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Le riunioni erano ufficialmente la rovina dell'esistenza di Kenma. Si sentiva come se fosse seduto nella sala consiglio per ore, ascoltando il suo responsabile di marketing parlare di come le vendite fossero aumentate più del necessario.

Guardò l'orologio per la millesima volta. Avrebbe potuto essere a casa in quel preciso momento. Era giovedì, il giorno libero di Kuroo. E sapeva perfettamente che avesse almeno sei messaggi non letti che gli chiedevano quando sarebbe tornato a casa, per poter finalmente passare del tempo insieme al corvino.

"Kozume-san? Hai qualcosa da aggiungere?" Gli chiese il manager, evidentemente arrivato alla fine della presentazione più lunga che Kenma avesse mai visto.

Kenma gli sorrise. "No, grazie, Watari. È stato eccellente. Abbiamo finito per oggi?" Chiese in tono sbrigativo.

La stanza emise suoni diversi e varie persone annuirono in segno di affermazione.

"Bene, allora ci vediamo domani."

Una volta che tutti i suoi dipendenti ebbero lasciato la stanza, Kenma tirò fuori il telefono dalla tasca per osservare i milioni di messaggi lasciati dal suo ragazzo.

Kuroo: So che te ne sei appena andato ma mi manchi già (09:21)

Kuroo: Oggi piove, assicurati di avere un ombrello con te.  (10:33)

Kuroo: Sai qual è un colore di merda? Il bianco. è troppo pulito e vuoto.  (12:20)

Kuroo: Quel gufo di Bokuto ti saluta.  (12:25)

Kuroo: So che questo ti suonerà terribilmente sdolcinato, ma vorrei che fossi qui in questo istante.  (13:18)

Kuroo: <3 (13:37)

Lo sguardo di Kenma si corrucciò leggendo i vari messaggi. Anche se non erano particolarmente fuori dal comune, c'era qualcosa di strano. Non aveva nemmeno la minima idea che Kuroo si fosse incontrato con Bokuto oggi, ma comunque non gli diede molto peso.

Tuttavia questo senso di preoccupazione non lo lasciava andare, gli si era appigliato al petto e non dava segni di svanire. Così compose il suo numero, squillò un paio di volte, ma alla fine scattò la segreteria. Era troppo strano. Kuroo di solito rispondeva sempre.

Senza ulteriori esitazioni, Kenma prese la sua borsa e lasciò l'ufficio per tornare a casa. Di solito ci metteva un'ora per arrivare all'appartamento, ma di solito non gli importava. Però in quel momento aveva miliardi di pensieri aggrovigliati nella mente e avrebbe preferito che il treno andasse più veloce. Normalmente si godeva tranquillo il viaggio di ritorno tuttavia continuava a battere il piede per terra, come per voler scaricare l'ansia.

Sceso dal mezzo ci mise molto meno del solito a raggiungere la dimora.

Arrivò trafelato, inserì le chiavi nella serratura e con un piccolo scatto del polso la girò, e facendo scattare l'apertura della porta, si immerse nella penombra dell'ingresso.

Fu accolto dal silenzio e dal buio più profondo nel resto delle stanze; tutte le persiane erano chiuse e l'unica fonte di luce sembrava provenire dalla lampadina in cucina.

"Kuroo? Sei a casa?" Kenma quasi gridò dopo aver appeso giacca all'attaccapanni e dopo aver slacciato leggermente cravatta che rimaneva appesa al suo collo scomposta.

Il silenzio perenne era angosciante. Il bassino percepiva i battiti del suo cuore che rimbombavano nella cassa toracica e il respiro non accennava a regolarizzarsi.

Mentre continuava ad avanzare nell'appartamento noto diversi fogli sparsi sul banco della cucina, ma del corvino ancora nessuna traccia.

Finché poi non lo vide. Era sdraiato sul divano, rannicchiato su un fianco, quasi invisibile alla vista. "Kuroo?" Lo chiamò di nuovo, avvicinandosi maggiormente al ragazzo, il cuore ora pompava sangue più velocemente per l'evidente stato di ansia di Kenma. La TV non era accesa, chiaramente non stava dormendo, e quindi cosa diavolo stava succedendo?

Quando si avvicinò, notò quanto fosse esausto Kuroo. Il viso sempre allego ora era spento e le iridi vispe ora erano contornate da delle lievi occhiaie scure.

Kenma si accucciò al divano, alzando una mano per accarezzare leggermente la fronte di Kuroo. "Ehi," sussurrò, "stai bene?" Disse affondando le dita nella chioma scura.

"Scusa kitten, non ti ho sentito rientrare" sussurrò Kuroo, sbattendo le palpebre come per risvegliarsi da quello stato di stordimento. Si spostò immediatamente, facendo spazio a Kenma per poterlo farlo sdraiare sul divano insieme lui come sempre.

Kenma fece scontrare le loro mentre giaceva accanto a lui, intrecciando la mano di Kuroo nella sua. "Che ti succede?"

Kuroo fece un suono tra uno sbuffo e una risata. "Sono solo stanco."

Il bassino non voleva forzarlo, si limitò ad annuire. Kuroo era molto stressato ultimamente. Forse il suo dottorato di ricerca non procedeva nel verso giusto, o forse la causa era classe dove insegnava; il mal di testa lo tormentava molto più frequentemente. Kenma gli strinse maggiormente la mano, come per ricordagli che lui c'era sempre, per ogni cosa, che poteva contare su di lui in ogni momento.

"Sicuro?" Chiese nuovamente Kenma, cercando di spronarlo a parlare di una sua probabile preoccupazione o semplicemente per spingerlo a sfogarsi e a non tenere tutto dentro. La situazione ricordava paradossalmente la prima volta che si incontrarono.

Kuroo esitò prima di rispondere "Solo una brutta giornata." Il suo sguardo però non incontrò mai le iridi miele dell'altro, erano assenti, assorte di più a guardare il vuoto.

"Okay," sussurrò semplicemente Kenma, chinandosi su di lui per lasciargli un lieve bacio sulla mascella. "Sai che puoi dirmi tutto, vero?" Il buio dell'ambiente nascose fortunatamente il lieve rossore delle sue gote, non riusciva mai ad abituarsi a questo nuovo sé stesso che esprimeva sentimenti e paure, anche a voce. Ma per Kuroo avrebbe fatto questo e mille altre cose perché lo amava con tutto il suo cuore, più di ogni altra cosa.

In tutta risposta, Kuroo avvolse le braccia intorno al busto dell'altro, tenendolo ancora più stretto a sé. Seppellì il viso nell'incavo del suo collo, come se si stesse aggrappando alla sua unica ancora di salvezza.

E Kenma era più che felice di essere questo per il corvino, di essere la sua luce in fondo al tunnel; dopotutto era da una vita che si sostenevano a vicenda, cercando di tenere uniti i loro cocci.

Passarono alcuni istanti senza che Kuroo lo lasciasse andare. "Kuroo, stai bene?" Sussurrò Kenma, passando nuovamente una mano tra i capelli neri dell'altro. Il più piccolo era consapevole di non poter vedere il viso di Kuroo, non poteva vedere quale espressione avesse.

"Possiamo restare così per un po'?" Borbottò contro la pelle dell'altro. "Per favore"

"Okay," rispose Kenma, stringendosi maggiormente a Kuroo. Era disposto a rimanere lì per tutto il tempo necessario, anche più a lungo. Una volta ripreso, si sarebbe alzato e gli avrebbe cucinato qualcosa che piacesse al corvino, poi si sarebbero sistemati sul divano e avrebbero guardato un film, e inevitabilmente il tutto si sarebbe risolto in altre coccole sul divano. E se gli occhi di Kuroo fossero stati gonfi dal pianto, Kenma non gli avrebbe detto nulla, passerebbe i suoi pollici sulla pelle umida del compagno per asciugargli le lacrime, ma avrebbe combattuto con sé stesso per trattenere le sue.

Ma per adesso, si accontentava di giacere con la sua anima gemella, lì distesi con i corpi intrecciati, finché quest'ultima non sarebbe stata in grado di tornare a respirare di nuovo.





spazio autrice

EHY EHY EHY

Questo capitolo è molto ansiogeno, lo so, ma andrà sempre peggio *risata malefica*.

Ho fatto i salti mortali per aggiustarlo ma al solito non sono riuscita rileggerlo, perciò mi scuso per eventuali errori di battitura. Spero di riuscire a pubblicare il prossimo capitolo senza ridurmi ad orari indecenti, cosa impossibile dato che il giro di interrogazioni sembra non finire mai da fine settembre, ma quelli sono dettagli irrilevanti.

Come al solito vi invito a lasciare una stellina e un commento. <3

Alla prossima!

fly high.

the galaxy is endless // kuroken (TRADUZIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora