Corri!

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Premessa: Ho fatto accadere tutto durante la notte, anche se a quanto sembra dal film, passano una giornata intera dai goblin (una giornata apparentemente di durata massima un'ora) per poi sbucare al tramondo nel Rhovanion e venire attaccati magicamente di notte da Azog. Siccome DOVEVO far coincidere le due storie, TUTTO SI SVOGLERà DI NOTTE!
Buona lettura, a più in basso ;) :*













22.Capitolo ventidue.

Ered Mithrin – 6 Nárië 2941, Terza Era.

Esausti, fradici, intirizziti, i Nani si ripararono per affrontare quel che restava della notte in quella fredda rientranza nella roccia.
Non avrebbero mai pensato che le leggende sui Giganti di pietra fossero vere, almeno non prima di finire in mezzo ad una lotta fra tre di essi.
Erano stati sballottati a destra e a manca, erano stati divisi, alcuni avevano rischiato di rimanere spiaccicati tra due ammassi rocciosi, ma fortunatamente non vi erano feriti e, seppur con non poca fatica, ora erano in salvo e potevano concedersi del sano riposo.
Bofur fu messo a fare la guardia per primo e gli altri si sdraiarono, addormentandosi quasi subito.
L'unico che non accennava a darsi pace era il giovane Kili, che se ne stava a fumare appoggiato all'entrata della caverna sgocciolante acqua piovana.
"Hei, Kili, perché non vai a riposare un po'? Ne hai bisogno." Gli disse il Nano, avvicinandoglisi.
"Mh." Mormorò lui, buttando fuori una nuvoletta di fumo senza guardarlo.
"Si direbbe che qualcosa non va. Se vuoi parlare, non so, lo sai che-"
"Grazie, Bofur, ma... non saprei." Lo interruppe il giovane, rivolgendogli un'occhiata sconsolata.
Ci fu un lungo silenzio, in cui entrambi rimasero a guardare il muro d'acqua che non accennava a diminuire. Lo sfondo era un'infinita distesa nera, un mare buio in cui sarebbero potuti affogare se non avessero prestato la giusta attenzione.
"Sai, quando sono turbato penso ai sorrisi dei bambini che se ne vanno felici dalla mia bottega. Loro sono la mia gioia e ritrovo sempre il buon umore. Dovresti trovare qualcosa a cui pensare che ti faccia sorridere... ad esempio Emyrin." Non appena Bofur pronunciò il nome della rossa, Kili sembrò incurvarsi su se stesso, incassando il collo nelle spalle. Capì di aver toccato il tasto dolente del ragazzo. "Scusa, mi dispiace. A volte parlo troppo." Disse, cercando di rimediare.
"No, non è tua la colpa."
Ci fu ancora del silenzio, poi Kili di punto in bianco raccontò tutto all'amico e quello, dapprima sorridente, divenne triste, comprendendo la sofferenza del più giovane.
Poi però, sembrò accendersi qualcosa in lui e lo guardò con determinazione: "Ascoltami, Kili: è vero, siete lontani e non sapremo se vi rivedrete finché tutto non sarà finito. Ma questo deve servirti per andare avanti fino alla fine e lottare con tutte le tue forze per sopravvivere ad ogni pericolo che incontreremo, per poterla di nuovo stringere e abbracciare la creaturina che avete concepito insieme. Devi mettercela tutta! ... Credo che il prossimo legnetto che troverò per strada diventerà un regalino per il nascituro. Congratulazioni!"
Quelle parole riportarono il sorriso sulle labbra di Kili e i due si abbracciarono con affetto.
"Grazie." Gli disse soltanto. Per un attimo gli balenò nella mente che quelle parole avrebbe dovuto dirgliele suo zio, ma era troppo preso da quell'impresa per accorgersi del suo umore sotto le scarpe.
"Ora vai a riposare, cera di dormire un po'.


Per Bofur, che in quel momento era intento a rimembrare giorni felici del suo passato, il momento delle confidenze non era finito: si accorse appena in tempo che Bilbo se ne stava andando e si immerse con lo Hobbit in un'altra conversazione al limite dell'amarezza.


Poi fu un attimo.
La spada del signor Baggins si illuminò di un azzurro fluorescente.
Il pavimento si aprì sotto di loro.
Sprofondarono nel nulla.


Ered Lûin – 6 Nárië 2941, Terza Era.

Correva, correva a perdifiato.
Qualcosa la inseguiva.
Qualcosa di oscuro, di terribilmente pericoloso e maligno.


Ered Mithrin – 6 Nárië 2941, Terza Era.

Goblin.
Furono circondati.
Furono sopraffatti.
Furono catturati.


Ered Lûin – 6 Nárië 2941, Terza Era.

Inciampò su una radice sporgente e cadde in ginocchio.
Si rialzò in fretta e continuò a correre ignorando il bruciore alle ginocchia e i muscoli indolenziti.
Sentiva l'aria arderle nei polmoni e le guance accaldate.
Ma doveva correre, se voleva sopravvivere.


Ered Mithrin – 6 Nárië 2941, Terza Era.

Tirati e strattonati, i Nani furono portati al cospetto di un enorme Goblin grasso e pustoloso.
Chiese loro perché si trovassero nel suo regno, ma nessuno rispose.
Diede ordine di perquisirli.
Poi, Thorin si fece avanti.


Ered Lûin – 6 Nárië 2941, Terza Era.

Si nascose dietro un albero dal tronco largo e nodoso.
Trattenne il respiro cercando di fare il più possibile silenzio e si sporse a guardare indietro.
Troppa calma.
Qualcosa non andava.
Poi un rumore, dei passi sempre più vicini... e la corsa riprese.


Ered Mithrin – 7 Nárië 2941, Terza Era.

Azog era vivo.
L'Orco Pallido, il mostro che aveva decapitato Thror e fatto così impazzire Thrain, era ancora vivo.
Kili vide lo stupore, la rabbia e l'odio esplodere sul volto dello zio, poi ci fu un grido del Grande Goblin – "Conosco quella spada: è la Fendiorchi!" – e fu dato l'ordine di ucciderli tutti.
Presi alla sprovvista e disarmati, i Nani furono messi sotto da quegli esseri orrendi.
Poi una luce, un forte abbaglio, e Gandalf fece la sua comparsa gridando: "Imbracciate le armi!" e allora la Compagnia capovolse la situazione.


Ered Lûin – 7 Nárië 2941, Terza Era.

Ma dov'era finita?
Quel bosco sembrava senza fine e più vi si addentrava più sentiva che l'aria veniva a mancare e la luce con essa.
Ma la bestia alle sue spalle c'era ancora, non demordeva.
Poteva sentire il suo fiato sul collo, il gorgoglio della sua voce nella gola, il respiro pesante.
Non ricordava come fosse finita in quella situazione.
Non ricordava niente.
Sapeva solo che doveva correre.


Rhovanion – 7 Nárië 2941, Terza Era.

Con un po' di acciacchi, erano in salvo.
Gandalf li contò e si accorse che mancava Bilbo.
"Dov'è il nostro Hobbit?" Gridò, in preda all'ira e alla preoccupazione.
Kili e Fili si guardarono preoccupati.
Un attimo prima erano tutti nella caverna, poi non seppero dire bene dove fosse finito lo Hobbit, in effetti.
Come d'incanto, però, il signor Baggins spuntò fuori da dietro un albero e i due fratelli si scambiarono uno sguardo sollevato.
Ma non c'era assolutamente niente per cui sorridere: un ruggito, delle grida rabbiose... Azog li aveva trovati.


Ered Lûin – 7 Nárië 2941, Terza Era.

Sentì il ruggito prima ancora di percepire un enorme peso gravarle sulla schiena e gettarla a terra.
L'aveva presa.
Riuscì a voltarsi, ma nell'oscurità tutto ciò che vide furono due enormi occhi rossi che la fissavano insanguinati.
Le fauci con zanne affilate si chiusero su un suo braccio, lacerandole la pelle e i muscoli.
Gridò, gridò sempre più forte ma non udì alcun suono lasciare le sue labbra.
Nessuno sarebbe andato in suo aiuto.


Rhovanion – 7 Nárië 2941, Terza Era.

"Thorin!"
Il grido di Dwalin si perse nell'aria mentre il Nano rischiò di scivolare nel nulla.
Erano in bilico, su un albero abbattuto e scivolato per metà fuori dallo strapiombo.
Dori e Ori erano attaccati per miracolo al bastone dello Stregone mentre tutti gli altri cercavano di fare meno movimenti possibili per non cadere di sotto.
Ma Thorin, lui si era alzato e stava andando in contro all'orda di Orchi.
Sarebbe mai finito quell'incubo?


Ered Lûin – 7 Nárië 2941, Terza Era.

Sentiva solo dolore.
Non percepiva nient'altro: né la bestia, né le lacrime calde che le rigavano le guance e nemmeno il terreno sotto di lei.
Era come in un limbo.
O forse, era soltanto morta?


Rhovanion – 7 Nárië 2941, Terza Era.

Le Aquile furono la loro salvezza.
Chi solo e chi in coppia, saltarono sulla schiena dei giganti volatili che li portarono in salvo – per il momento – dalle fauci dei Mannari e dalle mazze degli Orchi.
Thorin giaceva privo di sensi nelle zampe di una di quelle; il suo scudo era scivolato via dalla sua presa debole, dopo che il Bianco Mannaro di Azog aveva stretto i denti nella sua carne.
Fili gridò il suo nome, ma non ebbe risposta.
Si guardò preoccupato con il fratello mentre una sgradevole sensazione iniziava a farsi largo dentro il suo cuore, pesando nel suo petto.
"N-non può essere... Non può finire così..." Mormorò il biondo, a bassa voce.
"Lui non... non è morto, Fili." Con un attimo di esitazione, Kili pronunciò quelle parole.
Ma Fili non lo guardò e lui non guardò il fratello.
I loro occhi erano puntati sul corpo esanime di Thorin.


Ered Lûin – 7 Nárië 2941, Terza Era.

L'alba iniziò a rischiarare il cielo e la nebbiolina che aleggiava intorno alla casa iniziò a diradarsi, lasciando filtrare i raggi caldi del sole sul corpo intorpidito della giovane.
Emyrin aprì gli occhi di scatto e si tirò a sedere con fatica.
Che nottataccia che aveva passato.
Si strofinò gli occhi e si sorprese di trovarli bagnati di lacrime.
Poi ricordò con nitidezza ogni cosa e d'istinto si toccò il braccio sinistro, constatando con felicità che la pelle era ancora tutta intatta.
Si disse che forse aveva mangiato troppo pesante la sera prima e quello era stato il risultato: un incubo coi fiocchi.
Fece pendolare le gambe fuori dal materasso e poggiò una mano sul ventre.
Era cresciuto negli ultimi tempi e ora era molto più evidente di prima.
Fece un lungo sospiro, poi si alzò e senza nemmeno sistemarsi scese di sotto.
Si sedette sulla poltrona accanto al camino spento e rimase a fissare fuori dalla finestra il cielo diventare azzurro.
Poi, le palpebre divennero di nuovo pesanti e cadde in un sonno profondo, stavolta privo di incubi.

Il tramonto è nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora