Capitolo 10 - LEI

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                          NICCOLÒ

È stato il suo nome a catture la mia attenzione.
Davide mi stava parlando del weekend appena trascorso con la Roby ,la sua fidanzata storica,quando è arrivata Beatrice la primina che ho riaccompagnato a casa l'altro giorno con al seguito una sua compagna di classe.

Le ragazze si sa sono sempre più socievoli ,poi in confronto a me in effetti ci vuole poco ad essere socievoli ,non è maleducazione la mia ,semplicemente non mi interessa molto fare nuove conoscenze. Sono convinto che le vere amicizie si possono contare sulle dita di una mano, nell'altra mano si posso contare le amicizie più futili, il resto rientra nel catalogo " conoscenze " e non servono a molto,anzi non servono proprio.   E così come volevasi dimostrare Benny si è subito lanciata con fare amichevole nelle presentazioni.
Ho continuato ad ascoltare Davide come se non fosse arrivato nessuno.
Poi ho sentito pronunciare quel nome .
"Adelaide ", le ho sentito dire.
Mi sono girato di scatto. Ho sempre odiato i nomi comuni nelle ragazze ,per non parlare poi di quelle poverette che figlie di donne frustrate si ritrovano i nomi delle protagoniste di qualche soap opera o ancora peggio di qualche telenovela messicana.
Mi ritrovo davanti una ragazzina minuta, con un viso dolcissimo e due occhioni da cerbiatto.
Cosa ci fai tu piccola donna con un nome così aristocratico e potente?

"Hai presente Heidy e le caprette che fanno ciao? Ecco quella " così mi risponde quando le chiedo nuovamente il suo nome per avere la conferma di aver udito bene.

Hai coraggio e sei dotata di autoironia piccola donna ,mi piaci!

Nell'ora di pranzo siamo al bar in attesa che la Manu ci prepari i nostri panini e Beatrice torna con la piccola donna. Non riesco a staccarle gli occhi di dosso. Mi sorprendo a studiare ogni particolare di lei. I suoi capelli a caschetto, sono indisciplinati , né lisci , né mossi ,castani con i riflessi caldi del cioccolato incorniciano un viso dalla pelle perfettamente liscia senza alcuna imperfezione, due occhi grandi scuri,lunghe ciglia nere che li rendono ancora più scuri e profondi. Un piccolo nasino e labbra sapientemente dipinte da un rossetto color mattone, un colore in netto contrasto con la sua purezza. Non so cosa cazzo mi prende ,ma più la guardo e più la trovo così dolce e tenera al punto che vorrei solo conoscerla di più e tenerla tra le mie braccia per proteggerla come fosse qualcosa di prezioso. Indossa un maglione di lana più grande di lei ,molto più grande di lei . Le cose sono due , o è del suo ragazzo oppure vuole nascondere il suo corpo. Propendo per la seconda. Si percepisce che è timida e il mio sguardo la turba ne sono certo.
Scopro che turbarla mi diverte molto.

"Mi porti a fare un giro in moto" mi chiede ad un tratto sostenendo il mio sguardo.
"Trova un casco " mi sorprendo a risponderle senza pensarci un attimo.
Lo sapevo che dietro a quegli occhioni da cerbiatto e il corpo minuto c'era qualcosa di più. Sei timida ma coraggiosa piccola donna e non so che cazzo mi prende ma mi piaci proprio.

Non ci mette molto a tornare. Ha un espressione soddisfatta quando varca la soglia del bar con il casco al braccio destro.
La raggiungo subito. < Pronta? > Le dico
Un cenno del capo è la sua risposta.
Quando sale sulla moto,il suo disagio è tangibile ,si aggrappa al codino con entrambe le mani mantenendo un distacco tra noi, chissà se è abituata ad andare così in moto,mi ha detto che il padre ha la moto,in ogni caso non è mia abitudine portare qualcuno con me perché il mio modo di guidare è un po' ,diciamo rischioso , è più forte di me non riesco ad andare piano e così, conscio di questo preferisco evitare di trascinare in questo rischio chicchessia . Per questo motivo ,prima di partire, allungo il braccio indietro andando a cercare la sua mano destra prima e la sinistra dopo portandole davanti a chiuderle in un abbraccio ben saldo
Prima,seconda ,terza e mi lancio per i viali ,sfrecciamdo a grande velocità tra le macchine.
Mi sento sereno,rilassato,disteso,felice.
L'autunno sta finendo e il cielo cupo annuncia l'arrivo dell'inverno,l'aria è leggermente frizzante, lei è così leggera che se non fosse per l'abbraccio in cui mi trovo stretto non mi accorgerei di averla dietro ,accompagna ogni movimento della moto, nonostante la mia guida non deve avere alcun timore. Mi intenerisce il fatto che si fidi completamente di me. Quando arriviamo al semaforo rosso di Piazza della Libertà , poggio i piedi a terra , lascio il manubrio e mi ritrovo a cercare la sua gamba, poggio una mano sulla sua caviglia e bramoso di un contatto con lei, inizio a far scorrere la mia mano prima sulla gamba per poi salire alla coscia. Non si muove ,resta ferma immobile,nessuna reazione giunge da lei in risposta a questo mio gesto . Voglio sentirla stretta a me ancora una volta,voglio sentire la sua anima abbandonarsi fiduciosa alla mia.
< Tieniti forte. ORA > Le dico e partendo metto la moto su una ruota e percorro Via Cavour così,inebriato in un mix di sentimenti di dolcezza,trasporto e potenza.

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