Festa a sorpresa

310 22 0
                                    

Parte seconda
Amore

12.Capitolo dodici.

Ered Lûin – 2935, Terza Era.

Sei anni.
Il tempo era volato da quando Emyrin si era trasferita.
Lei e Kili erano diventati ancora più affiatati mentre Fili si era finalmente deciso ad aprire il suo cuore e confessare i suoi sentimenti alla dolce Lirys, che lo aveva accolto a braccia aperte.
Inoltre, lei ed Emyrin erano diventate ottime amiche e passavano molto tempo insieme.
Dìs era sempre la solita furia – in senso buono – mentre Thorin si era rivelato un'ottima persona e a volte passava del tempo con la giovane per insegnarle qualcosa.
Grazie a lui, Emyrin era stata accolta alle lezioni di Balin e quando Kili si allenava con il fratello e Dwalin, lei e Lirys assistevano ai combattimenti facendo il tifo per il proprio rispettivo Nano.
E, c'era da dirlo, era proprio come le aveva detto Balin quando si erano conosciuti: Dwalin sembrava davvero rude e burbero, ma in realtà aveva un cuore enorme ed Emyrin scoprì che sapeva perfino sorridere.
Poi c'era Rhor.
Quella piccola palla di pelo grigio era diventato un cagnone enorme. Non si sarebbero mai aspettati una cosa del genere, ma Thorin gli aveva costruito una cuccia in giardino e così poterono continuare a tenerlo con loro.
Insomma, la vita di Emyrin era davvero cambiata.
In sei anni aveva imparato davvero molto, scoprendo alcune cose belle e altre brutte. Ma nell'insieme era cresciuta davvero tanto.
Un giorno, qualche mese dopo essersi trasferita anni prima, aveva preso coraggio e accompagnata da Kili era andata alla locanda per parlare con Dhelia, ma lei non c'era.
Con grande sorpresa di tutti, se ne era andata senza lasciare traccia. Da quel giorno, Emyrin trovava sempre il tempo per fare un giro in città, farsi nuovi a mici e ormai tutti la conoscevano e le volevano bene.
Inoltre, era riuscita a guadagnare qualche soldo grazie a un lavoretto che le aveva trovato Thorin, nella bottega di un suo amico.
Bofur si guadagnava da vivere facendo il giocattolaio. Era un Nano dolce, lui, e i bambini di Gabilgathol lo adoravano. I suoi giocattoli erano raffinati nei minimi particolari ed erano bellissimi anche esteticamente parlando.
Bofur le aveva insegnato come fare il suo lavoro e pian piano era diventata brava – non come lui, certo, ma brava – e la soddisfaceva vedere il sorriso dei bambini quando entravano nella piccola bottega e mormoravano i loro 'wooow' oppure 'oooh' e poi se ne andavano stringendo tra le braccia il nuovo acquisto.
In quei momenti, Emyrin pensava a lei e Kili, che non avevano ancora sperimentato l'amore in tutte le sue forme e si chiedeva spesso se un giorno avrebbe visto quel sorriso nascere sul viso di suo figlio o di sua figlia.
A contrastare tutta questa felicità, però, non poteva che esserci la più brutta delle notizie per la giovane Nana: un anno dopo il suo trasferimento, Thorin aveva organizzato una spedizione a Brea per alcuni affari e lei aveva tanto insistito per andare con loro. Ma una volta a giunti in città, Emyrin scoprì ciò che più temeva. Sua madre era scomparsa; era partita con un gruppo di mercanti – come diceva l'ultima lettera – ma, come lei già sapeva, non era mai arrivata a Gabilgathol e le venne raccontato che c'erano state delle ricerche, ma l'unica cosa che era stata trovata era la carovana distrutta in un passo tra le montagne. Probabilmente Orchi, aveva detto qualcuno.
Ogni tanto, Emyrin guardava il cielo e pensava ai suoi genitori... ma quando si guardava nello specchio, ora, vedeva una persona diversa.
Vedeva un'altra Nana, più forte, pronta ad affrontare la vita per quella che era.


Quando uscì di casa, quella mattina, era più elettrizzata che mai!
Dìs le aveva fatto trovare i suoi dolcetti preferiti – i muffin ripieni di marmellata ai lamponi – e Kili le aveva fatto trovare un mazzo di fiori sul comodino con un biglietto di auguri e la promessa che quella sera sarebbero andati a vedere le stelle nella radura.
Con quei bei pensieri nella mente, non si accorse nemmeno della strada che aveva già percorso se non finché non si ritrovò davanti alla porta della bottega.
Entrò, salutando Bofur con un gran sorriso, ricevendo un abbraccio e un bacio sulla guancia con tanto di auguri di buon compleanno.
"Ti ringrazio." Gli disse, prendendo posto dietro al bancone e iniziando ad armeggiare con gli strumenti da lavoro.
"Eh, no, signorina, cosa credi di fare?" Bofur le tolse di mano un animaletto di legno e la prese per l'avambraccio, portandola sulla soglia.
"Ma cosa...?"
"Tu oggi non lavori. Hai la giornata libera." Le disse, con un gran sorriso.
"Ma..."
"Nessun ma, è il tuo compleanno e non si lavora il giorno del proprio compleanno." Il Nano le fece l'occhiolino.
"Guarda che non c'è problema! Sul serio, voglio stare qui." Protestò lei, mai inutilmente, poiché lui la sbatté letteralmente fuori, chiudendole la porta in faccia.
Poi la riaprì quel tanto che bastava per far uscire la testa: "Divertiti, oggi, intesi?"


Ancora attonita da quanto accaduto, fece spallucce e girò i tacchi scuotendo la testa; se il capo le ordinava di divertirsi... 'Così sia!' Pensò, decidendo di fare un salto al mercato.
Come al solito vi era tantissima gente e in molti la salutarono affettuosamente al suo passaggio.
Attraversò la sfilza di bancarelle dai mille colori e si sedette infine sul bordo della fontana.
Faceva caldo e le goccioline d'acqua che schizzavano fuori dal bordo erano piacevoli sulla pelle.
"Hey, Emyrin!" Una voce familiare attirò la sua attenzione e alzando gli occhi ne un incontrò un paio color del cielo.
"Lirys, che piacere!" Sorrise, abbracciando l'amica.
"Auguri, amica mia."
"Grazie." Annuì.
"Quanti sono?"
"Sessantasette."
"Oh... ricordo ancora com'era avere la tua giovane età..." Disse la bionda in tono tragico, rivolgendo uno sguardo nostalgico al cielo.
"Ma se hai solo un anno in più di me!" Esclamò Emyrin, scoppiando a ridere insieme al'altra.
"Beh, trecentosessantacinque giorni non sono mica pochi!"
"Ma smettila! Allora, dove andavi di bello?" Alla domanda di Emyrin, Lirys parve innervosirsi.
"Ehm... veramente..." Iniziò a balbettare, facendo saettare gli occhi da una parte e dall'altra, come se cercasse un qualcosa che potesse aiutarla a trovare le parole.
"Se non vuoi dirmelo, fa niente. Non devi preoccuparti, infondo sono affari tuoi." Disse subito lei, guardandola con curiosità.
"Non è che non voglio, è che... non posso." Cercò di giustificarsi, ma alla fine non trovò nulla di meglio della verità.
"Okay, va bene, nessun problema."
"Scusami, Emy, vorrei ma davvero non posso dirtelo. Anzi, mi devo anche sbrigare, o farò tardi." Le disse, iniziando a camminare. Poi alzò una mano a mo' di saluto. "Ci vediamo stasera!" Gridò sparendo dietro un angolo.
"Stasera... ma di che sta parlando?" Mormorò tra sé e sé, facendo un'alzata di spalle. "Mah, sarà meglio tornare a casa."


Non appena la vide, Rhor le corse incontro.
Emyrin trasalì: quando era piccolo, le correva sempre incontro e lei era solita prenderlo e sollevarlo in aria con fare gioco, ma adesso se quel cagnone le avesse messo anche solo una zampa su una spalla l'avrebbe buttata a terra in un battito di ciglia.
"Hey, sta giù, Rhor!" Gli intimò, non appena arrivò ad una distanza pericolosamente corta da dove si trovava lei.
Il cane rallentò e le zampettò affianco, sedendosi poi davanti a lei e dandogli la zampa.
"Oh, tesoro, non ho nulla da darti... ma posso vedere se c'è qualcosa in casa. Dovrò solo cercare di non farmi scoprire da Dìs o mi ucciderà." Gli sussurrò, scompigliandogli il pelo.
Si avviò verso casa ma quando stava per aprire la porta, essa si spalanco e un Fili e un Kili sorpresi si scambiarono uno sguardo complice e colpevole.
I tre rimasero a fissarsi per un secondo, finché Emyrin non iniziò ad intuire che qualcosa non andava.
"Allora? Che succede?" Disse, avanzando di un passo verso di loro, che in tutta risposta indietreggiarono.
"Beh? Vogliamo restare a guardarci per il resto della giornata o vi decidete a sputare il rospo?" Li incalzò riducendo gli occhi a due fessure, guardandoli a braccia conserte.
"Scusa, Emy, ma noi dovremmo-"
"No, tesoro, voi non andate da nessuna parte se prima non mi dite cosa succede." Si guardò in torno. La casa era silenziosa. Troppo silenziosa. "E dove sono finiti tutti?"
I due fratelli si scambiarono un'altra occhiata, finché alla fine fu Fili a parlare, capendo che Kili avrebbe ceduto sotto il suo sguardo indagatorio.
"Scusa, sorella, ma non possiamo dirtelo.
"Strano... è la seconda volta che sento questa frase, oggi."
"Ah si?" Kili si grattò il capo. E quando Kili si grattava il capo, Emy ormai lo sapeva bene, nascondeva qualcosa o era in imbarazzo. E la giovane optò con sicurezza sulla prima.
"Già. Ho incontrato Lirys in piazza e quando le ho chiesto dove andava mi ha risposto che non poteva dirmelo. Che state architettando tutti quanti?"
"Ascolta, sorella, se noi ora ti diciamo anche solo una parola, nostra madre ci scuoierà vivi. Quindi, annegherai nella tua curiosità. Con permesso." Fili la scostò gentilmente dall'entrata e la oltrepassò in tutta fretta, liberandosi di lei.
Kili alzò le mani e fece per seguire suo fratello, ma la ragazza lo prese per una manica.
"Lo so, mi dispiace, ma ti assicuro che va tutto bene." La anticipò, qualsiasi cosa volesse dirgli e poi, dopo averle schioccato un bacio sulla guancia, uscì, richiudendosi la porta alle spalle.


Dopo aver lanciato un paio d'ossi al cane, Emyrin si gettò sul letto, torturandosi la mente su quel che stavano facendo quei due. Sicuramente Lirys si incontrava con loro, pensò, e sicuramente c'era anche lo zampino di Dìs.
La casa era immersa in tale silenzio che le sembrava che i suoi pensieri avessero assunto un volume così alto da far male alle orecchie.
Così svuotò la mente e chiuse gli occhi.

Kili le prese la mano e la condusse sul prato, facendola sdraiare sotto il manto stellato.
Guardarono le stelle insieme, come non facevano da tempo; erano lontano dal mondo, in quel momento, e niente e nessuno avrebbe mai potuto rovinare quella magia.
Emyrin riconobbe tutte le costellazione che lui le aveva insegnato e dopo si acquattò contro il suo petto, venendo stretta tra le sue braccia forti e protettive.
Quando Kili la stringeva in quel modo sentiva che poteva affrontare anche un'orda di orchi, si sarebbe sempre sentita al sicuro.
In quel momento, capì che era finalmente pronta: voleva che entrambi diventassero l'uno un tutt'uno con l'altra, indivisibili.
Con la mano, in silenzio, percorse il braccio e la spalla del Nano, risalendo fino al collo e poi la mandibola, arrivando alla bocca.
Si issò su un gomito e baciò quelle labbra che le appartenevano.
Il bacio non nascondeva il desiderio che ardeva in lei e che subito si accese anche nel petto del giovane.
In un attimo, Emyrin fu sotto di lui che prese a baciarle il collo. Scese giù, fino al suo sterno, lambendo la pelle morbida.
Kili era il predatore e lei la sua preda.
Le abbassò le spalline del vestito mentre risaliva a baciarle le labbra.
"Ti amo, Emy." Le disse, mentre la sua mano si intrufolava sotto l'ampia gonna e andava ad accarezzarle la coscia.
Emyrin sospirò quando mille brividi la scossero. La mano del giovane si spostò, sfiorandole l'inguine, mentre le loro lingue danzavano insieme sulle armoniose note dell'amore.

"Emyrin?"
La giovane aprì gli occhi di scatto e la magia del momento andò in frantumi non appena realizzò che Rhor le stava leccando la faccia. Si era addormentata e la lingua del cane che le stava letteralmente lavando il viso, nel suo sogno si era trasformata nelle labbra soffici nel suo compagno, che...
"Rhor!" Lo scansò, pulendosi la bocca e arrossendo.
Kili rise di gusto, scompigliandole i capelli.
"Non lo rovo affatto divertente!" Ribatté lei, alzandosi e dirigendosi in bagno per lavarsi via la bava del cagnone che ancora la guardava scodinzolandole da sopra il letto.
"Invece lo era, credimi avevi una faccia... cosa stavi sognando, per curiosità?"
Emyrin si strozzò con la sua stessa saliva, iniziando a tossire.
Per sua fortuna, Kili scambiò il rossore sulle sue guance per un sintomo dovuto allo sforzo di tossire.
"Assolutamente niente!" Mentì, gettandosi dell'acqua fresca in viso.
"Ne sei certa? Perché sembravi così..." Kili sembrò pensarci.
"Così come?" Domandò allarmata, riposando l'asciugamano al suo posto.
Pregò i Valar di non aver parlato nel sonno, o sarebbe morta di vergogna.
"Felice. L'espressione sul tuo volto era felice." Concluse infine il giovane, sorridendole.
'Fiuuù, grazie!' Sospirò Emy, sollevata.
"Beh, vorrà dire che qualsiasi cosa io abbia sognato l'ho dimenticata." Mentì ancora, sperando di essere credibile.
Suo malgrado, il fatto che le brontolò sonoramente la pancia fu un bene, perché Kili parve dimenticarsi del suo sogno e cambiare totalmente discorso: "Avanti, perché non ti prepari? Ormai è ora."
Emyrin lo guardò confusa.
"È ora per cosa, esattamente?"
"Lo vedrai tra poco." Rispose il Nano, baciandole le labbra. Emyrin si sentì avvampare ricordandosi del suo sogno.
"Va bene, va bene," Si allontanò in fretta "dammi solo cinque minuti per sistemarmi e arrivo."


Rhor zampettava dietro ai due, con la lingua a penzoloni.
Ogni tanto si fermavano ad aspettarlo mentre quello rallentava o si metteva a fiutare qualcosa.
"Avanti, bello, andiamo." Lo richiamava poi Kili e il cagnone subito correva nella loro direzione, rischiando talvolta di travolgerli con la sua mole.
"A volte mi rendo conto di non essermi accorta del tempo che passava e quanto quel batuffolino peloso sia cresciuto." Disse Emyrin ad un certo punto, poco prima di arrivare al boschetto che precedeva la radura.
"Questi sei anni sono volati. Ma infondo, è cos' che accade quando si sta bene, no?" Disse Kili, stringendole la mano. Si sorrisero e continuarono a camminare.
Il sole era ormai calato dietro le imponenti montagne, lasciando che la luna prendesse il suo posto e le stesse iniziassero a mostrarsi.


"Buon compleanno!" Gridò un insieme di voci, non appena i due sbucarono dal groviglio di alberi.
Emyrin rimase sbigottita e lasciò andare la mano di Kili per raccoglierle entrambe al petto.
"Ma cos... credevo che..." Balbetto, rivolgendo un'occhiata fugace al suo Nano per poi sorridere alla moltitudine di volti che la osservavano in attesa di una sua reazione.
C'erano davvero tutti: Dìs, Fili e Lirys, Thorin, Dwalin e Balin, Bofur con suo fratello Bombur e il cugino Bifur e poi c'era Hirina e il signor Borli e molti altri. Perfino i bambini che andavano spesso alla bottega dei giocattoli.
"Avete organizzato tutto questo per me?" Chiese, sorpresa. Sì, aveva intuito che qualcosa di strano stava accadendo, ma non immaginava nulla del genere.
Si guardò intorno: tavoli arricchiti di bevande e cibarie di ogni tipo; un grande falò era acceso alle loro spalle, rischiarando tutta la radura. Poco distante da loro, il lago rifletteva il cielo stellato come fosse un enorme pozzo contenente l'universo infinito.
La gioia che esplose nel petto della giovane fu immensa e, al culmine della felicità, corse ad abbracciare tutti e a ringraziarli per la fantastica sorpresa.


La musica era bellissima e giocosa, metteva allegria, e i cittadini di Gabilgathol ballavano sulle sue note, accerchiando il falò e creando ombre fluenti sul prato.
"Non riesco ancora a crederci." Disse Emyrin, con gli occhi che brillavano dalla gioia, sorseggiando dal suo bicchiere.
Assaporò con gusto la birra per la prima volta nella sua vita e dovette ammettere che era buona.
"Ci dispiace per stamattina, ma non potevamo rovinarti la sorpresa." Le sorrise Fili, circondando le spalle della sua bella.
"Già. Hai ragione." Rise lei, appoggiandosi impercettibilmente a lui.
Si sentiva incredibilmente leggera. A quanti bicchieri stava? Due? Tre? Diede un altro bel sorso. Era la sua festa, non c'erano regole... o si?
"Tutto bene?" Le chiese Lirys, osservandola.
"Oh si, non potrebbe andare meglio. Questa festa è... super!" Rispose lei, salutando Bofur dall'altra parte del prato.
Dìs si avvicinò ai tre: "Ti stai divertendo, Emy?" Chiese subito alla giovane, porgendole un dolcetto che accettò di buon grado.
"Sì. Grazie, Dìs, è delizioso. Adoro i tuoi dolci!"
"Figurati, è un piacere. Allora vado a fare un altro giro, cercherò Dwalin e gli chiederò di ballare. Chissà se quell'omone all'apparenza rozzo non si scioglierà per me..." Disse la Nana, prima di allontanarsi.
Emyrin scoppiò a ridere.
"Fili, tua madre è davvero una forza! Non smetterà mai di sorprendermi." Ed era vero, Dìs aveva sempre un asso nella manica, un fattore sorpresa sempre diverso. Emyrin l'ammirava per quello: nonostante tutto ciò che aveva passato era una Nana meravigliosa, forte e travolgente. "A proposito, dov'è Kili?" Si chiese d'un tratto. In effetti, da quando era iniziata la festa – ed era già un bel po' – il Nano era scomparso dalla circolazione.
Si guardò intorno cercandolo tra la folla, ma non ne scorse nemmeno l'ombra.
"Non ne ho idea." Rispose Fili, passando poi la sua attenzione sulla sua dolce metà.


"Qualcuno mi cerca?" Kili sbucò in quell'istante alle loro spalle, facendoli trasalire.
Fili e Lirys interruppero il loro bacio, sobbalzando, mentre Emyrin si voltò di scatto e gli si gettò al collo, coinvolgendolo in un bacio passionale, del tutto diverso da quelli che erano soliti scambiarsi.
"Hey, hey, piano." Rise il giovane, quando finalmente lo lasciò andare.
Emyrin non parve imbarazzarsi – altra cosa strana – ma si scusò ugualmente.
"Avevo voglia di baciarti." Si giustificò, sorridendo.
Kili guardò gli altri due, che alzarono le spalle, poi rivolse di nuovo l'attenzione su di lei e sul suo bicchiere.
"Birra? Da quando bevi birra?" Domandò, sinceramente sorpreso.
Lei fece spallucce: "Mi sono decisa ad assaggiarla. È buona." Disse, come se fosse era ovvio che le sarebbe piaciuta.
"Beh, questo lo vedo... quanta ne hai bevuta?" Le chiese ancora lui, prendendola perle spalle.
"Non lo so... cinque bicchieri? Forse sei? Che importa? E perché mi fai tutte queste domande? È una festa non un interrogatorio. Perché non andiamo a ballare?"
"Non credo che tu sia in grado di ballare, mia cara." Le disse, togliendole il bicchiere numero non-ne-aveva-idea di mano e passandolo al fratello. Gli disse qualcosa a bassa voce e poi, ignorando le proteste, prese la sua ragazza per mano e la trascinò fuori dalla radura.
Appena passato il boschetto, Emyrin puntò i piedi a terra costringendolo a fermarsi.
"Dove mi stai portando?" Domandò, con tono quasi arrabbiato. "Non possiamo andare via. È la mia festa!"
"Andiamo a casa." Disse semplicemente lui, cercando di farla avanzare ma senza successo.
"Ma non abbiamo nemmeno visto le stelle, ancora. Me lo avevi promesso." Emyrin incrociò le braccia al petto. Le sue guance erano rosse per l'alcool e la sua espressione imbronciata la faceva sembrare una bambina. Era buffa e dolce allo stesso tempo.
"Non credo che sarà possibile, stasera. Verremo domani, quando ti sarai... ripresa. Va bene?"
"Me lo prometti?"
"Te lo prometto." Annuì il giovane.
La tirò gentilmente e lei lo seguì, se pur mal volentieri.
Erano appena giunti in piazza quando Emyrin si fermò di nuovo.
"Cosa c'è adesso?"
"Mi gira la testa... ti prego, fammi sedere. Ho bisogno di sedermi." Mormorò, aggrappandosi forte alla sua mano.
Kili la portò al bordo della fontana e la fece sedere, mettendole i polsi nell'acqua fredda.
"Va un po' meglio?" Le chiese dopo un po', mentre con una mano le rinfrescava il viso accaldato.
Lei annuì, ma subito dopo si lasciò cadere con la testa sulla sua spalla, abbracciandolo debolmente.
"Mmh... scusa." Gli disse a bassa voce, anche se le sue parole rimbombarono per le vie deserte.
"Non devi scusarti. A volte capita di esagerare." Sorrise, Kili, pensando a quante volte prima di incontrarla si era ubriacato con il fratello.
"Lo sai, ti ho mentito oggi..." Disse Emyrin d'un tratto, dopo un momento di silenzio.
"Ah si?" Fece lui, mentre le accarezzava i capelli soffici e profumati.
"Sì. In realtà, so benissimo cosa ho sognato. Stavamo... stavamo guardando le stelle nella radura, come mi avevi promesso..." fece una pausa e spostò il viso nell'incavo del collo del giovane, sospirando. Il suo fiato caldo sbatteva sulla sua pelle e gli mandava dei brividi. "...poi abbiamo iniziato a baciarci. Sai, non un bacio normale... era più come quello che ti ho dato prima. E poi..." Abbassò ancora di più la voce, stringendosi a lui.
Kili aveva già capito doveva voleva andare a parare con quel 'e poi' lasciato lì, in sospeso, e si sorprese delle sue parole.
Ma il flusso di pensieri che scaturì quella rivelazione fu interrotto quando dei singhiozzi iniziarono a scuotere il corpo di Emyrin.
"Mi dispiace... mi dispiace se ti ho fatto aspettare tutto questo tempo..." Disse, tra le lacrime.
Kili non sapeva cosa dire.
Anche se era ubriaca, le sue parole erano sincere e su quello non aveva alcun dubbio.
Ma questo cosa significava? Era forse pronta a fare quel passo? O era soltanto una fantasia dettata dall'alcool? Magari non aveva sognato nulla di tutto quello.
"Va bene, ma non piangere, okay? Domani ne parleremo meglio. Ora andiamo a casa, che ne dici? Ce la fai a camminare?" Disse infine, decidendo che avrebbe pensato dopo a tutto il resto.
Lei annuì, ma non appena si mise in piedi ricadde seduta e allora Kili la prese in braccio.


Quando la adagiò sul letto, Emyrin si era ormai addormentata.
La osservò dormire per un po', con i gomiti sulle ginocchia e la testa fra le mani.
Era vero che la stava aspettando. Ogni volta che aveva provato ad andare oltre le semplici effusioni, lei si era sempre tirata indietro, timorosa di scoprire cose nuove.
Ma forse adesso era cambiato qualcosa e lui non lo sapeva.
Ma cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto parlarle, l'indomani, e scoprire se provava il suo stesso divorante desiderio?
Oppure avrebbe dovuto far finta di niente, nel caso non si ricordasse nulla?
Alla fine si alzò dal letto e uscì dalla stanza.
Aveva bisogno di aria e di... risposte.

Il tramonto è nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora