Capitolo 44

321 30 116
                                    

Anna

«Sto per... morire...» ansimo, mettendomi le mani sulle ginocchia, cercando di non crollare a terra.

Ovviamente questa mattina la sveglia ha deciso di non suonare, mi sono svegliata mezz'ora dopo l'ora in cui dovevo svegliarmi, e per arrivare in tempo a lezione ho dovuto fare lo sprint della mia vita. Che odio, le sveglie che non suonano.

Adesso sto cercando di riprendere fiato mentre aspetto che arrivi il prof di matematica. Perché ovviamente il giorno in cui corro come una matta, il prof è in ritardo di dieci minuti. Avrei potuto camminare, dannazione.

«Vuoi il tuo inalatore?» mi chiede Giada, toccandomi la spalla.
«L'ho già... usato» farfuglio, sedendomi in terra.

Giada annuisce, e si appoggia al muro vicino a me. La guardo, e il fatto di essere seduta in terra la rende ancora più alta. Indossa una felpa gialla molto larga, con una foto di girasoli nel mezzo, mentre i suoi pantaloni a zampa di elefante sono azzurri, strappati sulle ginocchia.
Lei mi mette una mano sul capo e mi accarezza piano i capelli, mentre cerco di calmare i battiti del mio cuore.

Dopo cinque minuti il professore non è ancora arrivato. Io e Giada restiamo davanti all'aula, senza dire niente. Lei sta ancora giocando con i miei capelli, e mi sembra persa nei suoi pensieri. D'altronde anche io lo sono: fisso la porta dell'aula, pensando alla persona che occupa sempre la mia testa.

L'ho visto due giorni fa al Lolly's, e stare con lui è stato bellissimo. Ieri sera ci siamo scambiati qualche messaggio, e mi sono sentita felice. Lui mi rende felice anche con un solo messaggio. Non vedo l'ora di rivederlo.

«Bambolina, devo parlarti» la voce di John mi fa tornare brutalmente alla realtà.

Che cosa vuole adesso? Non ne posso più di lui, davvero.

«Non voglio parlare con te, John» sbuffo, evitando i suoi occhi azzurri.

È piegato per riuscire a vedere il mio viso, e i suoi capelli mi solleticano la guancia.

«Non m'importa di quello che vuoi-» sbotta, ma viene interrotto da Giada.
«E invece ti conviene, coglione. Non state più insieme, quindi smamma» gli fa un gesto con le mani, alzando le sopracciglia.

John si alza, ma prima che lui faccia qualsiasi cosa mi intrometto.

«Giada, lascia stare vado, okay?» gli dico, sorridendo leggermente per tranquillizzarla.

Lei mi guarda confusa, ma annuisce. So che è delusa del fatto che non le sto dicendo tutto, ma non sono ancora pronta.

«John, fai in fretta per favore, che il professore potrebbe arrivare da un momento all'altro» mi mordo un labbro quando ci appartiamo un po' più lontano dalla mia migliore amica.

Lui ha la mascella contratta, le guance rosse dalla rabbia e qualche ciocca dei suoi capelli marroni gli ricadono sul viso. È vestito con una maglietta nera a maniche corte che fa risaltare i muscoli del suo petto, e un jeans bordeaux.

«Senti bambolina, mi stai facendo innervosire. Tu sei mia, quando hai intenzione di capirlo? Non puoi andare in giro con Patterson, tu-»
«Io non sono tua, quante volte te lo devo dire? Posso stare con chi voglio, tu non hai più alcun potere su di me» dico decisa, anche se non so di preciso che cosa mi spinge ad essere così sicura di me.
«Vedremo bambolina, vedremo» fa un sorriso sghembo e mi tocca una guancia, «Per ora ti lascerò in pace, ma solo perché sono costretto.»
«Davvero?» chiedo confusa.
«Sì. Devo andare a New York per due settimane. Nella mia assenza tu potrai portare avanti qualsiasi cosa ci sia fra te e Patterson, ma quando si stuferà di te e ti spezzerà il cuore, tornerai da me. Perché sai benissimo che sono il solo a volerti bene. Agli altri non importa niente di te, e tu lo sai» i suoi occhi color cielo mi guardano dall'alto in basso, «Ti amo, Anna, mi mancherai»

A&NDove le storie prendono vita. Scoprilo ora