Capitolo 22 - IL CORTEGGIAMENTO

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                         ADELAIDE

Sono passate due settimane da quella chiacchierata con mia suocera.
Niccolò non si è più fatto sentire.
Federico è dovuto partire per Milano per lavoro, resterà fuori fino a gennaio salvo rientrare giusto per le festività. Il weekend nella sua casa al mare per il momento è stato archiviato.
Ci sentiamo ogni tanto.

Io mi sento serena. Non felice, sarebbe troppo, ma serena direi di sì. Tra pochi giorni sarà Natale e io amo questo periodo dell'anno.
Adoro i preparativi, le decorazioni, le luminarie. Ho la fortuna di lavorare proprio nel centro di Firenze e qui tra le mille luci e gli addobbi dei negozi si respira proprio l'atmosfera natalizia.

Sono in studio da questa mattina e ci passerò la giornata ma mi piace molto il mio lavoro e adoro passare i momenti liberi a chiacchierare con le mie colleghe fino a che il Dottore non ci silenzia con uno dei suoi rimproveri < Ragazze basta chiacchierare , sembrate delle galline in un pollaio > ci dice sempre e noi colpevoli ridiamo sommessamente.

Io ,Maya e Silvia stiamo facendo le nostre chiacchiere in sterilizzazione in attesa che arrivi il paziente successivo quando appare Monica l'altra nostra collega che si occupa della segreteria. < Ehm , Ade? C'è una persona per te in segreteria > Per me? Chi sarà adesso, penso?  Per alcuni mesi mi sono occupata io della segreteria e alcuni pazienti particolarmente legati a me, nonostante Monica sia bravissima continuano a chiedere di me.
< Arrivo subito > le dico, ma noto il suo sguardo strano e lo sguardo che si scambia con le altre ragazze.
< Cosa c'è? > Le chiedo sorridendo.
< Niente. Vai, vai > mi incalza lei gesticolando con le mani per indurmi a fare veloce.
Quando apro la porta che conduce al lungo bancone della reception posto nell'ingresso dello studio mi trovo davanti Niccolò con in mano un grande mazzo di rose rosse.
È agitato lo vedo dal suo viso.
Passato il primo momento di sorpresa e stupore quella che avverto è rabbia.
< Cosa ci fai qui? > Gli chiedo con tono duro senza neanche salutarlo.
< Scusa > mi dice con aria di pentimento porgendomi i fiori con un sorriso intimorito.
Non li prendo.
< Sei in ritardo Niccolò. Il treno è già partito, mi dispiace. >
< Possiamo parlare? >
< Non ho niente da dire. E non mi interessa cosa hai da dirmi. Mi hai già detto così tante cose >
< Ti prego, parliamone >
< Non ho tempo, sono a lavoro >
< Dopo il lavoro. Quando esci. Ti aspetto. >
< No > Sono ferma e decisa nella mia risposta.
< Ti avevo chiesto di aspettarmi > mi dice con aria delusa e tono supplichevole.
< Stai scherzando vero? Non ti sei fatto più sentire. Senti vattene di qui. Te lo ripeto sono a lavoro > rispondo rabbiosa.
< Ok, come vuoi. > Mi dice porgendomi nuovamente i fiori. Prendo il mazzo e mi posiziono dietro al bancone della reception per premere il pulsante che apre la porta dello studio.
Niccolò gira su se stesso e si dirige alla porta senza aggiungere altro.
Varca la soglia e sparisce.
Resto sola. Turbata e confusa. Non so se ho fatto bene ad essere così dura.
Non è stato un atteggiamento calcolato il mio, non volevo punirlo per riaverlo. Ho ascoltato il mio cuore. Ho esternato la mia rabbia. Ho rispettato me stessa. Non sono un oggetto che può usare e riporre a suo piacimento. È sparito per quindici giorni dopo aver detto di amarmi. È un comportamento inaccettabile e ingiustificabile. Lo amo sempre e questo l'ho capito, ma c'è un limite a tutto.

Qualche minuto dopo mi raggiungono le mie colleghe. Maya sorride compiaciuta mimando un applauso per sottolineare la sua approvazione.
Silvia e Monica mi avvolgono con le loro braccia. In effetti ho proprio necessità di ricevere un po' di sostegno.

Poi dirigono la loro attenzione al grosso mazzo di fiori che tengo tra le mie mani.
< Dobbiamo trovare un vaso per questi fiori >  dice Monica e di dirige verso la porta del nostro mini appartamento posto oltre la sala d'attesa.
Suonano il campanello, Silvia risponde al citofono e ci avverte che è arrivato il paziente che stavamo aspettando. Dobbiamo quindi alzare le tende. Liberare la reception!
< Corro a preparare la stanza, così lo facciamo passare subito. Tu metti i fiori nel vaso. > Mi dice Maya.

IO e TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora