Capitolo 15

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Martina's P.O.V.

"Se vuoi farmi un video, fai pure" ridacchia con fare da stronzo. "Così lo puoi guardare quando vuoi" aggiunge continuando a guardare la strada davanti a sé.

"M-Ma che dici?" distolgo lo sguardo, che fino a un attimo prima era puntato su di lui, guardando fuori dal finestrino. Il modo in cui i ragazzi si concentrano sulla guida li rende molto sexy; per non parlare del modo in cui fanno le manovre con una sola mano. Lui poi... meglio non esprimersi.

"E dai Tinita, non ti vergognare" mi canzona, appoggiando una mano sulla mia coscia. "So di essere bello, tranquilla" ride riportando la mano sul volante, proprio per smorzare l'atmosfera tesa che si è creata.

"Non sei bello, cretino... stavo solo pensando" borbotto incrociando le braccia al petto.

"E a che pensavi? A quanto sono bello?" continua a prendermi in giro per poi scoppiare in una fragorosa risata. Sbuffo sonoramente, roteando gli occhi.

"Pallone gonfiato" mi raddrizzo sul sedile. "Pensavo a quanto mi farebbe comodo una macchina" dico sicura di me. In fondo, molto in fondo, è la verità. La macchina mi sarebbe molto utile e appena compirò diciotto anni mi darò da fare con la scuola guida; ma di certo ora non stavo pensando a questo.

"Mm, dovrei crederti?" chiede fermando la macchina davanti al semaforo rosso e voltandosi appena per guardarmi.

"Certo che si, non penso mica a te" gli faccio la linguaccia e per poco non mi viene un infarto. Appena scatta il verde, spinge il piede sull'acceleratore, forse un po' troppo. Rallenta e ride di gusto davanti alla mia espressione terrorizzata. "Ma sei rincoglionito?" sbotto.

"Come è bello prenderti in giro" sta iniziando a darmi sui nervi. Stronzo.

"Vaffanculo" mi volto dall'altro lato e, non appena parcheggia davanti un piccolo locale nei paraggi della Hollywood Records, scendo, sbattendo violentemente lo sportello. Ben ti sta, cretino.

"Dai principessa, scherzavo, la strada era libera e poi sono un ottimo pilota" scende dall'auto anche lui. "Davvero puoi stare tranquilla" mi raggiunge con pochi passi, afferrandomi per il braccio. "Non volevo farti spaventare, scusa" mi stringe a sé e non posso non lasciarmi andare tra le sue calde braccia.

"Sei un cretino" mormoro contro il suo petto.

"Lo so, lo so" dice facendomi sorridere. "Ora andiamo a mangiare" scioglie l'abbraccio e, prendendomi per mano, ci dirigiamo verso l'ingresso del locale. "Insalata? Davvero fai?" chiede Jorge appena la cameriera si allontana dal nostro tavolo, dopo aver preso le ordinazioni.

"Che hai contro le insalate?" mi trattengo dal sorridere davanti all'espressione che ha assunto, sono ancora leggermente arrabbiata con lui.

"Niente, niente... solo io la considero un contorno" scoppia a ridere, versando l'acqua nei bicchieri.

"Mm" è l'unica cosa che esce dalle mie labbra, mentre ripenso a poco fa.

"Dai, sei ancora arrabbiata?" domanda mettendo su il broncio. Sorrido a vederlo, sembra un bambino che ha appena disobbedito alla mamma e fa il broncio dispiaciuto.

"Sei un coglione Jorge" lo rimprovero incrociando le braccia al petto e girando la testa verso destra.

"Principessa... non volevo spaventarti, seriamente" abbassa lo sguardo.

"Va tutto bene, dai" poggio la mano sulla sua, ferma sul tavolo, attirando così l'attenzione su di me. "E' solo che non ci sono abituata e mi sono spaventata" ammetto in imbarazzo, ritraendo la mano velocemente.

"Scusami ancora" dice poco prima che il cameriere ritorni con ciò che abbiamo ordinato. "Prima..." esordisce dopo lunghi minuti di silenzio. "Hai detto che la patente ti farebbe comodo" continua, facendomi annuire.

Princesa// JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora