Il quaderno di storia

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La sveglia suonò.

Jess era stesa sotto al piumone lilla in una posizione improponibile, ancora troppo assonnata per azzardare un minimo movimento. Allungò un braccio per tastare il comodino di legno, alla ricerca di quello strumento di tortura che l'aveva risvegliata dal suo beato sonno. Poi quel fischio stridulo si interruppe. Le sue palpebre erano pesanti e le circostanze non prevedevano una giornata molto piacevole. Ma un lampo le trapassò la mente ancora in stato di trance e gli occhi verdi scuri le si spalancarono improvvisamente. <<La scuola!>> fu l'unica cosa che riuscì a dire prima di fiondarsi in bagno in preda all'agitazione. Erano le sei di mattina e New York non aveva ancora visto l'alba, ciò significava che Jessie aveva circa due ore e mezza prima del suono della campanella. 

Aprì freneticamente il getto d'acqua calda della doccia e ci si buttò sotto. Dopo soli venti minuti era già in accappatoio con il phon in mano. Dopo aver finito di asciugarsi la chioma dorata tornò in camera sua per vestirsi. Dei jeans grigi scuri a vita alta, una camicetta nera e una cintura in pelle nera le fasciavano il corpo valorizzando le sue forme. Lei non aveva mai amato mettersi in mostra in modo eccessivo e non si faceva condizionare  troppo dalle tendenze. 

Dopo controllò il telefono e si rasserenò scoprendo che erano solo le sette. Attraversò il corridoio luminoso già di prima mattina, fino ad arrivare alla cucina open space. Fece per aprire il frigorifero ma notò un biglietto giallo con su scritto:  

"Tesoro, mi hanno chiamata presto per un turno a lavoro, la colazione è sul tavolo.  Buon primo giorno di scuola!

-Mamma"

Sua madre era una chirurga e spesso faceva i turni notturni in ospedale, ma Jess non si aspettava che ciò succedesse anche il primo giorno al suo nuovo lavoro. Spostò il suo sguardo sul tavolo di marmo e vide un toast e un bicchiere di  succo d'arancia. Afferrò entrambi e si spostò sul divano ad L di fronte all'enorme parete di vetro. Ammirò l'alba cadere su quella metropoli. La affascinava come New York fosse sempre in movimento senza mai stancarsi.

Quando si accorse di aver finito la colazione prese il telefono e guardò l'orario, erano le sette e venti. Si legò i capelli in una lunga coda di cavallo abbastanza tirata e prese in spalla lo zaino preparato la sera prima. Dopodiché agguantò un mazzo di chiavi che era appoggiato sulla mensola bianca all'ingresso e si chiuse la porta di casa alle spalle. 

Quando fu fuori dall'edificio un'ondata di aria fresca di prima mattina le inebriò le narici cosicché poté entrare totalmente in quell'atmosfera difficile da descrivere e opposta a cos'era abituata. Il liceo privato dove avrebbe studiato era sempre nel quartiere di Manhattan, a pochi passi dalla sua nuova casa. Economicamente parlando, lei e sua madre non avevano mai avuto problemi a dire il vero. 

Passeggiò per il quartiere già affollato e in trambusto fino a quando non arrivò davanti al vialetto di quell'enorme scuola. Una stradina non molto ampia di piastrelle grigie delimitata da due lunghe file di cipressi alti. Dopo si arrivava ad un cortile esterno che sembrava più un enorme aiuola o un parco, pieno di fiori colorati e curati, arbusti, alberi di tutti i tipi, panchine e scorciatoie di ciottolato grigio ombra. Poi si accedeva finalmente  a quella struttura a dir poco megalodontica che lasciò Jessie a bocca aperta. Una scuola che era quasi al livello di Buckingam Palace, senza nessuna esagerazione. Completamente bianca con alcune rifiniture argentate e tante di quelle finestre che sembrava tutt'altro che un liceo. Inoltre non era da dimenticare il fatto che l'accademia comprendesse anche il college oltre che ogni tipo di scuola superiore. Jess però era in anticipo perciò non poteva immaginare la quantità indecifrabile di adolescenti e non che avrebbero invaso quel simil castello delle favole. 

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