15. Lezioni, giustizie e Ingiustizie.

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Quella giornata in ufficio sembrava non terminare mai. Più fissavo il soffitto e più mi sembrava che il tempo si allungasse. In più, non avevo ancora terminato il mio lavoro con i due grafici cacciati poco prima dalla stanza e io odiavo lasciare le cose a metà, soprattutto nel lavoro, così, evitando di pensare alla tragedia che incombeva sulla mia vita, ho fatto richiamare dalla mia segretaria in due buoni a nulla e ho terminato di asfaltarli per bene, prima di dargli un nuovo compito e una nuova scadenza.

Essermi sfogato con loro devo ammettere che aveva avuto un bell'impatto sul mio mio umore, mi sentivo già un po' più rilassato.

"Se non sei tu il primo a stare calmo e fare come se nulla fosse, nessuno crederà alla tua innocenza e scatenerai ancora di più il panico in ufficio. Devi darti una calmata" mi sono detto, mentre con gli occhi chiusi facevo lunghi respiri per evitare di rimuginare troppo sull'accaduto e tornare nuovamente ad immaginarmi i migliori modi per distruggere Kip.

Subito dopo quel momento zen mi sono ricordato che quel weekend sarei dovuto partire per lavoro perciò, per organizzare tutto, ho chiamato Cynthia, la quale si è precipitata da me in un batter d'occhio.

«Chiama l'agenzia di viaggi e prenotami il miglior hotel delle Bahamas» le ho detto, mentre la facevo accomodare nel mio ufficio.

«Bahamas? Perchè? South beach è fuori moda?» Mi ha domandato lei, ignara dei motivi del mio viaggio.

«No, la Liberty Air mi manda là per uno stage sul marketing» le ho spiegato.

«Oh quindi tutto lavoro e niente svago» ha commentato lei, prima di aggiungere, notando la poca convinzione sul mio viso:

«Ho capito, consulterò la guida Spartacus, non si sa mai.»

- "Brava Cynthia, così ci piaci!" Ha cantato Ivy nella mia testolina, felice anche lei del lavoro ottimale svolto dalla mia segretaria. - 

Lei era il massimo. Conosceva perfettamente le mie tendenze, il mio modo di agire e di pensare sia a letto che fuori dal letto, mi assecondava sempre e la cosa che apprezzavo di più di lei era che non aveva mai un'aria giudicante, anzi, era sempre super entusiasta ed euforica. La adoravo.

«Ciao, hai un minuto?» Ha chiesto Rider, dopo aver bussato alla mia porta ed essersi accomodato di sua spontanea volontà.

«Stiamo organizzando il viaggio» gli ho risposto io, ancora un pizzico risentito per la sua poca fiducia mostratami quando mi aveva portato le carte di denuncia.

«In questo caso ferma tutto, ci mando Darren Jhonson. Vai a casa, è meglio» mi ha annunciato e intimato lui, con la fronte leggermente corrucciata e una calma preoccupante nella voce. 

«Se volete scusarmi un momento..» È intervenuta Cynthia, prima di prendere tutto il materiale che le serviva dalla scrivania ed uscire a testa bassa, mentre Rider le chiudeva la porta alle spalle manco stessimo per parlare di una rapina.

«Finchè questa storia delle molestie non sarà terminata..» Ha cominciato a dire il mio capo, muovendo una mano come in segno di calma, come se stesse parlando con un idiota.

«Non si dice sempre "innocente fino a prova contraria"?!» Ho chiesto retoricamente io, sentendomi trattato come un verme e notando ancora di più la sua poca fiducia nei miei confronti.

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