Capitolo 65

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Noah

«Dovresti fare più attenzione, mon trésor» sospira Ross, mentre benda le nocche arrossate della sua ragazza psicopatica.
«Scusa, quella mi aveva provocato... Non lo faccio più» lei abbassa gli occhi, e Ross le dà un piccolo bacio sulle nocche bendate.

Io osservo la scena, confuso, con le labbra strette fra loro.

Qualche minuto fa Giada e Anna sono entrate nell'appartamento senza nemmeno bussare. La ragazza con i capelli blu - esatto, blu - diceva cose senza senso, e dopo un po' mi pare di aver capito che abbia picchiato qualcuno. Anie invece è stata zitta tutto il tempo. Ha gli occhi e le guance leggermente rossi.

Ovviamente i miei occhi sono puntati su di lei da quando l'ho vista entrare. Indossa una maglietta verde scuro che le arriva a metà coscia, e un jeans azzurro strappato sulle ginocchia. Sono felice che sia qui, però non mi piace il fatto che sia così malinconica.

«Ragazzi, adesso potete spiegarmi che cos'è successo?» chiedo, leggermente infastidito.

Perché nessuno mi dice mai niente?

«Sì, adesso vi lasciamo soli» annuisce la ragazza psicopatica di Ross, che lo prende per
mano ed esce dall'appartamento.

Sbuffo e mi passo una mano nei capelli.

«Anna, mi sento uno stupido, puoi spiegarmi?» chiedo con un tono di voce più dolce, avvicinandomi a lei.

Lei tira su col naso e corre verso di me, per poi abbracciarmi. Sussulto, e le mie braccia le cingono automaticamente i fianchi. Il suo profumo mi arriva fino al cervello, e spalanco gli occhi.

«Anie...» sussurro quando mi accorgo che sta singhiozzando.
«È colpa mia, è tutta colpa mia» ripete, mentre io le accarezzo la schiena e i capelli.
«Vieni, andiamo in camera» dico, e la prendo per mano.

Ci stendiamo sul letto, e lei torna a piangere sulla mia maglietta.
Mi si spezza il cuore ogni volta che la vedo così.

«Piccolina...» sussurro, «Ci sono io adesso, mhm?»
«Non riesco...» un singhiozzo la interrompe, «È tutto sbagliato, non doveva succedere.»
«Anie... puoi piangere adesso, poi mi racconti, okay?» dico, mettendole un dito sotto il mento, per poter guardare le sue iridi marroni.
«Okay» annuisce, e torna a nascondere il viso nel mio petto.

Il resto della giornata lo passiamo nel letto, con Anna che singhiozza e dice frasi senza senso, mentre io la ascolto, anche se non capisco. Dopo qualche ora la testa comincia a fargli male, quindi le do un doliprane, poi vado a mettere il bicchiere a lavare. Quando torno dalla cucina mi accorgo che si è addormentata.

Mi siedo vicino a lei e la guardo. Il suo viso è arrossato, e le passo una mano sulla guancia.
Adesso che dorme sembra rilassata. Mi stendo e la attiro a me, facendo attenzione a non svegliarla. Le lascio un bacio sui capelli e resto con lei, anche se non ho sonno.

Piccola Anie...
Che cosa le è successo? Chiunque l'ha fatta piangere così deve soffrire.

«James, mi dispiace...» sussurra, ancora addormentata.

Trattengo il fiato. Quindi ha pianto per James.
Ho visto che durante la vacanza al mare era strano, ma non capivo perché.
Ma non devo preoccuparmi di James, abbiamo instaurato un trattato di pace.

Non è così?

Non è così?

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