«Mi servono altri soldi» disse il ragazzo, guardando il genitore con aria seccata.
Il padre girò di poco la testa per osservare il figlio, per quella che sarebbe stata l'ultima volta.
«Ancora? Ho già pagato il volo sia a te che al tuo amico, non vedo cos'altro dovrei darti» rispose, guardandolo col suo stesso sguardo.
Se c'era una cosa che accomunava padre e figlio, quella era sicuramente la capacità di nascondere e reprimere le emozioni.
Fyodor le esprimeva nella sua mente, le elaborava, studiava i suoi pensieri e scartava quelli che più trovava inutili o superficiali, mentre continuava a sviluppare quelli che più gli interessavano, facendoli diventare discorsi intricati e profondi che pochi sarebbero riusciti a seguire.
Le sue emozioni erano come un esplosivo.
Delicate, difficili da trattare e da maneggiare, sensibili.
Bastava anche solo un piccolo errore e sarebbe esploso.Al contrario delle bombe però, le esplosioni di Fyodor erano silenziose e logoranti, come se inglobasse tutto e lo rigettasse fuori, manifestando il suo odio per il mondo gettandogli in faccia le ceneri della sua anima.
Era sensibile, si, ma era tremendamente forte.
La sua anima era già stata stracciata, macchiata, calpestata ogni singolo giorno per quattordici anni di vita, tanto che ormai niente poteva più toccarlo, tante erano le macerie nel suo petto.Ora guardava suo padre con quei begli occhi viola, spenti, scuri, con un coraggio e un orgoglio che non gli aveva insegnato lui, ma che si era dovuto costruire nella più completa solitudine.
«Non c'è bisogno che te lo dica. Sai bene che nulla potrà mai riparare a ciò che hai fatto. Vedi almeno di comportarti da uomo per una volta nella tua vita e di provvedere per tuo figlio»
Questa fu la risposta tagliente del ragazzo, che stringeva pigramente il borsone nero sulla sua spalla.Il signor Dostoevskij ricambiò lo sguardo del figlio, mentre un incredibile senso di vuoto si espandeva nel suo petto.
Lo aveva sempre avuto.
Lo aveva sempre riempito.
E questo si era sempre risvuotato.Si era sempre occupato del suo vuoto e non aveva pensato minimamente a colui che avrebbe potuto occuparlo, se solo gliene avesse dato la possibilità.
Invece Fyodor era cresciuto, era diventato un ragazzo maturo, indipendente, intelligente e oggettivamente bello.
E lui si era perso tutto ciò per un suo capriccio.
Perché aveva paura che guardandolo avrebbe potuto rivedere la faccia di sua moglie.
Il suo volto contratto in un'espressione di più completa delusione.
Gli occhi violacei pieni di lacrime.
Non voleva rivivere quel giorno.
Mai più.
Eppure ogni volta che guardava il figlio tanto simile alla madre, il vuoto nel suo petto cresceva ulteriormente e gli veniva solo voglia di dimenticare tutto.Quello che pensava Fyodor era vero.
Suo padre non gli voleva bene.
Non gliene aveva mai voluto.
Non lo considerava suo figlio.
Lui era il figlio della sua ex-moglie.
Un altro dei motivi per cui lei lo odiava.
Un altro suo fallimento.
Non si era mai curato di lui.
Ma provava pietà.Pietà, pensava il giovane, che poteva benissimo ficcarsi nel culo.
Senza dire niente l'uomo portò una mano in tasca e ne estrasse il portafoglio di pelle nera, allungando poi un paio di banconote al ragazzo.
Prese i soldi e se li mise in tasca, sistemandosi meglio il borsone in spalla.
Lanciò un'occhiata all'uomo che evitava di guardarlo.«È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama. Adesso so con ancor più precisione che tu per me non conti nulla» disse con voce bassa Fyodor, incamminandosi a passi quieti verso la porta di "casa".
Non aveva rimpianti.
Non aveva nulla che lo legasse a quel posto.
A quell'uomo.
Niente.
Solo un'inesorabile landa di niente.
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Sono qui - Fyolai
FanfictionFyolai school AU Tratto dalla storia: "Mi piaci" Silenzio. Silenzio più totale. Gli unici rumori che Nikolai poteva sentire, erano le voci nella sua testa che impazzivano e confuse gli suggerivano di autodistruggersi. Dire che l'albino fosse rimast...