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Al suo risveglio, le tempie di Louis gli causano così tanto dolore da rendergli impossibile continuare a stare nel letto.
Anche solo tenere la testa sul cuscino gli provoca fitte dolorose che sembrano penetrargli il cranio fino al cervello. Sicuramente è colpa sua, della quantità di lacrime che ha versato la notte appena passata e delle urla che ha rilasciato, così forti e agonizzanti da sconquassare ogni cosa nel petto.
Al suo fianco, Harry dorme ancora come un ghiro; il petto nudo si alza e si abbassa ad un ritmo cadenzato e regolare, quasi ipnotico da guardare, su di esso la piccola croce di argento che porta sempre appesa al collo riflette la luce naturale del sole filtrata dalle tende non abbastanza spesse, dalle labbra dischiuse, carnose senza esagerare e rosee, si possono sentire piccoli sospiri - più degli sbuffi - come se si trovasse ancora in un sonno profondo.
Una mano giace sul suo addome sfiorando la pelle nuda con i polpastrelli, l'altra, invece, ha le dita chiuse teneramente attorno al polso di Louis. Il suo intero corpo è proteso verso Louis, leggermente chiuso a riccio, forse in cerca di calore.
Le coperte lo coprono solo fino al bacino, tant'è che è possibile intravedere l'elastico dei boxer che indossa.
Infastidito dai capelli che gli solleticano il viso, arriccia il naso con la fronte aggrottata, spostandosi maggiormente verso Louis, provando inconsciamente a intrufolare i piedi freddi sotto alle sue gambe nel tentativo di scaldarsi.
Louis trattiene un sorriso, cercando di ignorare il mal di testa per potersi godere quel momento ancora qualche minuto. Non pensa di aver mai avuto l'occasione di vedere Harry così, gli sembra estremamente rilassato, è quasi strano non vederlo con la solita espressione indagatoria.
Stando attento a non svegliarlo, tira fuori un braccio dalle coperte aggrovigliate per accarezzargli la guancia. Non può fare a meno di toccarlo ultimamente, gli sposta i capelli dal viso così che possa continuare a dormire beatamente.
Un'altra fitta lancinante di dolore lo fa mugolare, però, ottenendo come risultato il braccio di Harry intorno ai fianchi in una stretta protettiva e rassicurante. Approfittando della posizione, stiscia lentamente in avanti fino a trovarsi completamente inglobato da quel corpo tanto diverso dal suo.
Gli era mancato dormire in un letto vero e proprio, condividerlo con qualcuno e svegliarsi così, riscaldato da un'altra persona. E poi, Harry è estremamente bello da guardare, un'opera d'arte angelica da ammirare e da cui lasciarsi affascinare.
Louis si sente infinitamente fortunato per essersi svegliato prima, non accade praticamente mai, si assicura di imprimere nella sua memoria più dettagli possibili del viso rilassato e dormiente di Harry - come le lunghe ciglia che quasi sfiorano gli zigomi perfetti accentuati dalla luce dei raggi di sole che crea un dolce gioco di luci e ombre con i lineamenti definiti - perché è abbastanza sicuro, considerando il suo livello impressionante di pigrizia, che non avrà il piacere di poterlo osservare di nuovo da così vicino almeno per i prossimi due mesi.
È un evento raro, e lui si sente come se avesse fra le mani qualcosa di prezioso dal valore inestimabile, che ora ha quasi timore di toccare per non rovinarlo in alcun modo.
Abbassando lo sguardo, le sue iridi azzurre e limpide si imbattono sul petto perfettamente tonico e definito e, inevitabilmente, lo accarezza dolcemente con piccoli tocchi concentrati più che altro sullo sterno. Sempre molto attento e gentile.
Il respiro di Harry allora cambia, torna ad essere più veloce e irregolare, si sta palesemente svegliando e lo si capisce anche da come si lagna inizialmente per il freddo secco che sente fino alle ossa, abbracciando goffamente Louis in quell'ammasso di coperte pesanti e chiamandolo "piccola stufa".
Preme poi la punta del naso - fin troppo gelida - contro la sua guancia, facendo sì che Louis rida divertito cercando di levarselo di dosso.
«Sei così caldo di mattina, Lou, abbracciami» la sua voce è irriconoscibile, molto più graffiata e roca rispetto al normale, così diversa che Louis, inizialmente, rabbrividisce.
Già quando lo sente parlare con il tono normale fa fatica a mantenere un certo equilibrio mentale, perché Harry ha questo modo di scandire le parole parlando con calma e in maniera pacata, come se desse la stessa importanza ad ogni singola sillaba, ma così rischia di morire!
In assenza di una sua reazione, Harry si degna di aprire un occhio solo per scrutarlo rapidamente.
Poi preme le labbra insieme, pensieroso, e torna alla sua posizione iniziale.
«Qualcuno non avrà il bacio del buongiorno, oggi. Okay, me ne farò una ragione» fingendo di non mostrare interesse, chiude di nuovo gli occhi. Servono solo pochi secondi, però, prima che un sorriso enorme faccia uscire allo scoperto le sue fossette, quando Louis si arrampica su di lui bloccandogli il corpo con le ginocchia puntellate sul materasso, esattamente ai lati del suo bacino.
«Buongiorno, Harry» esitante - forse per il fatto che è seduto esattamente sul suo cazzo indossando solo dei boxer e una t-shirt - Louis si abbassa fino a far entrare in contatto i loro petti, arrossendo leggermente non appena le braccia forti di Harry si stringono amorevolmente intorno ai suoi fianchi magri.
«Ma che bravo ragazzo...forse un bacio te lo meriti, allora. Mh?»
«Mi sembra proprio che questo sia un abbraccio caldo come hai chiesto, no?»
«Si, tesoro mio, grazie. Ho sempre freddo di mattina, tu invece sei bollente. Torna tutto, bilanci la situazione. Adesso dammi un bel bacio!»
Ubbidiente, annuisce leggermente.
Hanno iniziato da un paio di giorni a rifiutarsi di alzarsi dal letto se colui che si sveglia più tardi non riceve il bacio del buongiorno - quindi, sempre Louis - ed è a dir poco stucchevole.
Louis ama queste attenzioni. Ama tutti i piccoli baci inaspettati e spensierati, ama le carezze amorevoli, gli attacchi di solletico improvvisi completamente a caso.
Sono tutte cose che iniziano a farlo sentire voluto, desiderato sul serio questa volta. Non ricorda nemmeno se si sia mai sentito così prima d'ora.
Harry ha il completo controllo del bacio che si scambiano, lento e dolce, prolungandolo il più possibile mentre le sue mani percorrono la schiena nuda di Louis sotto alla t-shirt sottile e un po' troppo grande per lui. Lo accarezza attentamente, esitando per - forse - un po' troppo tempo sull'elastico dei boxer, volendo andare più in basso e palpargli il sedere pieno.
Louis non aiuta nemmeno la situazione, sorridendo sulle sue labbra e sporgendosi maggiormente con il corpo verso le sue mani.
Vuole essere toccato, non è mai stato trattato così prima, inizia a sentire un minimo di fiducia verso Harry.
«Buongiorno, piccolo» gli dice, finalmente, Harry.
Tra un bacio e un altro, scendendo con le labbra sul collo, fino alle clavicole, facendo una lieve pressione alla base della sua schiena, per farlo abbassare completamente disteso su di lui in modo che i loro corpi siano completamente a contatto.
Non gli sta facendo male in alcun modo, Louis ha qualche difficoltà a capire come comportarsi, non era esattamente abituato così con Jason.
Per nessuna ragione al mondo gli erano permesse queste carezze e questi baci di mattina, era già tanto se Jason si ricordava di averlo accanto quando si svegliava.
Ripensare al suo ex gli fa venire in mente cosa lo aspetta a breve, ne dovrà parlare ad Harry, la paura che sente di venire rifiutato per questo non si può nemmeno spiegare.
È lui il primo a mettere fine a quella sessione di coccole mattutine, alzandosi dal letto per cercare i suoi pantaloni e lasciando Harry un po' confuso e contrariato.
«Louis.»
Ignorando il tono autorevole, serio, forse incazzato o irritato per l'interruzione così brusca, Louis opta per rubare un paio di pantaloncini sportivi che intravede dal cassetto mezzo aperto (sicuramente Harry si è dimenticato di chiuderlo la sera precedente, troppo preoccupato per lui) e li infila alla velocità della luce per poi camminare rapidamente fino al piano di sotto.
«Louis! Sono stanco di questi cambi di umore improvvisi senza spiegazione, Dio, non riesco a starti dietro!»
Ovviamente Harry lo segue.
I suoi passi pesanti, frettolosi, rimbombano lungo le scale facendo solo alzare gli occhi al cielo a Louis.
Certe volte è così melodrammatico nei suoi modi di fare e nemmeno se ne accorge.
«Dobbiamo parlarne.»
«Lo so», sbuffa, con tono annoiato.
«E non rispondermi con sufficienza!»
Continuando ad ignorarlo, recupera il latte dal frigo e si fa un tè, dandogli le spalle per tutto il tempo.
Lo sente sospirare, sedersi sofferente su una di quelle sedie alte disposte intorno all'isola della cucina e picchiettare le dita sulla superficie liscia di essa.
È assolutamente snervante.
«Sto aspettando.»
«Oh si, me ne sono accorto.»
«Louis, piccolo, prima o poi queste cose usciranno fuori lo stesso. Non ha senso rimandare, parlami.»
Il tono della voce di Harry diventa più apprensivo, questo spinge Louis a raggiungerlo e prendere posto nella sedia accanto.
Si porta dietro il tè, ma non crede che ne berrá molto.
«Okay, siccome io faccio schifo a parlare, facciamo che risponderò alle tue domande. Però, ti avviso che non sarà facile nemmeno ascoltare e basta. Io ancora non so bene come potresti reagire a questo tipo di cose, ci frequentiamo da poco ma, ti prego, non arrabbiarti. Non ho bisogno di un'ennesima persona arrabbiata, okay?»
Rendendosi conto che, forse, non affronteranno temi semplici da digerire, Harry si ammutolisce per un breve istante come se stesse rivalutando la sua richiesta, forse non vuole più parlarne così tanto come fino a pochi secondi fa.
L'espressione tremendamente seria di Louis, poi, contribuisce a mettergli più ansia addosso e basta.
«Okay, iniziamo con il farmi capire chi era quel ragazzo, perché era sotto casa tua? E perché hai reagito in quel modo?»
Concentrandosi sugli occhi lucidi di Louis, riesce a ritrovare la sua calma interiore.
Non c'è spazio per l'agitazione se Louis inizia a tremare come una foglia, deve essere forte e stare calmo per entrambi.
«Tempo fa intrapresi la mia prima relazione seria con questo ragazzo, Jason, e inizialmente andava tutto bene, il nostro rapporto era così perfetto che io ho completamente perso la testa per lui. È assolutamente vero quando dicono che l'amore rende ciechi, sai? Ero così infatuato che non ho saputo cogliere i primi segnali di pericolo, e mi dispiace» scrollando le spalle, Louis si arrampica goffamente sull'isola della cucina, utilizzando la sedia per essere in grado di fare un balzo e sedersi sul ripiano lucente «avrei potuto evitarmi un sacco di sofferenza e, probabilmente, avrei meno traumi da superare adesso...se non fossi stato così stupido» mantiene la testa bassa, preferisce guardare e studiare attentamente le sue unghie mangiucchiate anziché spostare lo sguardo su di Harry.
«Non so cosa ci facesse alla porta di casa mia, non voglio nemmeno saperlo. Vuole parlarmi da un po' a dire il vero, ma Niall ha bloccato il suo numero e poi lo ha cancellato dal mio telefono il giorno stesso in cui tu hai iniziato a scrivermi su quell'app» continua, con la fronte aggrottata in un'espressione confusa, pensierosa.
Allungandosi sull'isola, poi, recupera la sua tazza di tè che aveva abbandonato in un angolo.
Harry gli afferra dolcemente le caviglie nude per non farlo cadere, massaggiando dolcemente la sua pelle ambrata intorno all'osso sporgente.
Non è ancora turbato e lo sta ancora toccando, quindi non prova alcun senso di repulsione nei suoi confronti, Louis è comunque convinto che accadrà presto quando scenderà nei dettagli.
Si gode quelle carezze, non sapendo se ne riceverà altre quando avrà raccontato tutto.
«Hai accennato a segnali di pericolo, cosa intendi?»
Saltellando con il sedere sulla sedia, Harry si avvicina per essere in grado di far scorrere le mani più in alto, sulle cosce toniche di Louis, appena sopra alle ginocchia.
Deposita un bacio sulla gamba destra, incoraggiandolo ad andare avanti.
«È stato un processo lento, non me ne sono accorto...prima ha iniziato ad essere possessivo, geloso, e aveva questi scatti di ira improvvisi se capitava che qualcuno iniziasse a provarci con me in sua presenza. Poi ha iniziato a prendersela con me, addossava a me la colpa per qualsiasi cosa, stava diventando più violento verbalmente...ma io ho lasciato correre. Pensavo che si trattasse solo di un brutto periodo, che cazzo ne so, pensavo fosse stressato per il lavoro!»
Gesticolando nervosamente, le mani di Louis finiscono inevitabilmente fra i capelli scompigliati di Harry.
Lo aiuta a calmarsi, quindi inizia ad arrotolare alcune ciocche morbide intorno alle dita per guardare come, tirandole piano e lasciandole andare, i capelli si arricciano da soli molleggiando indisturbati.
«Cosa ti ha fatto poi?»
«Harry...ho vissuto una relazione tossica per anni, quando va avanti per così tanto tempo puoi immaginarlo a che punto si arriva.»
«Dimmelo.»
«Peggiorava sempre di più, al suo essere violento verbalmente si sono aggiunte poi le botte. Sai, c'è stato il primo schiaffo durante una discussione, e Jason si è messo a piangere e mi ha chiesto per quale motivo dovessi spingerlo a tanto. Secondo il suo ragionamento ero io a costringerlo ad alzare le mani con i miei comportamenti sbagliati, e alla fine ha convinto anche me. Pensavo solo a migliorarmi per lui, ma non gli andava bene niente, qualsiasi cosa facessi per compiacerlo lo deludeva.
Uno schiaffo e basta poi é tramutato in...altro.
Penso che il momento peggiore sia stato quando mi ha preso a calci nelle costole, perché poi se ne è andato...ha passato la notte fuori e mi ha lasciato lì sul tappeto del salotto. 
E io ho passato tutto quel tempo da solo a medicarmi e mi sono chiuso a chiave nella stanza degli ospiti fino alla mattina dopo. Davvero miserabile.»
Una lacrima solitaria segna un percorso bagnato sullo zigomo di Louis, scendendo fino al mento prima di cadere e infrangersi sulla sua coscia nuda.
Non pensa che riuscirà mai a dimenticare quanto si è sentito umiliato in quel periodo.
La presa di Harry sulle sue gambe aumenta, lo sente irrigidirsi e ha paura per come reagirà.
«Ti ha mai...ha anche abusato di te sessualmente?»
«Si. Qualche volta.»
Non ha motivo di mentire o omettere ciò che è successo, scrolla le spalle come se ammettendolo ad alta voce lo facesse sentire scomodo nella sua stessa pelle.
Harry, con il volto decisamente arrossato dalla rabbia, si alza in piedi così rapidamente da far quasi ribaltare la sedia.
Louis si spaventa per il rumore forte e brusco, ritirando automaticamente le gambe e abbracciando le ginocchia contro al petto.
Segue attentamente ogni movimento compiuto da quel bellissimo ragazzo che, ne è convinto, a breve non lo vorrà più.
Resta più che sorpreso nel vederlo muoversi nervosamente tra la sala e la cucina con una sigaretta in una mano e il posacenere nell'altra.
Da quando fuma?
«Lo hai denunciato, vero?»
Harry si accende la sigaretta, scaglia poi l'accendino sul divano candido, la fronte aggrottata in un'espressione corrucciata e due dita a stringere il ponte del naso.
Passano diversi secondi in silenzio, l'unico suono che può sentire in quel lasso di tempo è quello della cartina che brucia lentamente ad ogni tiro che fa.
Non fuma molto, non è dipendente dalla nicotina, solitamente non tiene nemmeno le sigarette in casa perché tanto riesce a scroccarne qualcuna ai suoi colleghi nei periodi di maggiore stress a lavoro, quando devono concludere più progetti in pochi giorni e correre a presentarli durante diverse riunioni, ad esempio.
Adesso, infatti, se ne è concessa una solo perché ha visto il pacchetto di Louis e non si è fatto alcun problema a prenderlo.
Lascia cadere la cenere nel piccolo posacenere di vetro, che poi posa sul tavolino per riuscire a spegnere il mozzicone dato che Louis non accenna a rispondere ma, anzi, ha iniziato a piangere in silenzio.
«Lou...non lo hai fatto.»
«No. Se lo denunciassi e poi gli andasse bene tornerebbe a farmi del male più incazzato di prima.»
«Quanto tempo è passato dall'ultima volta che...insomma, che ti ha fatto qualcosa? Meno di sei mesi?»
«Credo di si, Harry. Perché?»
Louis tira su con il naso, sbatte rapidamente le palpebre per liberarsi delle lacrime che gli intralciano la vista, con il mento posato sulle ginocchia e i capelli spettinati che ricadono sulla fronte.
Vedendolo così vulnerabile, minuscolo, impaurito, Harry vorrebbe prendersi a schiaffi da solo.
Ripensa al tempo che hanno passato insieme, ai comportamenti di Louis quando era vicino a lui, e si sente terribilmente in colpa per averlo - forse - pressato troppo.
«Oh, piccolo...»
Passa le dita fra i capelli in un gesto dettato dal nervosismo, è totalmente affranto mentre cammina velocemente verso l'isola della cucina, la sua pelle nuda si accappona ma - nonostante stia indossando solo i boxer - non per via del freddo.
Un'immagine di Louis totalmente indifeso e costretto a letto a subire un rapporto sessuale contro la sua volontà gli attraversa la mente, questo basta per far sì che delle lacrime si depositano agli angoli dei suoi occhi verdi, adesso tremendamente chiari, quasi turchesi.
«Lo faremo insieme. Starò al tuo fianco, ti aiuterò a farlo, tesoro mio. Ma dobbiamo farlo prima che siano passati sei mesi dall'ultima violenza, altrimenti non potranno fargli niente.»
«No, Harry, non ce la faccio.»
«Sei forte, Lou. Non devi avere paura, ti prometto che farò tutto ciò che mi è possibile per impedirgli di avvicinarsi a te di nuovo.»
Mettendosi esattamente di fronte a lui, in piedi e con le ossa del bacino a sfiorare il bordo del ripiano bianco, gli sposta dolcemente i capelli da davanti agli occhi arrossati e acquosi.
Gli lascia un bacio sulla fronte, poi gli asciuga amorevolmente le guance ancora bagnate dalle lacrime.
«Mi dispiace.»
«Per cosa?»
«Sicuramente adesso mi vedrai con occhi diversi e...»
«Si, ma non negativamente come credi tu. Hai dovuto affrontare tutto questo da solo e sei ancora qui, più forte di prima. Posso solo guardarti con ammirazione, adesso.»
Lo bacia rapidamente, mandando via quel broncio adorabile che gli stava incurvando le labbra in basso.
«Pensaci, Lou. Per favore. È la cosa più giusta che tu possa fare dopo tutto ciò che hai subito.»
«Va bene, okay.»
«Ma che bravo ragazzo...dai, vieni qui.»
Aprendo le braccia, lo invita a rifugiarsi contro al suo petto.
Poi, lo prende facilmente in braccio facendogli incrociare le caviglie dietro alla sua schiena e lo riporta al piano di sopra, sul letto, in mezzo alle coperte ormai diventate fredde.
«Perché a letto?»
«Perché sono stati giorni stressanti per te, sei sicuramente stanco e, guarda un po', sono più che disponibile per coccolarti un pochino.»
Mentre Louis si nasconde fra le coperte pesanti, Harry indossa rapidamente dei pantaloncini sportivi che usa per stare in casa e ci infila dentro una t-shirt scolorita.
Si aggira per casa scalzo, in fretta, e prepara un vassoio con la colazione che consiste in biscotti al cioccolato, un bicchiere di succo alla frutta e una tazza di té Yorkshire.
Louis sembra realmente sorpreso e estasiato solo all'idea di poter fare colazione a letto, forse nessuno ha fatto qualcosa del genere per lui prima d'ora.
Ad Harry si stringe il cuore nel petto se solo si ferma a notare questi dettagli e a pensare queste cose.
Si mette a sedere anche lui sul letto con la schiena appoggiata alla testiera e le gambe distese sul materasso morbido, poi stringe Louis contro al suo fianco facendo sì che possa riposare utilizzando il suo petto come cuscino e lo imbocca con i biscotti al cioccolato fatti in casa da lui la sera precedente.
È particolarmente affettuoso nei modi di accarezzargli i capelli, la pelle delicata del fianco al di sotto della t-shirt di qualche taglia troppo grande, o il ventre magro, mentre Louis si gode ogni biscotto masticando lentamente e con calma.
Lasciano cadere l'argomento abbastanza facilmente, consapevoli però che, probabilmente, dovranno parlarne di nuovo a mente lucida.

Don't let it break your heart, babyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora