non era del tutto normale e lui l'aveva istigato, provocato e Liam non aveva fatto altro che rispondere.
Ma Niall era il suo migliore amico e Will non poteva dirgliele tutte queste cose anche perché sentiva che lui già si sentiva male senza che lui parlasse.
"Io la rivoglio, Will. Dovessi farla innamorare nuovamente di me." mormorò e in quel momento, quel pensiero così, detto ad alta voce gli fece venire un'idea.
Una folle, eppure così giusta idea.
Alzò lo sguardo, trovando il suo amico fissarlo.
"Cosa?" domandò Will, era come se avesse visto una luce accendersi dietro i suoi occhi.
Niall scattò in piedi, tirandosi giù i jeans e allungando una mano verso il ragazzo per terra.
"La farò innamorare di me." esclamò, mentre l'idea prendeva forma nella sua mente.
Will si tirò su e lo fissò confuso, seguendolo fino alla macchina.
"Eh?"
"Massì, pensaci. Lei non mi ricorda. Lei non ricorda quello che abbiamo avuto. Però, posso farglielo rivivere. Ha ricordato il nostro primo incontro, posso farle ricordare tutta la nostra storia, posso farle innamorare di me. Ci sono riuscito una volta, posso benissimo rifarlo. Me l'hai detto anche tu, Will. Possiamo creare nuovi ricordi per sopravvivere." spiegò, mentre saliva in macchina.
Will mise in moto, guardando il suo amico e scuotendo la testa.
"L'amore ti rende folle, amico."
Niall sospirò e guardò fuori il finestrino, appoggiando la testa al vetro freddo.
Sembra che l'amore faccia impazzire tutto il mondo.
"E' per poter sopravvivere, Will." sussurrò e il ragazzo al volante annuì.
Perché loro sopravvivevano e si amavano mentre tutto cadeva a pezzi.

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