Capitolo 18 - È FINITA

27 1 5
                                    

Adelaide

L'anno appena trascorso è stato un anno molto difficile.
Niccolò è cambiato tanto. Ha cercato con fatica di ritrovare un equilibrio. Con il suo umore altalenante ha danzato con rabbia tra sentimenti ed emozioni contrastanti. Alla gioia euforica che celebra la vita si alternavano giorni di buio e completo smarrimento. Ha anche fatto nuove amicizie che inizialmente non ha voluto condividere neanche con Mattia, il suo amico più caro. E in quel momento abbiamo tutti temuto che potesse smarrirsi.
Spesso fuori fino all'alba ad annebbiarsi la mente con grandi quantitativi di birra o di Jack Daniel's.

Insieme abbiamo ristrutturato la sua cantina perché aveva necessità di avere un ambiente tutto suo dove trascorrere le giornate, distante dalle stanze della sua casa in cui il ricordo degli ultimi giorni del padre era troppo doloroso per lui.
Per reagire ha messo in moto la sua creatività e si è messo a disegnare le grafiche per le moto, che poi trasferisce su fogli adesivi. È un piccolo hobby che lo tiene impegnato, gli da soddisfazione e devo dire che l'idea piace molto e sta avendo tante ordinazioni.

La nostra prima lite avuta ai tempi del liceo è ormai un dolce lontano ricordo, niente in confronto a tutte quelle che abbiamo avuto in questo anno.
Ormai il nostro rapporto si è diviso in due. Metà amore e metà rabbia e dolore.

Le sue uscite, i suoi nuovi amici che non ha mai voluto presentarmi. Ha continuato a ripetermi che ha bisogno di qualcosa che sia solo suo, che appartenga solo al suo presente. Mi ha sempre detto di fidarmi di lui mentre tesseva le lodi di una sua nuova amica, giurandomi che fosse solo amicizia, mentre io mi logoravo con la gelosia.

Non lasciarmi. Lo so che è difficile starmi accanto ma io ho bisogno di te.

Queste sono state le parole che ha ripetuto in tutto questo tempo come un mantra ed io mi sono attaccata a quel piccolo frammento di speranza che tutto sarebbe passato e noi saremmo potuti ritornare a come eravamo prima.

Ma stasera tutto non ha più senso. Stasera non c'è veramente più niente. È tutto finito. E io mi sento svuotata, persa, distrutta.

Oggi Maya la mia collega di lavoro mi ha per l'ennesima volta consigliato di parlare seriamente con Niccolò e metterlo difronte a un bivio.
Maya è così cara, siamo entrate subito in sintonia. È più grande di me di dieci anni, è sposata con il suo grande amore conosciuto sui banchi di scuola, come io e Niccolò. Stanno insieme da undici anni.
Fisico longilineo, occhi nocciola. Ha i capelli rossi lunghissimi che tiene sempre raccolti in una lunga treccia, a contrasto una frangetta cortissima. Il viso pieno di lentiggini. Un sorriso sempre smagliante. Se devo cercare un aggettivo per descrivere questa mia nuova amica e confidente direi frizzante! Proprio così Maya è proprio frizzante.

Le ho dato ascolto oggi, ha ragione lei, andare avanti così non ha più senso.
Non è importante che Niccolò continui a ripetere di amarmi, adesso deve anche dimostrarlo.

L'ho chiamato nella pausa pranzo e le ho chiesto di vederci il pomeriggio dopo il lavoro. Mi ha detto di raggiungerlo da lui e così ho fatto.

Al mio arrivo l'accoglienza non è stata particolarmente calorosa, ma ormai sono abituata ai suoi baci dati di sfuggita come fossimo una coppia ormai stanca dei troppi anni trascorsi insieme.

Gli ho chiesto cosa avesse fatto durante la giornata e lui mi ha fatto vedere alcuni lavori finiti.
Ma poi ho preso coraggio e l'ho affrontato.

< Nicco, le cose non vanno. Io non posso continuare così. Dici di amarmi ma non mi basta, devi dimostrarlo. Lo so che tuo padre non c'è più e questo ti ha distrutto ma tu sei qui, sei vivo e lui vorrebbe che tu fossi felice nonostante tutto. > Ecco l'ho detto.

< Lo so, ma non ci riesco >
< Non riesci cosa? >
< Non riesco più a vivere. > Le sue parole mi spiazzano per la pesantezza di questa verità, ma non è finita per me, perché lui prosegue lento e spietato < hai ragione tu, ti chiedo scusa per averti trascinato fino qui. È finita. Chiudiamola qui >

Cosa? Cosa mi sta dicendo? Sapevo dentro di me, nel profondo del mio cuore quando sono venuta qui, sapevo che poteva accadere questo. Insomma ci sono stati così tanti segnali in questi ultimi tempi. Ma no, non voglio sentire queste parole. D'un tratto mi sento precipitare in un baratro.
Sento gli occhi bruciare e le lacrime che iniziano ad inondarli rendendomi la vista sfuocata < Non mi ami più ? > Gli chiedo con un filo di voce.
< Non lo so > mi risponde spietato. Guardandomi alla ricerca del mio dolore.
Forse ferirmi, provocarmi dolore lo fa sentire meglio, forse lo fa sentire in compagnia, lui che nuota nel dolore da un anno ormai.

Le sue parole sono una pugnalata dritta nel mio cuore eppure forse stupidamente non riesco a credere che siano vere < Facciamo l'amore un ultima volta? > Mi sorprendo a chiedere.

Mi fissa intensamente negli occhi mentre muove il suo capo per dirmi di si.

E poi lo abbiamo fatto, piangendo entrambi, ci siamo amati per l'ultima volta. Ci siamo uniti con impeto e passione travolgente entrambi persi nella ricerca spasmodica di noi, di quel nostro universo che non ci sarebbe più appartenuto. Le nostre dita intrecciate con forza nel punto più sublime del nostro orgasmo che ironia della sorte abbiamo raggiunto insieme.
Nei pochi minuti successivi in cui siamo rimasti abbracciati l'uno all'altro, incapaci di staccarci ed allontanarci, un capello lungo, riccio e biondo ha catturato la mia attenzione. In quell'istante ho capito che tutto era finito ormai da tempo. Che il mio Niccolò non c'era più.

e ne era andato ormai da tempo. Mi aveva tradito. Aveva posseduto un altra donna nel letto in cui io lo avevo consolato e avevo raccolto le sue lacrime tante volte.

Devo andarmene di qui subito. Mi sono detta.
Devo allontanarmi da lui ora e per sempre.
Mi sono rivestita in fretta. I suoi occhi fissi su di me, la sua bocca chiusa.
Non ci siamo detti più niente.
Ho preso la porta e sono uscita.
Sono montata sul motorino ed ho guidato più forte che potevo per raggiungere casa mia più velocemente possibile.
Volevo lasciarmi alle spalle tutto.
Quando sono arrivata a casa e ho suonato il campanello posto al cancello, mia madre ha aperto il portone e ha capito subito quello che stava succedendo.
Le sono corsa incontro pronta a perdermi tra le sue braccia che mi accoglievano aperte.
Un urlo straziante è uscito dalla mia bocca mentre mi stringevo a lei . Veniva dal profondo del mio stomaco, un esplosione di dolore si manifestava attraverso la mia gola emettendo quel suono che lacerava il silenzio di una tranquilla serata autunnale.



IO e TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora