10. dr lewis

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Jennifer era strana da un paio di giorni, Liam lo vedeva benissimo.
Non sapeva cosa era successo quella sera, a quella dannata festa, tra lei e Niall, sapeva solo che, ad un certo punto, lei era salita e si era avvicinata a lui.
"Andiamo a casa." aveva detto e lui aveva pensato che fosse tutto apposto.
Eppure, adesso lei era lì, ma solo fisicamente.
I suoi occhi erano puntati sulla finestra piuttosto che sul televisore, dove stava passando quello stupido film che voleva tanto vedere.
Ma Jennifer non riusciva a concentrarsi, le veniva in mente ogni istante quel bacio, il sorriso e l'abbraccio e le lacrime che aveva scambiato dopo con Niall, prima di tornare da Liam.
E non poteva non sorridere, passandosi la lingua sulle labbra.
Liam le strinse un braccio, catturando la sua attenzione.
Jennifer portò i suoi occhi azzurri in quelli dorati del ragazzo.
"Che c'è?" domandò e Liam strinse i denti.
"A che pensi?" chiese e Jennifer si guardò attorno, sperando di trovare una via di fuga.
Che poteva dirgli?
Al bacio che mi ha reso felice come i tuoi non sanno fare.
"A niente, mi ero solo distratta." mormorò, accennandogli un sorriso e stringendosi a lui.
Liam portò le sue braccia in maniera quasi protettiva sul corpo della ragazza, portandola sul suo grembo.
Posò le sue labbra sulla sua testa, sfiorandola gentilmente e Jennifer sospirò, pensando che quelle non erano le labbra che in quel momento avrebbe voluto sentire.
D'accordo, forse sto impazzendo, pensò.
"Fa in modo che io sia la tua unica distrazione, da oggi in poi." le sussurrò Liam, leccandole il lobo dell'orecchio e poi mordendoglielo.
Jennifer sussurrò, portandosi una mano sull'orecchio e fissandolo divertita, adorava quando Liam era giocoso, scherzoso. Il ragazzo sorrise e ai lati dei suoi occhi si formarono delle piccole rughe che Jennifer aveva la strana voglia di baciare, così si sporse in avanti e lo fece.
Lasciò piccoli baci ai lati dei suoi occhi per poi alzarsi dal divano e recuperare il suo giubbotto.
Liam la fissò confuso.
"Dove vai?" chiese, alzandosi e prendendola per un polso, girandola.
Jennifer storse il naso, quella presa la infastidiva ed ecco che Liam sapeva rovinare un bel momento.
"Ho l'appuntamento dalla psicologa, sai.. per l'incidente." mormorò la ragazza, abbassando lo sguardo.
Se ne vergognava da morire, senza sapere perché.
"Ah, vuoi che ti accompagno? Potrebbe piovere tra poco." le disse Liam, senza darle il tempo di rispondere.
Prese la giacca, le chiavi dell'auto e la trascinò fuori, verso la sua auto.
Jennifer alzò gli occhi al cielo mentre si accomodava in auto, aspettando che Liam si mettesse al posto di guida e partisse.
"E' la prima volta che vai?" chiese Liam, mentre guidava.
Sapeva che la psicologa dove sarebbe dovuta andare Jennifer era la più importante in città, conosceva i suoi genitori e per quella ragazza non avrebbero esitato a spendere un centesimo di meno.
Jennifer si voltò per guardarlo, Liam era bello.
Aveva un profilo ben definito e poteva mettere suggestione, oppure infondere grande serenità. In quel momento, era così concentrato che sembrava quasi sul punto di esplodere.
"Sì." mormorò e Liam annuì, agitandosi per le domande che quella donna le avrebbe fatto.
L'unica cosa che sperava era che Jennifer avesse rimosso del tutto quel loro passato, pronta a fidarsi nuovamente di lui, pronta a riniziare un futuro insieme.
"Magari mi aiuterà a ricordare, oppure..boh." disse la ragazza, stringendosi nelle spalle e guardando davanti a sé, aveva iniziato a piovere pesantemente.
Liam storse il naso, aumentando la presa sul volante. Lui sperava tutto il contrario.
"Questi strizzacervelli sono inutili, lo sai." disse, parcheggiando davanti l'edificio.
Jennifer rise e si girò verso di lui, lasciandogli un bacio sulla guancia.
"Poi ti dirò." disse, facendo per aprire la portiera dell'auto, ma Liam la bloccò.
Quando si girò, vide i suoi occhi sconvolti, come se un segreto lo stesse divorando.
La facevano sentire male, quegli occhi.
"Ti aspetto qui fuori." le disse, strappandole un bacio.

Jennifer si guardò intorno, la sala d'attesa era vuota e la segretaria, una piccola donna castana, le aveva detto che la dottoressa doveva ancora arrivare.
Aveva mandato un veloce messaggio a sua madre, per dirle che era arrivata, e uno ad Amber, per chiedere se quella sera potevano stare insieme, per parlare.
Appoggiò la testa al muro, chiudendo gli occhi, ma quella scena, quel bacio, non la lasciavano davvero in pace.

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