Capitolo 10

266 14 14
                                    

Martina's P.O.V.

Prendo un gran respiro profondo. Forza e coraggio Martina. Frugo nelle tasche alla ricerca delle chiavi di casa e, con la mano che trema, infilo la chiave nella toppa della serratura. Giuro che poche volte in vita mia sono stata così nervosa e ansiosa. Tutto dipende da come la prenderanno i miei genitori, spero non siano già nervosi per fatti loro.

"Sono tornata!" esclamo richiudendo la porta alle mie spalle, con tutta la lentezza di questo mondo. Una parte di me ha voglia di scappare lontano e fare carriera senza dover dire nulla e senza affrontare i miei genitori. So bene, però, che non è una cosa possibile. L'altra parte di me ha voglia, invece, di liberarsi definitivamente, di essere libera di fare ciò che ama con il supporto della propria famiglia.

"Ciao Martina" mi sorride teneramente Elena, impegnata a spolverare il mobiletto all'ingresso.

"Ciao" ricambio velocemente il saluto. Scusami Ele, ma non è il momento.

"Ehi Tini!" mi richiama mio fratello in salotto. E' seduto sul divano a destra e sta abbracciando Mechi, che è seduta accanto a lui. "Vedi con noi un film? E' appena iniziato" mi propone poi, indicando lo schermo del televisore con il telecomando che ha in mano.

"Ehm no" rispondo un po' confusa, troppo assorta nei miei pensieri per poter prestare attenzione ad altro. "Dove sono mamma e papà?" chiedo poi, mossa da una strana scossa di coraggio. Forza Martina.

"La mamma è in giardino, il papà è nel suo studio" mi risponde, riducendo gli occhi a due fessure.

"Che hai?" chiede per lui, Mercedes. Lei è la mia migliore amica, mi conosce meglio di chiunque altro. Eppure non sa. Nessuno sa. L'ho detto solo a... Jorge. Non so bene il perché mi sia aperta solo con lui, alla fine ci conosciamo solo da qualche settimana. Eppure sento di potermi fidare completamente. Mi limito a non rispondere alla sua domanda, non ho un vero motivo in realtà. Mi sento come una bambola nelle mani di un burattinaio, che mi fa fare quello che vuole. Ecco, così. Senza spiccare parola raggiungo mia madre in giardino, intenta a sorseggiare non so cosa seduta sul dondolo.

"Mamma" la richiamo, facendola voltare.

"Martina, dimmi cara" sorride la donna difronte a me. Ma il suo sorriso è tirato e questo mi fa male. Cavolo se fa male. Credo che l'ultima volta che io abbia visto sorridere mia madre sia stata anni fa, l'ultimo Natale che passammo tutti insieme. Scuoto la testa per allontanare determinati pensieri. Concentrati Martina.

"H-ho bisogno di parlare con te e papà" deglutisco rumorosamente. La donna dai capelli scuri si abbassa gli occhiali da sole sul naso, guardandomi da capo a piedi.

"Va bene, andiamo nello studio" si alza e, dopo aver posato la tazza sul tavolino lì vicino, ci incamminiamo dentro casa.

"Ma che succede?" sento sussurrare mio fratello, mentre la sua bionda fidanzata mi guarda scrollando le spalle. Scusa Mer, presto saprai tutto. Seguo mia madre lungo il corridoio, fino alla porta dello studio di mio padre.

"Avanti" pronuncia dall'altro lato della porta nel momento in cui la mamma bussa alla porta in legno scuro. "Che c'è?" chiede alzando lo sguardo da alcuni documenti.

"Non lo so, Martina vuole parlarci" mia madre si siede alla scrivania difronte a lui. Forza Martina. Mi ripeto per l'ennesima volta in questo pomeriggio.

"Allora parlaci Martina" indica la poltrona difronte a lui, invitandomi a sedere e a parlare. Annuisco e, infondendomi coraggio, prendo posto accanto alla mamma.

"Che devi dirci?" chiede la mamma, mentre il papà si toglie gli occhiali da lettura, riponendoli sulla scrivania in vetro.

"Si, i-io... volevo dirvi che..." cerco le parole giuste per dire ai miei genitori del contratto, del cd da incidere, del tour, di tutto. Uff, ma perché non mi sono preparata prima?

Princesa// JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora