Capitolo 8

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Martina's P.O.V.

"Cosa è successo oggi pomeriggio?" rompe il silenzio mio fratello, facendomi irrigidire di colpo. Tra me e lui non ci sono mai stati segreti e in questo momento vorrei parlargli, cavolo se vorrei raccontargli tutto quello che mi sta succedendo. Tutto. Ma non posso, non posso obbligarlo a mentire ai nostri genitori, anche se per poco tempo, non posso e non voglio. Non voglio che menta a mamma e papà per coprire me, a breve tutti sapranno. Voglio prima di tutto avere una certezza e, nonostante le belle e incoraggianti parole del signor Jimenez, momentaneamente si tratta solo di un ambizioso progetto.

"Niente, sono solo stanca" rispondo frettolosamente, inventando la scusa più banale di questo mondo, anche se c'è un fondo di verità.

"Mm" mugola poco convinto, provando a leggermi dentro, scrutandomi accuratamente. "Tu... sei sicura non sia successo proprio nulla?" alza un sopracciglio, mentre io divento piccolissima sotto il suo sguardo indagatorio.

"Sicurissima Fran, t-tranquillo" tiro un sorriso, sforandomi di apparire calma e sincera.

"Vabbè... farò finta di crederti" scrolla le spalle, per poi salire al piano di sopra e lasciarmi sola in soggiorno. Sospiro gettando in dietro la testa, lasciandomi andare sul divano. Decido di distrarmi e di vedere un film su Netflix, giusto per concentrarmi su qualcos'altro. Circa a metà del film sento il mio cellulare vibrare sotto di me, devo essermici seduta sopra senza accorgermene. Sullo schermo del cellulare compare la notifica di un nuovo messaggio, ma il mittente è un numero sconosciuto e, incuriosita, apro la chat per capire di chi si tratta.

-"Ehi principessa, come va?" dall'immagine del profilo capisco che è Jorge ad avermi scritto. La foto lo ritrae in tutto il suo splendore, non si può mica negare che sia un bel ragazzo. Dicevo, indossa una camicia bianca con i primi bottoni sbottonati e un pantalone elegante, quasi non sembra lui. Una mano è tra i capelli, mentre l'altra ce l'ha in tasca; il suo sguardo è rivolto verso l'orizzonte e si intravede una grande distesa verde, chissà dove è stata scattata e quando.

-"Principessa?" invio il messaggio sorridendo, sono curiosa di vedere come mi risponde.

-"Si, ti infastidisce?" la risposta mi arriva qualche secondo dopo e io non esito a visualizzarlo.

-"No no, assolutamente" mi affretto a rispondere. -"Non è male" gli scrivo poi, ricevendo una faccina con gli occhi al cielo.

-"Non mi hai ancora risposto" mi inoltra il primo messaggio, invitandomi a rispondergli.

-"Sto bene, diciamo" gli scrivo, stringendomi nella felpa a causa di un brivido che percorre tutta la mia schiena.

-"Quel diciamo non mi piace, che succede?" sospiro, iniziando a raccontargli della conversazione avuta con Francisco, aprendomi con lui proprio come questo pomeriggio. So che di lui posso fidarmi, o almeno questo è quello che mi dice il mio cuore, il mio istinto. -"Andrà tutto bene, fidati di me, quando glielo spiegherai, Fran ti capirà".

-"Spero sia vero" ribatto sentendomi in colpa per mentire a tutte le persone a me care. I miei genitori, mio fratello, i miei migliori amici, mio nonno, forse l'unico che ha continuato a credere in me e a sostenermi, proprio come faceva la nonna. Rimaniamo a messaggiare fino a tardi, con lui riesco ad essere me stessa al cento per cento, senza freni o restrizioni. Me. Scopro alcune cose interessanti sul suo conto, ad esempio che vuole fare domanda all'università di medicina di Buenos Aires e seguire le orme dei suoi genitori, entrambi medici. Vuole aiutare la gente e dare il massimo per curare le persone, più precisamente i bambini. Alla fine Jorge non è quello che sembra, è molto più profondo e vero. L'apparenza inganna, non c'è alcun dubbio.

Jorge's P.O.V.

"Io esco a fare un giro con l'auto, ci vediamo per pranzo" avviso mia madre, intenta a cucinare.

"D'accordo caro, ci vediamo dopo" mi soffia un bacio prima che io esca di casa, richiudendo la porta in legno scuro alle spalle. Oggi è assemblea a scuola, dunque io e Cande siamo rimasti a casa; papà ha il primo turno in ospedale e tornerà per pranzo, mentre la mamma ha la giornata libera dal lavoro. Faccio partire l'auto, avanzando lungo la via e uscendo dal quartiere. Nei dintorni del parco una figura longilinea attira la mia attenzione, è Martina. Senza accorgermene sorrido, cammina frettolosamente con un borsone in spalla, fin troppo grande per la sua statura. La raggiungo con l'auto, suonando il clacson per attirare la sua attenzione e la vedo sobbalzare.

"Mar... Tini!" esclamo richiamandola, correggendomi in calcio d'angolo.

"Ah sei tu" sospira portandosi una mano al petto. "Ma cosa ridi, cretino!" mi rimprovera raggiungendo il finestrino, mentre le mie risate non fanno che aumentare.

"T-ti sei spaventata?" chiedo tra le risate.

"Ero sovrappensiero" sbuffa roteando gli occhi e incrociando le braccia sotto al seno. Sembra una bambina imbronciata in questo momento, ammetto che è carina.

"Dove sei diretta?" cambio argomento, vedendola sgranare gli occhi.

"Cazzo, sono in ritardo" sbotta in preda all'agitazione.

"Ehi calma, ti do un passaggio se vuoi" le si illumina lo sguardo alle mie parole e, senza lasciarmelo ripetere una seconda volta, sale in auto al mio fianco. "Lo prendo come un si, dove ti porto?" le sorrido riavviando la macchina.

"Agli studi della Hollywood Records, in via San Martin" guarda il cellulare con ansia, mentre io parto spingendo con forza l'acceleratore. "Oh mio Dio" la sento sussurrare, mentre si regge con forza.

"Siamo arrivati" accosto davanti agli studi della casa discografica.

"Tu... sei pazzo" risponde a bocca aperta.

"Cosa? Che ho fatto?" la guardo interrogativamente, non capendo cosa abbia fatto di male.

"Ti pare normale andare a questa velocità in città?!" alza il tono della voce, facendomi ridacchiare.

"Oh piccola, sei tu che hai detto che eri in ritardo" scrollo le spalle, beccandomi una pacca sul braccio come rimprovero.

"Ciò non cambia il fatto che io ci tengo alla mia vita" sbuffa scendendo dall'auto. "Grazie" mormora appena. Si sistema il borsone in spalla, abbassando leggermente la testa.

"Di niente, principessa" le faccio l'occhiolino e potrei giurare di averla vista arrossire, anche se solo per pochi attimi.

"Ehm... Jorge" mi richiama prima che io possa rimettere in moto l'auto.

"Si?" mi volto a guardarla attraverso il finestrino. Si mordicchia il labbro inferiore, mentre gioca con la collana con le stelline che indossa.

"T-ti va di accompagnarmi?" chiede a voce bassa, sembra una bambina che chiede al papà di poter andare a dormire più tardi. Quasi riesce ad intenerirmi, quasi.

"Aspettavo che me lo chiedessi" le sorriso, scendendo dall'auto, per poi raggiungere l'ingresso dell'edificio insieme a lei. "Ho sempre voluto vedere com'è una casa discografica" ammetto in ascensore, per rompere il silenzio.

"A chi lo dici" si mordicchia il dito, è nervosa.

"Ehi, principessa, sta' calma" poggio due dita sotto il mento, sollevandole la testa. "Ci sono qua io con te" le dico senza rendermi conto. Quelle parole mi vengono da dentro, lasciandomi una strana sensazione alla bocca dello stomaco. I suoi occhi brillano di una strana luce, mai vista prima d'ora. Continuiamo a guardarci in silenzio, ed io mi perdo completamente nei suoi occhi.

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N. A.
Ehilà bella gente, sono tornata con un nuovo capitolo.
Martina e Jorge stanno imparando a conoscersi e, pian piano, si stanno avvicinando.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate con un voto e un commento.
Ringrazio quelli che seguono le mie storie, siete adorabili.
Buona domenica a tutti, alla prossima!

Fran🤍

Princesa// JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora