3.memories

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"Sveglia dormigliona.".
Jennifer si rigirò nel letto e aprì gli occhi, il sorriso della madre era contagioso anche di prima mattina.
"Torniamo a casa?" chiese la ragazza, mettendosi a sedere e sbadigliando.
Sua madre sorrise, annuì e tirò su una borsa nera.
"Il tuo cambio, il dottore ti dà il tempo di cambiarti e poi ti controlla per l'ultima volta e poi diretti a casa." disse entusiasta, abbracciandola.
Jennifer ricambiò l'abbraccio, il primo contatto dal suo risveglio.
"Ti lascio vestire e ti aspetto fuori." mormorò al suo orecchio, staccandosi. Improvvisamente, le tornò in mente l'incontro di quella notte.
"Ah mamma!" la richiamò, stirando le braccia.
La donna si voltò e la fissò.
"Stanotte sei rimasta tutto il tempo fuori?" chiese, mettendosi a sedere e appoggiando i piedi per terra.
Era ora di alzarsi e riprendere la propria vita in mano. La donna sorrise e annuì, ignara del fatto che il 'ragazzo' della figlia fosse entrato mentre lei dormiva.
"Perché?" chiese, senza smettere di sorridere.
Jennifer scrollò le spalle, mentre tirava fuori dalla borsa un paio di jeans e una maglietta blu.
"Così, per sapere." mormorò con un piccolo sorriso.

"Perfetto, qui è tutto apposto. Ricordati solo che se ti senti male, devi tornare qui per degli accertamenti, altrimenti ci rivediamo tra un mese." disse il medico, mentre accompagnava la famiglia verso l'uscita.
"Grazie di tutto, dottore." lo ringraziò la donna, stringendogli una mano. Suo padre la teneva per una spalla, come avesse paura che sua figlia gli fuggisse.
"A presto, Jennifer." salutò il medico, al quale la ragazza sorrise gentilmente.
"E ora, casa." commentò sua madre, uscendo dall'ospedale.
Prima di uscire, Jennifer alzò lo sguardo e vagai per la stanza, cercando un ragazzo alto, biondo.. ma niente. Di Niall non vi era traccia.
In macchina, il viaggio fu abbastanza silenzioso, o almeno da parte di Jennifer.
Sua madre non smetteva di dirle cosa sarebbe successo d'ora in avanti, suo padre ogni tanto rideva o chiedeva altro, altre volte lanciava uno sguardo verso di lei, incrociando i suoi occhi. Le poche volte che i loro occhi si incrociarono era come se volesse chiederle scusa, come se avesse paura.
Jennifer appoggiò la testa al finestrino, lasciando che lo sguardo accarezzasse tutto ciò che correva al suo fianco: alberi, strade, case, palazzi, negozi, persone. Sembrava tutto così nuovo, tutto così.. fuori luogo, oppure ero lei a esserlo. Era lei a essere fuori dal mondo, e forse un po' lo era. Forse, dopotutto, era ancora in quel letto con Niall che le prometteva che sarebbe rimasto e che tutto sarebbe tornato come prima.
"Jen, tesoro." la richiamò la madre.
Jennifer alzò lo sguardo e si asciugò le poche lacrime che erano scese, quella situazione era frustante. La donna allungò una mano e le sfiorò una gamba, un sorriso triste sul suo volto. "Siamo a casa." mormorò, aspettando che suo marito parcheggiasse e scendendo poi dall'auto.
Jennifer uscì anche lei e si trovò davanti a una casa bellissima: la facciata era bianca, con gli infissi in blu.
Sua madre la aspettava sotto il portico, aveva una mano appoggiata sul pomello della porta, suo padre era al suo fianco, la sua borsa in mano.
"Forza, andiamo." mormorò, con un sorriso piccolo e con gli occhi azzurri lucidi.
Jennifer si avviò verso casa, passando per il piccolo acciottolato, evitando di calpestare l'erba e raggiunse i genitori. Sua madre aprì la porta e la fece entrare, chiudendola poi dietro lei. La ragazza vagò con lo sguardo in cerca di qualcosa che le fosse familiare, anche se sentiva come se fosse stata catapultata in una nuova vita.
"La tua camera è di sopra.. vuoi salire?" chiese la donna, appoggiando una mano sulla sua spalla.
Jennifer prese coraggio e salì, sentendo i passi dei suoi genitori dietro di lei. Raggiunse la cima delle scale e chiuse gli occhi, cercando almeno di affidarsi all'istinto, forse lui si ricordava dov'era la propria camera. Quando li riaprì, girò a destra, la prima porta. Sentì la madre sussultare e aprì la porta, rimanendo a bocca aperta: aveva trovato la sua camera. "Allora, ricordi?" chiese suo padre, prendendola per le spalle e girandola.
Jennifer si ritrovò faccia a faccia con lui e si sentì tremare le ginocchia quando vide i suoi occhi velati di paura e preoccupazione, ma soprattutto lacrime.
Scosse la testa e scoppiò a piangere tra le sue braccia, colpendolo ingiustamente.
"Io.. voglio ricordare, ma non riesco." esplose la ragazza, tra i singhiozzi.
Le sue braccia la strinsero e le sue mani le carezzarono la schiena, confortandola.
"Andrà tutto bene, tesoro. Noi siamo qui, la tua famiglia è qui." mormorò al suo orecchio, stringendola più forte.
Eppure, Jennifer sentiva che quella famiglia non era al completo, che mancava un pezzo fondamentale.
Quando sua madre si chiuse la porta dietro di sé, Jennifer si sedette sull'enorme letto con le lenzuola bianche che si trovava al centro della stanza. Guardò la sua stanza, trovando montagne di libri appoggiati sulla libreria e alcuni sulla scrivania, insieme ai libri di scuola. Impilati in un angolo, si trovano alcuni cd e uno stereo, vicino a delle casse. C'era un portatile appoggiato ai piedi di una scarpiera, posta di fronte a un armadio tappezzato di foto.
Sospirò e si stese sul letto, girando la testa: la sua finestra dava sulla strada e su un pezzo del cortile di casa. Chissà quanti ricordi erano nascosti tra quelle mura, quante cose erano successe e che lei adesso ignorava. Sospirò di nuovo e si morse il labbro per evitare di piangere ancora.
Le parole dei genitori e di Niall continuavano a risuonare nella sua mente, cosa era successo di così grave?
Decise che farsi una doccia in quel momento era la soluzione migliore, almeno lavava anche la puzza di ospedale che si sentiva addosso.
Si alzò dal letto, diretta all'armadio, quando rimase a guardare le foto: erano foto che ritraevano lei, i genitori, Niall, quelli che supponevo essere i suoi amici.
Ne prese una dove erano lei e lui, abbracciati, con dietro altri due ragazzi.
Uno di loro aveva i capelli rossi, alzati in una cresta, l'altro invece era biondo. Dagli occhi, entrambi azzurri ghiaccio, avrebbe detto fossero fratelli. Jennifer nella foto sorrideva come una deficiente, mentre si aggrappava a Niall, che la guardava come se fosse la cosa più importante. La guardava con occhi pieni d'amore.
Sospirò, sentendo una fitta al petto e prendendo un'altra foto: c'erano lei e due ragazze, strette in un abbraccio. Una di loro aveva una lunga treccia castana che le copriva una spalla, i suoi occhi azzurri le ricordavano quelli di Niall, forse era la sorella. L'altra ragazza era la più esile, pelle pallida e occhi quasi grigi. Il volto a forma di cuore era circondato da una chioma biondo platino, sembrava una di quelle ragazze d'altri tempi.
Si chiese quali fossero i loro nomi e se conoscevano Niall, perché in ogni foto c'era tutto quello che lei supponeva essere il suo gruppo di amici.
E poi, ai suoi occhi capitò una foto di un ragazzo, nascosta dalle altre, come se non dovesse essere ricordata: occhi marroncini, al sole quasi dorati, capelli castani sormontati da un cappellino blu e una barbetta accennata lungo tutta la mascella, la pelle quasi abbronzata.
Un nome si fece largo nella sua mente, mentre un sorriso comparve sul suo volto.
Liam.
Si chiese dove fosse e perché lo ricordasse così bene.
Quando sentì bussare, sussultò e mise apposto le foto, aprendo l'armadio e ficcando la testa dentro.
"Avanti." mormorò, trovando l'accappatoio e un paio di vestiti puliti, afferrò poi il beauty e trovò sui madre, a braccia conserte appoggiata allo stipite.
"Stavi andando a fare una doccia?" domandò, un sorriso illuminò il suo volto.
Jennifer sorrise di riflesso, uscendo dalla stanza e facendosi accompagnare da lei in bagno.
"Ah, quando hai fatto scendi che è pronto il pranzo.. ho fatto il tuo piatto preferito." disse, girandosi e pronta a scendere.
"Pollo al curry?" domandò la ragazza, appoggiando tutto in bagno.
Sua madre si fermò e si voltò, gli occhi sgranati per la sorpresa. Che Jennifer avesse iniziato a ricordare? Corse indietro e la abbracciò, prendendola di sorpresa.
"Te l'ho detto.. piano piano ricorderai, amore." disse, scompigliandole i capelli biondi.
E per la prima volta, Jennifer sperò avesse davvero ragione.

La doccia l'aveva aiutata a rilassarsi, a cercare di accettare il fatto che i ricordi sarebbero tornati col tempo e che uno ad uno avrebbe rimesso insieme i pezzi della sua vita.
Intanto le erano tornati in mente alcune cose, banali ma erano pur sempre qualcosa. Doveva solo chiedere conferma ai genitori, così, dopo aver sistemato tutto in camera e aver lanciato un'ultima occhiata alle foto, scese di sotto, dove trovò mia madre e mio padre seduti, che discutevano.
"Mamma, papà.. possibile che avevamo un cane di nome Flash?" domandò, sedendosi e prendendo un bicchiere d'acqua.
Sua madre alzò lo sguardo e sorrise quando annuì, il padre le passò il pollo.
"Ed è scappato di casa, vero?" chiese conferma, eccitata dal fatto che ricordasse.
"Sì, quando avevi tre anni.. piangesti come una dannata quel giorno." rispose suo padre, ridendo al ricordo. Jennifer sorrise, fiera di se stessa.
"Ti sono tornati in mente poco prima?" chiese sua madre, mangiando il suo pollo.
La ragazza addentò un pezzo del suo pranzo e quasi gemette dal piacere assaggiandolo, così annuì per risponderle.
"Beh, visto? Tutto tornerà." le disse la madre, stringendole una mano da sopra il tavolo. Suo padre la guardò a lungo, posando le posate.
"Magari, speriamo non proprio tutto." sussurrò, ma Jennifer l'aveva sentito. E qualcosa dentro di lei scattò.
"Ti riferisci a Niall, per caso?" domandò, la voce che cresceva da sola.
Era la prima volta che pronunciava il suo nome, ma sentiva che suonava maledettamente bene detto dalle sue labbra.
Suo padre la fissò a lungo, come se avesse appena bestemmiato. I suoi occhi azzurri si velarono d'odio.
"Non iniziare, Jennifer." disse, come se fosse abitudine.
Alla ragazza, sembrò davvero che fosse così, che quelle discussioni con suo padre fossero abituali. Sua madre rimase in silenzio, abbassando lo sguardo sul suo piatto. Jennifer la guardò prima di riportare lo sguardo su suo padre.
"E allora perché non vuoi che ricordi?" urlò, alzandosi da tavola.
Sua madre, con lo sguardo, la stava pregando di rimettersi a sedere, di stare tranquilla.
"Jennifer.." la ammonì, ma la ragazza non spostava gli occhi da suo padre.
L'uomo perse le staffe, si alzò anche lui, sbattendo una mano sul tavolo, facendo sobbalzare la ragazza.
"Perché non posso sopportare l'idea che lui ti faccia male, di nuovo." gridò, prima di uscire dalla cucina e sbattere la porta di casa, lasciando dietro di sé una Jennifer sconvolta.
Niall che le faceva del male?
No, impossibile.
Doveva esserlo.

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