4. Amici e responsabilità.

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Avete presente quella sensazione che ti fa dire "il giorno dopo è ancora più bello"?! Beh, questa era una di quelle.

Quello che era successo quella sera era pura follia. Solo in un mondo parallelo mi sarei immaginato geloso di qualcuno e MAI avrei pensato di abbandonare un threesome per un ragazzino, eppure non aspettavo altro.

Nei miei pensieri fisso l'orologio.

Erano le 4:30. D'istinto mi viene da fare un verso di nervosismo per il sonno interrotto e inavvertitamente sveglio Justin.

«Cazzo!» Esclama.

Non capivo dove fosse il problema perciò, prendendolo in giro gli domando:

«che succede? Sei in ritardo per la scuola?»

Forse sarebbe stato meglio se avessi avuto ragione, perchè guardandomi con aria imbarazzata, mi ha rispaoto:

«peggio. Devo tornare a casa. Avevo detto a mia madre che non avrei fatto tardi. Tu puoi accompagnarmi, vero?» Nel farlo mi ha guardato con un'aria da imbecille.

Ho buttato la testa sul cuscino. Non riuscivo a crederci.

- "Ecco cosa succede ad uscire con i poppanti" subito è intervenuta la mia vocina interiore. -

«Muovi il culto prima che cambi idea» gli ho risposto scendendo dal letto e cominciando a vestirmi.

L'ho dovuto aspettare davanti alla porta di casa per evitare di guardarlo mentre si rivestiva perchè sicuramente non gli avrei permesso di continuare a farlo considerando che ogni volta che lo vedevo senza qualche pezzo addosso mi veniva duro e avevo solo voglia di portarlo a letto.

In due minuti siamo scesi e in altri dieci siamo arrivati a casa sua.

«Grazie e ... Buonanotte» mi ha detto lui poco prima di lasciarmi un bacio puro e casto sulla bocca.

«Facciamo in modo che non accada più» gli ho risposto io guardandolo con gli occhi fin troppo illuminati e le sopracciglia alzate.

Senza rispondermi mi ha fatto una smorfia e dirigendosi verso casa sua ha detto:

«no, le prossime volte rimango a dormire da te, tanto so che è quello che vuoi.»

Non gli ho risposto, non potevo ammettere che avesse ragione, perciò ho aspettato che entrasse in casa e poi ho messo in moto la macchina per tornare nel mio loft.

Arrivato a casa mi sono spogliato, mi sono fumato una canna e mi sono messo nel letto.

Alle 7:30 il suono della sveglia mi rimbombava nella testa così per farla smettere le ho tirato un ceffone.

Non avendo ricordo di quanto avvenuto durante la notte, allungo il braccio sul letto per svegliare Justin ma non sento niente.

«Ah già, doveva tornare dalla mammina» dico alle quattro mura della mia camera da letto.

Stranito dalla sensazione che mi accompagnava per non averlo trovato nel mio letto, mi sono alzato, ho bevuto un succo al volo, mi sono fatto una doccia e mi sono vestito per andare a lavoro.

Mentre stavo per uscire ho sentito il telefono squillare. Era Mike:

«Brian dove sei?» Mi ha chisto con aria spaventata, così mi sono affrettato a rispondergli:

«Sto uscendo di casa, perchè?»

«Ted è ricoverato in ospedale. È in coma e non si sà nient'altro» mi ha risposto lui preoccupato.

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