Guardami

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17.Capitolo diciassette.

"Credo che tu debba andare a cercarlo." La voce di Emyrin era preoccupata.
Kili sospirò, poggiando la schiena al muro.
"Secondo me ti preoccupi troppo." Le disse, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli.
"Era davvero abbattuto. Non è tornato nemmeno per mangiare, Dìs e Thorin non hanno idea di dove possa essere... Non credi che sia il caso di fare qualcosa?"
"E dove vorresti andare a cercarlo, sentiamo?"
"Non lo so. Sei tu suo fratello." Ribatté la giovane, voltandosi a guardarlo.
Kili si alzò dal letto e le si mise davanti.
"Ebbene, madamigella, vuole seguirmi in quest'ardua impresa?" Le chiese, facendo un piccolo inchino e tendendole la mano.
"Non è meglio che vai solo? Insomma, magari con te-"
"Hei, io non sono bravo in questo genere di faccende... ci vuole una donna per queste cose."
"E va bene, andiamo." Emyrin sorrise e prese la sua mano. Tutti i buoni propositi di non immischiarsi andarono in fumo in quell'esatto istante.


"Grazie, arrivederci."
Kili tornò dalla locanda e informò Emyrin che il fratello non si era fatto vivo nemmeno lì.
"Abbiamo girato tutta Gabilgathol, ma di Fili nessuna traccia."
Si guardarono intorno, entrambi pensando a dove potesse essere andato il Nano.
La cittadella non era poi così grande ed era impossibile che nessuno avesse il biondo in giro nemmeno una volta da quella mattina.
D'un tratto, entrambi si voltarono verso uno stormo di uccelli che si era levato da un albero in tutta fretta. Udirono anche dei colpi, come una lama che si scaglia con forza sul tronco di un albero.
"La radura!" Esclamarono all'unisono, dopo qualche secondo, dirigendosi poi verso il boschetto.

"Credi che vorrà parlare?" Emyrin si fermò tra gli alberi, guardando Kili con aria triste.
Fili era un Nano adorabile, ma aveva imparato a conoscerlo e sapeva che era anche molto orgoglioso. Però voleva poter fare qualcosa.
"Sai com'è fatto. Gli ci vorrà un po'. Forse dobbiamo lasciare che si sfoghi con quel povero albero e andarcene." Kili fece spallucce.
"Mh..." Emyrin parve pensarci un momento. "No. Non se ne parla, io non mi muovo di qui. Mi hai fatto venire e adesso non tornerò indietro finché Fili non andrà da Lirys a fare pace. Potreste partire anche questa notte per quanto ne so io e non voglio che quei due si separino cos-"
"Shh!" Kili le tappò la bocca, attirandola a sé.
Emyrin mugugnò qualcosa contro il suo palmo – una protesta, sicuramente – ma il Nano le intimò di stare zitta, sussurrando nel suo orecchio: "C'è qualcuno."
Allora la giovane si calmò e lui le tolse la mano dalla bocca.
"Chi c'è?" Chiese sottovoce, voltando lo sguardo verso il punto in cui stava guardando lui.
Una figura coperta da uno scialle si stava addentrando nel bosco, verso la radura.
"Ma quella è Lirys..." Mormorò Emy, osservando i riccioli biondi sfuggire alla stoffa chiara.
I due si guardarono, poi Kili le prese la mano e la portò più vicina: da lì, videro Fili intento ad aggredire violentemente un tronco mozzato.
Si acquattarono dietro un cespuglio abbastanza grande da coprirli e attesero che il biondo si accorgesse dell'arrivo della sua Nana.
"Kili, ma cosa mi fai fare?!" Disse Emyrin, sorpresa da quella situazione. "Non è carino spiarli."
"Fa silenzio, Emy, o non sentiremo nulla." Le disse il Nano, scoccandole un bacio sulla guancia.
"Sei incredibile." Gli disse lei, sospirando rassegnata.


Fili lasciò cadere la daga a terra non appena la vide.
Era così bella.
Il suo viso era triste, gli occhi arrossati.
Perfino così era bellissima.
"Lirys..." Mormorò, facendo un passo verso di lei.
La bionda non si ritrasse; abbassò lo scialle dalla testa e continuò a tenere gli occhi fissi in quelli di lui, senza dire una parola.
"Lirys, io..." Fili sospirò. Fece una pausa, attese, ma lei non disse niente. Lo guardava con gli occhi lucidi e il labbro inferiore serrato per reprimere il suo tremolio. "Mi dispiace. Non volevo venissi a saperlo così."
Ancora silenzio.
Emyrin e Kili si scambiarono uno sguardo preoccupato.
"Ti prego," Riprese il giovane. "dimmi qualcosa. Parlami, Lirys." Fece per toccarle un braccio ma lei si scansò.
"Come hai potuto tenermi nascosta una cosa simile?" Domandò a quel punto, con freddezza.
La mano che Fili aveva lasciato a mezz'aria scivolò di nuovo lungo il fianco.
Strinse i pugni, le nocche sbiancarono, poi la guardò di nuovo.
"Non volevo farti soffrire, lo capisci?"
"E cosa hai ottenuto? Fili, ascoltami bene: questa cosa è da pazzi, ok? Ma non ti biasimo per voler partire. Solo, avresti dovuto avvertirmi. Come credi che mi senta adesso?"
"Ahi, povero Fili..." Mormorò Kili, ma Emyrin gli diete un buffetto dietro la testa.
"Se lo merita, invece. Io lo avevo avvertito." Gli disse, anche se in cuor suo era davvero profondamente dispiaciuta e questo Kili lo sapeva bene, come sapeva che aveva ragione.
"Lo so, ho sbagliato. Ma ti prego, non farmi partire così. Non voglio che le cose tra noi crollino in questo modo. Solo perché sono uno-"
"Stupido? Oh, sì, lo sei." Lo interruppe la Nana, mostrandogli per la prima volta un sorriso.
Si avvicinò a lui e gli prese una mano.
Così come Fili, anche i due Nani dietro il cespuglio furono sorpresi da quel gesto. Ma mentre sulle labbra dei due nasceva un sorrisino complice, sul volto del biondo si faceva strada lo stupore.
"Ti amo, Fili. Ci ho pensato e... nemmeno io voglio che finisca così. Anzi, penso che Emyrin abbia ragione: dobbiamo stare insieme, per quel po' che ci resta, e non pensare a... a quando dovrete andarvene. Per favore, guardami" Gli disse, accarezzandogli una guancia. "e dimmi che staremo insieme."
Le lacrime aveva iniziato a rigarle le guance, così Fili alzò una mano e con il pollice le cacciò via, avvicinando poi il volto al suo, facendo toccare le loro fronti.
"Okay, forse dovremmo andare." Disse Emyrin, ma Kili non si mosse. "Mi hai sentito?"
"Aspetta un secondo."
Emyrin guardò sconcertata il giovane Nano.
I due nel frattempo si erano detti qualcosa e quando si voltò di nuovo a guardarli, presero a baciarsi con dolcezza; Fili le passava le mani tra i capelli e lei si stava stringendo al suo collo, entrambi approfondendo il bacio.
"Adesso è troppo. Andiamo e non ammetto repliche, chiaro?!" Disse in imbarazzo, tirandolo per un orecchio.
"Va bene, va bene, arrivo."


Per quella sera non se ne parlò di andare a vedere le stelle dato che la radura era occupata, così se ne stettero sul prato di fronte alla casa, con Rhor sdraiato in mezzo a loro.
In silenzio, mano nella mano, osservavano la notte.
La tranquillità di quel momento, che di fatto era durata fin troppo, fu interrotta dalla testa del cane che si sollevò di scatto, seguita poi da tutto il corpo; Rhor andò in contro a Thorin e Dwalin, che tornavano da chissà dove.
"Che state facendo sdraiati qui fuori?" Domandò il primo, mentre lasciava qualche carezza sulla testona dell'animale. Dwalin li guardò con sospetto.
"Ci rilassiamo." Rispose semplicemente Kili, sorridendo ad Emy.
"E dovete farlo proprio qui fuori?"
"Avanti, Thorin, sono ragazzi." Dwalin gli toccò la spalla, sorridendo divertito.
"Ad ogni modo, hai trovato tuo fratello?" Domandò allora il Nano, cambiando discorso.
"Sì."
"Sta bene?"
"Oh, sì."
"Potresti essere meno monosillabico e parlare più chiaramente?!" Thorin torreggiò su di loro, al che i due si misero a sedere.
"Beh, ecco..."
"Thorin, Fili sta bene. Ha fatto pace con Lirys e ora sono insieme. Non c'è più nulla di cui preoccuparsi." Per fortuna che Emyrin ebbe il buon senso di intervenire, prima che Kili dicesse qualcosa che non doveva dire.
"Ci stavo arrivando." Mormorò il giovane, guardando lo zio.
"Capisco. Bene." Thorin fece una pausa, poi guardò Dwalin e poi di nuovo il nipote: "Kili, domani voglio che tu e tuo fratello passiate l'intera giornata con Dwalin mentre io e Balin accoglieremo gli altri membri della nostra Compagnia."
Kili annuì, improvvisamente tornato serio.
Dopo averli salutati, i due si alzarono e rientrarono in casa, salendo di sopra.
Si addormentarono poco dopo, stretti l'un l'altra.




La mattina seguente, Emyrin si svegliò sola nel letto e sospirò, allargando le braccia e le gambe.
Quando scese di sotto, Dìs era già intenta nelle faccende di casa.
Poco dopo la colazione, si rimboccò le maniche e la aiutò in tutto ciò che riuscì.
Era da così tanto tempo che non metteva mano ad uno straccio – era sempre al lavoro alla bottega o in giro in città per delle commissioni – che quando ebbero finito si stravaccò su una poltrona con la schiena a pezzi.
"Dobbiamo preparare il pranzo." Disse Dìs, seccamente.
Quella mattina era più irascibile del solito e non solo: la Principessa aveva un diavolo per capello.
Emyrin non si era mai beccata tante sgridate in un giorno solo da qualcuno che non fosse Dhelia fin dai tempi in cui lavorava alla locanda.
In silenzio, senza fare espressioni o sospiri troppo forti, si rialzò tutta dolorante e andò con Dìs in cucina.
Morirono di caldo per tutto il resto del tempo che dovettero cucinare e quando finalmente la tavola era stata imbandita con tutta quella roba – avevano cucinato per un esercito –, Emyrin ebbe il permesso di andare a farsi un bagno prima che la casa fosse invasa da non-aveva-idea-quanti Nani.
                                                                                                                                           

Thorin, Fili, Kili, Dwalin, Balin, Bofur, Gloin e Oin erano arrivati per primi, tutti insieme.
Dopo di loro, erano arrivati il fratello e il cugino di Bofur, rispettivamente Bombur, un nano Grasso ma dal'aspetto bonario e Bifur, che non parlava più la Lingua Corrente a causa dell'ascia che aveva conficcata in fronte; dopo ancora ne erano giunti altri tre, tutti fratelli: Nori, un Nano con perfino le sopracciglia intrecciate, Dori, il fratello maggiore dei tre, capelli e barba bianchi, intrecciati perfettamente, e infine Ori, il più piccolo. Timido, constatò subito Emy, ma molto cordiale e ben educato.
Tredici Nani, era questo tutto ciò con cui Thorin Scudodiquercia sarebbe andato ad affrontare un Drago? Dov'era l'esercito di cui aveva tanto parlato?

La serata si svolse in tranquillità – più o meno – ed Emyrin fece la conoscenza di tutti.
Erano Nani simpatici, chiassosi certo, ma divertenti.
Difatti, si divertì un mondo e perfino Dìs rise di tanto in tanto.
Fu come se per quelle poche ore la partenza, il viaggio, la Bestia e i pericoli fossero soltanto un lontano ricordo.
Ma non appena andarono via e il silenzio calò di nuovo su di loro, Dìs si chiuse nuovamente nel suo ostinato silenzio, mentre Fili, Kili ed Emyrin se ne andarono di sopra, non sopportando la tensione tra la loro madre e lo zio.
"Sono simpatici." Disse Emyrin, gettando la schiena all'indietro sul materasso.
Era stanca, ma decise comunque di passare del tempo con i fratelli. Gli erano mancati per tutto il giorno.
"Già..." Sorrise Fili. Aveva l'aria di uno che se chiudeva gli occhi non li riapriva fino al giorno dopo.
"Chi se lo aspettava che uno come Bofur avesse un fratello così... così... largo." Disse Kili, poggiando la testa sulla pancia di Emy.
"Kili! Poverino, è così adorabile. Aspetta, com'è che si chiamava?"
"Bombur." Bofocchiò Fili sbadigliando e Emy annuì.
Ci fu un lungo silenzio, poi Kili si alzò dalla pancia della giovane e le andò accanto, scrutandola in volto.
"Cosa c'è?" Domandò lei, confusa.
"Credevo ti fossi addormentata." Le indicò con la testa il letto del fratello: Fili aveva chiuso gli occhi ed era crollato come una pera cotta sul cuscino.
"Allora sarà meglio che vada." Sussurrò lei, dandogli un bacio sulla bocca prima di alzarsi.
"No, rimani qui con me." Ribatté invece lui, stringendosela a sé.
Emyrin sospirò. Ma perché non riusciva a resistergli?
Si girò nell'abbraccio e lo baciò con lentezza.
"Va bene, ma solo perché sono troppo stanca per ribattere."

Si addormentarono addirittura sopra le coperte, con il solo calore del corpo a scaldarli reciprocamente.

Il tramonto è nei tuoi occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora