10. Mysterious Marilyn.

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le giornate continuavano a passare sempre nello stesso modo.
Un'altra settimana era volata e Justin continuava a vivere da me.

Non mi dispiaceva trovarmelo a casa quando tornavo dal lavoro. Il più delle volte lo trovavo a studiare, ma finiva sempre in tempo per mangiare qualcosa con me o per uscire insieme.

«Ah, vieni a vedere il quadro dell'uomo nudo», la voce di Justin mi aveva fatto da sveglia, perciò, incazzato per essermi svegliato inutilmente, considerato che fosse il weekend, mi sono alzato e ho aperto di scatto l'anta della parete che volgeva in cucina per capire cose stesse succedendo.

«Oh, sembra vero» ha detto la ragazzina mora con i capelli ricci che Justin aveva pensato di portarmi in casa.

«Justin, una parola!» Gli ho detto, non appena si è posizionato nel mio campo visivo, frapponendosi tra me e la sua amica.

Ho aspettato che si avvicinasse a me per poi chiedergli cosa cazzo stesse facendo.

«Mostravo la casa a Daphne» mi ha risposto lui tutto d'un fiato.

«Non è la casa bianca» gli ho risposto io, dandogli un colpo sul braccio, prima di continuare la mia arringa:

«George Washington non ha mai dormito qui» ho concluso.

«È l'unico che non l'ha fatto» mi ha risposto lui sorridente e glorioso.

«Per favore, vuoi fare piano? Lo sai almeno che ore sono?» Gli ho chiesto prima gentilmente e poi alzando un po' il tono di voce, ricordandomi che se solo non avesse preso casa mia per un museo avrei potuto dormire di più.

«È mezzogiorno» mi ha risposto lui sbuffando.

"Quasi mi tocca ringraziarlo per aver reso casa mia un museo." Ho pensato immediatamente.

«Oh cazzo, devo vedere il mio nuovo trainer all'una» ho detto ad alta voce, spingendolo come se il mio ritardo fosse colpa sua.

Sono volato in bagno e mi sono messo il pantalone nero che avevo lasciato su una sedia la sera prima, poi, affacciandomi dall'anta della parete dalla quale precedentemente ero apparso nudo, ho chiesto ai miei due bimbi sperduti se qualcuno di loro sapesse fare un frullato di soia e creatina ma ovviamente, mi hanno guardato come se fossi un marziano, così ho chiesto gentilmente di versarmi un bicchiere di succo di Guava.

Intanto sono tornato in bagno, ho lavato al volo le ascelle e poi sono tornato in camera. Ho preparato il borsone con le mie cose, ho messo una maglietta e il giubbotto e sono tornato in cucina per fare la mia colazione lampo.

«Il tuo succo Brian» mi ha detto Daphne con voce mielosa.

L'ho guardata un attimo stranito.
La figura della moglie nei miei pensieri proprio non era mai comparsa.
Poi, tornando in me, ho preso il bicchiere dalle sue mani.
Lei ha fatto una faccia strana, come se ci fosse rimasta male della mia reazione poco gentile alle sue parole, perciò ho subito tentato di rimediare:

«Saresti una moglie perfetta!» Mi sono affrettato a dire, prima di aggiungdre:
«così può mollare te!» Intanto guardavo Justin, che mi ha risposto dandomi una pacca sulla pancia.

«Scherzi?! Io non mi sposerò mai. Perchè mi dovrei legare?» Mi ha risposto Daphne con una voce quasi schifata.
Quelle parole erano state musica per le mie orecchie.

«Adoro questa ragazza» ho risposto, indicandola con l'indice della mano che reggeva il bicchiere ormai vuoto.
«Bene, io vado. Tu cosa fai?» Ho aggiunto rivolgendomi a Justin.

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