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"𝑙'𝑎𝑚𝑜𝑟 𝑐𝘩𝑒 𝑚𝑜𝑣𝑒 𝑖𝑙 𝑠𝑜𝑙𝑒 𝑒 𝑙'𝑎𝑙𝑡𝑟𝑒 𝑠𝑡𝑒𝑙𝑙𝑒."
(𝑃𝑎𝑟𝑎𝑑𝑖𝑠𝑜, 𝑥𝑥𝑥𝑖𝑖𝑖, v. 145)
















Kenma guardò l'orologio al polso.

Erano quasi le dieci di sera, e forse era il momento perfetto per smettere di lavorare. Chiuse e spense il suo laptop, mettendolo sul tavolino di fianco al letto dove giaceva Kuroo.

Negli ultimi tempi aveva trascorso più tempo in ospedale, spesso scegliendo di dormire lì invece di tornare a casa, in un appartamento così vuoto e silenzioso. Non ci fu un momento esatto in cui Kenma capì quanto questa stanza d'ospedale fosse diventata più una nuova casa, ma non se ne era curato, non quando significava essere vicino al ragazzo.

Sollevò una mano verso la finestra vicino alla sedia, tirando su le tende.

Il limpido cielo notturno catturò le sue iridi, osservando una serie di stelle che riempivano il cielo di un blu intenso. Voltò il viso verso il corvino, che stava guardando pigramente qualcosa sul suo portatile, con occhi attenti. "Kuroo, ti ricordi quella promessa che abbiamo fatto una volta?"

Kuroo si voltò a guardarlo, la confusione era evidente sul suo volto. "Quale?"

"Mi avevi promesso che un giorno saremmo andati a osservare le stelle", disse in modo pratico. "Quando..." si interruppe, pensando a quanto fosse passata un'eternità, ripensando a quei giorni privi di problemi. "Quando hai portato a casa quella cupola e abbiamo osservato le stelle."

Kuroo, anche se ancora confuso, annuì comunque. "Si?"

"Vuoi guardare le stelle adesso?"

Gli occhi del corvino si spalancarono per la sorpresa, prima che un tenero sorriso gli attraversasse il viso, illuminando quegli occhi che un tempo erano più vividi. "Mi piacerebbe molto."

Kenma sorrise a sua volta, si alzò dalla sedia con poca fatica, prendendosi anche un momento per stiracchiarsi. "Aspetta qui, torno tra un secondo."

Uscì rapidamente dalla stanza e iniziò a girovagare nel labirinto di corridoi dell'ospedale, maledicendoli per essere uno lo stesso dell'altro. Le prime due settimane di permanenza del suo ragazzo, era entrato nella stanza sbagliata per almeno cinque volte, lasciandolo in alcune situazioni altrettanto imbarazzanti.

Ma ormai quasi conosceva quel percorso come le sue tasche. Difatti riuscì a raggiungere la reception del reparto senza il minimo sforzo.

Mentre si avvicinava, una delle infermiere di turno alzò lo sguardo e gli sorrise. L'aveva conosciuta negli ultimi mesi, il suo nome era Ito Akari e si era affezionata a Kuroo dopo cinque minuti dal suo incontro, come spesso facevano molte persone.
Fin da subito fu sollevato di sapere che Kuroo era in buone mani.

"Buonasera Ito-san," la salutò, appoggiando i palmi alla scrivania.

"Buonasera, Kenma. Non mi ero accorta che fossi ancora qui, stai tornando a casa? " La sua voce era sincera, mentre spingeva delicatamente via le scartoffie che occupavano gran parte dello spazio.

Kenma, tuttavia, scosse la testa. "Resterò qui stanotte."

Il sorriso di Ito si allargò. "Il tuo ragazzo ama quando lo fai, sai, parla sempre di te e di come riesci a dare un po' di colore alla sua vita."

Sorrise imbarazzato al suo commento, poi rammentò il motivo per cui era venuti lì. "Hai una sedia a rotelle che possiamo usare per un po'?"

"Dove pensate di andare?"

the galaxy is endless // kuroken (TRADUZIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora