secondo capitolo.

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si limitò a guardarmi. quello sguardo mi disse tutto quello che c’era da dire.
(Charles Bukowski)

Poco dopo la porta della cucina si riapre ed il ragazzo senza tatuaggi esce fuori.
Si gira verso di me ed il suo sguardo è spento, ma i suoi occhi verdi lo rendono in qualche modo buono.
《 se vuoi continuare ad insultarmi anche tu sei il benvenuto 》non so da dove io abbia tirato fuori del coraggio, avevo quasi perso le speranze.
Ma qualcosa in lui mi fa sentire.. diversa.
Mi osserva in modo differente.
Con una strana smorfia sul viso si gira e prosegue verso il salotto.
《 ehi, perché non mi parli? 》probabilmente sto esagerando e così facendo rischio di infastidirlo.
《 non ho niente da dirti 》il messaggio mi è arrivato forte e chiaro, ma qualcosa mi spinge ad approfondire.
E non so perché continuo a ficcarmi nei guai.
Mi avvicino alla sua figura, è molto più alto di me.
Ha un jeans scuro ed una giacca con un serpente disegnato sopra ad essa.
Ha le spalle larghe che gli da un aria da duro da dietro, ma il suo volto ha dei dolci lineamenti che non lo rendono cattivo come gli altri.
E da come mi guarda sento che mi vorrebbe dire qualcosa.
Stupido no?
Pensare di conoscere una persona appena incontrata e soprattutto dopo la perdita di memoria.
Appoggio la mia mano sulla sua spalla destra per farlo girare dalla mia parte, non so esattamente cosa io voglia da lui, ma desidero incrociare di nuovo il suo sguardo.
Si gira di scatto, facendomi indietreggiare dallo spavento.
I suoi occhi sono cambiati, sono diventati.. crudeli, perché dire cattivi è dire poco.
La mascella è serrata e i muscoli sono tesi.
Sembra pronto ad aggredire qualcuno ed io indietreggio di qualche altro passo.
Si avvicina lentamente verso di me ed il mio cuore perde qualche battito.
Il ragazzo sensibile che pensavo di aver riconosciuto in lui si è rivelato stronzo come gli altri.
《 senti, ragazzina, non ti avvicinare mai più a me capito? non ti voglio avere attorno, non voglio vederti e sentirti. la prossima volta che mi sfiori te le stacco queste braccine, ci siamo intesi? 》.
Riesco solamente ad annuire e riprendo a respirare quando lui si allontana da me e sparisce di nuovo in cucina.
così imparo a farmi gli affari miei.

La giornata continua nella centrale della polizia tra tantissime domande senza risposta e foto da stampare con cui tappezzare la città e quelle nei dintorni.
Nessuna denuncia di scomparsa mi dicono.
è normale, probabilmente penseranno che sei scappata di casa e bisogna ancora aspettare qualche giorno.
I poliziotti insieme alla signora Margareth provano in qualche modo a rassicurarmi mentre io mi sento sempre più inutile e sperduta.
Ho la sensazione che nessuno in realtà mi stia cercando.
Quale madre non sporgerebbe subito denuncia?
Anche se non sono sicura di avercela una.
Passate 3 ore finalmente finisce tutto, i poliziotti ci chiameranno non appena avranno delle novità e la signora Margareth mi ha convinta a rimanere da lei fin quando non avrebbero avuto certezze.
È stato anche parecchio facile convincermi, dato che in alternativa c'erano solo i servizi sociali che mi avrebbero affidato a chissà quale famiglia.
Così, senza aver risolto nulla e con la paura di incontrare Kyle e i suoi amici, torniamo a casa.

Le persone per fortuna sembrano essere andate via, così posso farmi una doccia in tranquillità.
Margareth mi passa altri vestiti di Kyle da indossare prima di andare a comprarmi qualcosa.
Gli agenti mi hanno consigliato di continuare la mia vita adolescenziale come tutti gli altri, cercando col tempo di ricordare qualcosa della mia vita precedente.
Quindi sono costretta a tornare a scuola e dato che non conosco la mia età e l'anno che dovrei frequentare sono stata obbligata a seguire i corsi di Kyle.
Che è l'ultima cosa che vorrei fare.
Ma sono stata affidata momentaneamente a sua madre, e devo accettare ogni condizione per rimanere in questa casa.

Tolgo il cerotto dalla ferita sulla fronte, ancora ben visibile, mentre quella sulla guancia sembra quasi essere guarita.
Sfioro le ferite e le percorro con le dita.
Non le sento mie.
Sono un'estranea in questo corpo rovinato, il mio viso è pieno di graffi e di lesioni che non ricordo di essermi procurata.
Scendo più giù e noto anche delle macchie viola sul mio collo con sopra altri graffi.
Ecco cosa i poliziotti chiamavano segni di difesa.
Ma difesa da chi? Chi mai vorrebbe farmi del male e perché?
Entro in doccia abbandonando le mie domande senza risposta e con il getto di acqua bollente rilasso tutti i muscoli tesi del mio corpo, riuscendo finalmente a rilassarmi.
Uscita dalla doccia indosso i suoi boxer e la maglietta stra larga che mi è stata data.
Ha un odore piacevole ma scaccio subito via questo strano pensiero ricordandomi la sua brutalità nel parlarmi.
Dopo essermi asciugata anche i capelli esco dal bagno.
《 hai ancora la mia roba? 》Kyle è davanti a me con le braccia conserte.
I suoi occhi scendono subito sulle mie gambe scoperte e le mie guance iniziano a prendere fuoco.
Risale pian piano fino ad incrociare il mio sguardo imbarazzato.
Un sorrisino fastidioso compare sul suo volto ed io vorrei tanto tirargli uno schiaffo.
《 che c'è? ti piace quando ti guardo? 》ho il cuore pronto ad esplodere e mando giù il groppo in gola prima di rispondere.
《 in realtà mi dai fastidio 》dico sincera.
Mi irrita il solo pensiero di lui davanti a me, figuriamoci se mi piace quando mi guarda in quel modo.
《 finalmente ti sei difesa, pensavo ti saresti nascosta per tutto il tempo dietro a mia madre 》.
《 non sono così codarda 》ed invece si, mi sarei nascosta volentieri per sempre dietro a lei, ma non mi è concesso.
Devo imparare a cavarmela anche da sola.
Si fa scappare una risata piena di disprezzo e sparisce nella stanza affianco, sicuramente la sua camera.
Riprendo a respirare normalmente, questi affronti mi fanno perdere la pazienza e a quanto pare non sono brava a reggerli, dato che ogni minima particella del mio corpo si irrigidisce quando devo rispondere.

Torno anche io nella mia stanza indossando anche i pantaloncini corti, per poi raggiungere Margareth e andare in centro.
Arrivate a destinazione mi rendo conto di quanto la piccola città californiana sia bella e soprattutto artistica.
Le poche case che si trovano in centro sono tutte colorate e della stessa forma.
Piene di fiori alle finestre e sedie fuori dalle porte.
I piccoli tavoli dei ristoranti sono circondati da tantissime piante verdi così come gli alimentari.
Guardo stupita la bellezza di questo posto mentre Margareth mi trascina nei negozi.
《 non ti far intimorire dalle sue piccole dimensioni, la zona più popolata è quella dell'oceano 》.
Sorrido al solo pensiero di essere vicina all'oceano.
Entriamo dentro ad un negozio di vestiti e trovo subito qualcosa che mi possa piacere.
Prendo in gran parte jeans e gonne da abbinare con semplici magliette, non voglio far spendere troppo a Margareth.
Mentre lei è intenta a girovagare in giro io vado a provarmi un paio di cose.
Con indosso una gonna corta a balze e una magliettina bianca esco dal camerino per far vedere l'abbinamento a Margareth.
Ma la vista mi viene coperta da qualcuno posizionato davanti a me.
Alzo gli occhi verso il suo viso ed incontro il verde dei suoi.
Mi guarda per pochissimi secondi, poi il suo sguardo si posiziona sulla ferita della fronte, che decisi di non coprire.
La sua espressione cambia completamente, sembra quasi.. dispiaciuto, e con gesti delicati mi sfiora il punto dolente.
Sembra ipnotizzato, non riesce a toglierle gli occhi di dosso.
Non mi muovo, mi faccio cullare dal suo morbido tocco.
È così vicino che riesco a sentire il suo buon profumo ed il battito del suo cuore andare a ritmo con il mio.
《 chi si rivede, la santarellina 》la sua voce stridula rimbomba nel negozio, come non riconoscerla.
Il ragazzo davanti a me si allontana di scatto, tornando a quanto pare alla realtà data l'epressione sul suo volto.
Sembra perso quanto me, non ho capito nulla del suo gesto innaspettato.
Sta mattina mi ha detto di non avvicinarmi a lui e qualche secondo fa era lui ad accarezzarmi la ferita.
《 Clarke andiamo 》dice alla ragazza, mentre il suo sguardo è ancora puntato su di me.
Sopracciglia corrucciate e mascella serrata, come se io gli avessi fatto qualcosa.
《 dai, ci divertiamo un po' 》insiste lei mentre cerca di avvicinarsi me, ma in quel momento la tira per il polso.
《 ho detto andiamo 》e i due se ne vanno lasciandomi ancora scioccata dalla scena precedente.
che diavolo è successo?

spazio autore;
buona sera, ho deciso di pubblicare il capitolo la sera stessa perché sono una che odia aspettare settimane per leggere il continuo di una storia, quindi spero che sia una cosa gradita anche per voi.
vi auguro una buona serata ed una buona lettura e mi scuso se il capitolo non è molto lungo.

vic.

chi sono?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora