Louis deve ammetterlo, lavorare gli era mancato. Prendersi dei giorni liberi è stata sicuramente una scelta giusta, aveva davvero bisogno di stare del tempo per i fatti suoi completamente isolato da tutto e da tutti, ma adesso, mentre è ricoperto di stoffe e cerca di sbloccare la macchina da cucire, si rende conto che aveva di nuovo bisogno di concentrarsi su qualcosa per tenere la mente occupata.
Non è la prima volta che deve cambiare l'ago, il filo di cotone si è aggrovigliato e lui ha davvero poca pazienza per queste cose, ma si prende comunque del tempo per risolvere il problema senza dover lanciare quella macchina infernale dall'altra parte della stanza.
Guarda rapidamente l'orologio appeso alla parete lì di fronte, manca davvero poco alla sua pausa pranzo, il suo stomaco sta brontolando da diversi minuti reclamando del buon cibo e sente che sta perdendo la calma e la concentrazione.
E' davvero tentato a rimandare quel che deve fare a più tardi, lo fa sempre, ma non vuole rendere nervoso il suo capo e, sinceramente, non ne può più di vedere quel completo dai colori sgargianti. Ci sta lavorando da giorni e non gli piace per niente.
Si affretta a cambiare l'ago alla macchina da cucire, quindi, sbottonando i primi bottoni della camicia azzurra che indossa dato che inizia a sentire un caldo asfissiante.
I tatuaggi che ha sul petto si intravedono appena, sa che può permettersi una cosa del genere solo perchè in questo momento non sta lavorando a contatto diretto con i clienti.
Si passa rapidamente una mano fra i capelli corti, è sicuro di averli scompigliati ma al momento non gli interessa, vuole solo andarsene e fumare una sigaretta per poi poter finire di cucire quell'abito una volta per tutte.
L'unica cosa che lo fa sentire meglio è la consapevolezza che mancano solo venti minuti al suo delizioso pranzo.
«Louis, ho bisogno di te per qualche minuto, io sono già impegnato con altri clienti.»
Sentendo improvvisamente la voce del suo capo, sobbalza sulla sedia.
Si guarda intorno per qualche secondo, constatando che è rimasto da solo nel laboratorio dato che le altre postazioni sono state lasciate in ordine dai suoi colleghi.
Aggrottando la fronte, si chiede quando diamine hanno lasciato il negozio, non li ha proprio sentiti andarsene.
«Certo, di cosa si tratta?»
Non sa perchè, ma una spiacevole sensazione gli fa girare la testa per un breve istante, il che lo porta a massaggiarsi rapidamente le tempie doloranti.
Lentamente si alza in piedi, recupera la sua giacca firmata che aveva abbandonato sullo schienale della sua sedia e la indossa con movimenti fluidi.
Il suo capo gli fa un segno con la mano facendogli capire che può aspettare nel laboratorio senza doversi presentare nella parte del negozio dedicata ai clienti, quindi annuisce confuso e si appoggia stancamente al piccolo tavolo della sua postazione non appena lo vede sparire dietro alla porta.
Spera solo che non sia qualcosa di impegnativo, non vuole rischiare di dover restare bloccato lì per tutta la durata della pausa pranzo, non pensa che in questo modo possa arrivare alla fine della giornata senza spaccare qualcosa in quel piccolo laboratorio.
Per carità, ama il suo lavoro, gli piace poter cucire abiti su misura ed è conscio di saperlo fare bene, ha perso il conto di tutte le volte in cui i suoi colleghi gli hanno fatto notare in passato che ha le mani delicate e perfette per questo tipo di mestiere, ma capita a tutti di avere delle giornate negative, ecco.
Sta giocando con le sue scarpe facendo scontrare le punte tra loro quando la porta si apre di nuovo. Questa volta il suo capo ha un'espressione a dir poco seria e si fa da parte mantenendo la porta aperta per far entrare un cliente nel laboratorio.
Louis alza lo sguardo solo quando lo sente schiarirsi la voce, lo guarda inclinando la testa di lato e gli sorride prima di puntare gli occhi azzurri sul cliente lì vicino.
Il sorriso abbandona subito le sue labbra, che invece si dischiudono per lo stupore.
Probabilmente si è addormentato mentre combatteva con la sua macchina da cucire, perchè non è possibile che quello sia Harry.
«Louis, ti presento il signor Styles. Ha bisogno di un abito su misura per la prossima settimana. Essendo la prima volta che si rivolge a noi, dovresti gentilmente occuparti di prendere le sue misure. Successivamente sarai tu a cucire l'abito, quindi potrai metterti d'accordo direttamente con lui per la scelta dei materiali e del resto. E' tutto chiaro?»
Louis deve avere ancora l'espressione da pesce lesso, a giudicare dal modo in cui Harry è costretto a mascherare un sorriso divertito portando una mano davanti alla bocca.
E' bravo, impiega solo pochi secondi per ricomporsi, mentre non si può dire esattamente lo stesso di Louis.
Quindi non lo sta sognando, altrimenti non sentirebbe il suo povero cuore battere così forte contro la cassa toracica, contento per averlo fatto ridacchiare.
«Cristallino. Tanto ho quasi finito con il completo del signor Taylor», fa spallucce.
Portando una mano dietro al suo corpo, tastando la superficie del tavolo con la punta delle dita, riesce a trovare il metro da sarto e lo trascina fino a portarselo in grembo.
Se lo gira intorno alle dita, ha bisogno di tenersi occupato con qualcosa perchè sente che potrebbe scoppiare da un momento all'altro.
Non sa cosa dovrebbe dire o fare, non ha avuto molto tempo ultimamente per potersi scambiare messaggi con Harry, ci avrà parlato si e no due volte in dieci giorni dato che è sempre tornato a casa stanco morto e il suo unico desiderio è sempre stato dormire.
«Bene, allora torno dagli altri clienti! E, Louis...»
«Huh?»
«Chiuditi quella camicia.»
Le sue guance assumono una tonalità rosata nel giro di mezzo secondo, abbassa immediatamente lo sguardo verso il suo petto e, okay, forse non si è accorto di aver sbottonato più di due bottoni e basta.
Il suo capo scuote la testa prima di andarsene e lui porta subito le dita tremanti a chiudere quei piccoli bottoni.
«Non abbottonarla.»
Ogni suo movimento si ferma nell'esatto istante in cui sente la voce autoritaria di Harry. E' come se glielo stesse ordinando, per lui è istintivo dargli ascolto in questo modo e poi è passato davvero troppo tempo da quando si sono incontrati, non ricordava che la voce del ragazzo più bello che abbia mai visto fosse così profonda e roca.
«Perchè?», non vorrebbe essere così insicuro, non sa nemmeno perchè la sua dannata voce abbia iniziato a tremare dando l'impressione che stia balbettando.
E' in momenti come questo che desidera che l'universo apra una voragine sotto ai suoi piedi, onestamente.
Si stava davvero impegnando per acquistare più sicurezza in se stesso, non riesce a crederci che siano bastate solo due parole messe in croce da parte di Harry per mandare a quel paese tutti i suoi sforzi fatti fino ad ora.
«Sinceramente non mi interessa di ciò che pensa il tuo capo, Louis. Se vuoi che la tua camicia stia aperta sul petto non è un problema. Sai già che in mia presenza devi solo fare ciò che ti fa sentire a tuo agio.»
Harry si avvicina lentamente, si toglie in silenzio la giacca elegante del completo che indossa e la posa con cura sul tavolo della postazione di Louis, poi allenta il nodo della cravatta scura.
Louis lo trova impeccabile, si chiede cosa stesse facendo e dove si trovasse con un completo così elegante, gli risulta complicato mantenere lo sguardo alto.
«Lo sai che questo colore mette in risalto i tuoi occhi, tesoro?»
La sicurezza con cui vengono pronunciate quelle parole gli rende impossibile non arrossire, un piacevole calore lo coglie di sorpresa diffondendosi dal petto fino a raggiungere le sue gote, non sa ancora accettare i complimenti e sa bene che di questo passo finirà a dover rispondere tramite imbarazzanti balbettii insicuri. Deve darsi in fretta una calmata, sta ancora lavorando, ha bisogno di concentrarsi su quello.
Harry si sta avvicinando sempre di più, il che lo fa sentire leggermente oppresso e sotto pressione, la sua mano sinistra ha iniziato inevitabilmente a tremare e, davvero, non si capacita di tutto questo. Non è possibile che basti così poco per metterlo in difficoltà, il suo corpo lo sta tradendo con una rapidità tale che non ha nemmeno il tempo di realizzare cosa effettivamente sta succedendo in quel piccolo laboratorio sul retro di un semplice negozio di Gucci.
«Grazie, Harry», si schiarisce la voce, facendo due passi indietro per riuscire a riprendere il controllo del suo respiro che, al momento, è abbastanza irregolare e fin troppo rapido per i suoi gusti.
«Mettiti lì sopra, per favore. Non ci vorrà tanto» con un cenno della testa indica una parte della stanza in cui è presente una piccola pedana. Di fronte ad essa si trovano tre specchi verticali disposti a semicerchio e, vicino ad essi, un paio di manichini infilzati da diversi spilli e campioni di stoffe di vari colori.
Si sente sollevato nell'esatto istante in cui Harry gli da le spalle per raggiungere la pedana, riesce a recuperare tutto ciò di cui ha bisogno senza far cadere qualcosa a terra e ne è abbastanza soddisfatto. Si costringe a rilassare i muscoli delle spalle mentre va anche lui nella direzione della pedana rialzata, c'è qualcosa nel modo in cui Harry lo osserva che lo fa sentire come se fosse sotto esame, avrebbe bisogno di una sigaretta per sentirsi meglio. Il suo corpo reclama nicotina più di prima.
«Iniziamo dalle spalle, okay?»
Esitante, prende un respiro più profondo degli altri prima di posizionarsi dietro al ragazzo più alto. Storce le labbra in una smorfia pensierosa, non è la prima volta che deve aiutarsi con uno sgabello per prendere le misure ad un cliente, ma in questo caso è definitivamente più imbarazzante.
«Sei tu l'esperto, Louis. Procedi come meglio credi, mi fido» con un'alzata di spalle, Harry si rilassa completamente trattenendo una risata quando, con la coda dell'occhio, intravede l'altro ragazzo posizionare uno sgabello di legno esattamente dietro ai suoi piedi.
E' inevitabile, ha il bisogno fisico di scendere dalla pedana per aiutarlo a raggiungere la sua altezza, stringe le mani in due pugni per trattenere l'impulso, le sue nocche schioccano e subito dopo le piccole dita delicate di Louis si trovano sulle sue spalle, vicino al collo, premendo gentilmente il metro bianco sulla sua camicia di Yves Saint Laurent.
Percepisce il suo respiro caldo dietro alla nuca, è irregolare e alle sue orecchie arrivano dei dolci suoni che gli fanno intuire che Louis, probabilmente, si sta concentrando molto in ciò che fa e, forse, ha persino la punta della lingua incastrata fra le labbra sottili per evitare di muovere il metro e sbagliare qualcosa.
Non poterlo vedere in faccia lo fa innervosire, non vuole privarsi di quella visione.
Lo sente scalciare via lo sgabello e appuntare le misure con una matita sul blocchetto che ha precedentemente portato con sé, il suono improvviso del legno che stride contro al pavimento lo fa sobbalzare colto di sorpresa.
Sorride raggiante non appena se lo ritrova nuovamente davanti.
Pensa davvero che sia un ragazzo bellissimo.
«Adesso il collo! Guarda davanti a te e stai fermo.»
Annuendo, alza la testa e punta lo sguardo sullo specchio centrale. Non si era reso conto dell'effettiva differenza di statura tra loro, vedere per la prima volta il corpo minuto di Louis davanti al suo lo fa ghignare appagato.
Insomma, ovviamente si era già accorto che Louis dovesse alzare la testa per poterlo guardare in faccia, ma poterlo vedere con i suoi stessi occhi grazie ad uno specchio e molto meglio.
Nota anche che Louis è sulle punte dei piedi mentre posiziona il metro sopra al colletto della camicia e non è schiacciato contro al suo petto per davvero pochissimi centimetri.
Non dovrebbe essere così tentato di afferrargli i fianchi per farlo scontrare contro di lui, sa già che si adatterebbe perfettamente al suo corpo, ma può solo immaginare come sarebbe soddisfacente sentirlo incastrato fra le sue braccia come un piccolo pezzo di puzzle.
Gli basterebbe davvero poco per lasciargli un bacio sulla fronte, potrebbe benissimo abbassare la testa con un minimo sforzo per poterlo fare.
E' fortemente dispiaciuto quando Louis smette di accarezzargli il collo con quelle piccole mani delicate e morbide.
«Alza le braccia.»
«Huh?»
«Ti misuro il busto, alza le braccia, per favore.»
Accade tutto molto in fretta, Louis si muove con facilità passandogli sotto alle braccia e lui si muove ruotando il corpo per poterlo seguire con lo sguardo.
Pensava che avrebbe continuato ad averlo davanti ma la realizzazione che Louis probabilmente non riuscirebbe a circondare interamente il suo busto con quelle esili braccia senza premere la guancia sul suo addome lo fa sghignazzare.
«Fermo! Non stiamo giocando a rincorrerci, Harry.»
«Scusa, scusa. Non riesco a seguire degli ordini per molto tempo.»
Louis sospira, posiziona entrambe le mani aperte sui fianchi e si prende qualche secondo per guardarlo con rimprovero. O almeno, ci prova.
«Abbiamo quasi finito, resisti. Devo solo...le gambe. Uhm.»
Se Louis per pochi minuti era riuscito a trovare sicurezza in ciò che stava facendo, la perde tutta quanta non appena abbassa lo sguardo su quelle gambe.
Non pensa di aver visto qualcosa di più attraente prima d'ora, è un miracolo se non sta ridendo istericamente mentre si inginocchia a testa bassa.
Ora, dovrebbe posizionare il metro dal cavallo dei pantaloni fino alla caviglia e in casi diversi non ci avrebbe visto niente di sbagliato perché, alla fine, è il suo lavoro e si è sempre dimostrato professionale e serio dal prendere le misure al cucire il completo.
In questo specifico caso, però, conoscendo il cliente e sapendo che c'è una minima attrazione fra loro, ha l'impressione di dover necessariamente alzare lo sguardo come per chiedere se ciò che sta per fare è okay. Cerca un consenso, non vuole far diventare il loro rapporto - che non sa ancora come definire - più strano di quel che è già.
Ciò che vede, è un'espressione fin troppo compiaciuta e maliziosa.
«Uhm...»
«Va avanti, forza.»
«Okay, si.»
Cercando di recuperare un briciolo di forza e sicurezza, porta le mani tremanti al cavallo dei pantaloni di Harry, cerca di fare più velocemente possibile e il suo tocco è incredibilmente leggero mentre fa scorrere le dita per tutta la lunghezza della gamba.
Percepisce ogni muscolo contrarsi sotto ai suoi polpastrelli, accarezza l'interno coscia e solletica la caviglia.
Posando il blocco di fogli sul suo ginocchio segna le ultime misure, lasciando cadere il metro sul pavimento pulito senza avere alcuna intenzione di raccoglierlo.
Rimane piacevolmente sorpreso di vedere la mano di Harry all'altezza del suo viso con il palmo rivolto verso l'alto per aiutarlo ad alzarsi in piedi, la afferra senza esitazione e viene leggermente strattonato facendo si che inciampi sui suoi stessi piedi. Per poco non gli cade addosso.
«Abbiamo finito. Adesso dovremmo...capire come vuoi il completo, ecco.»
Sfarfalla con le lunghe ciglia più volte, Harry tiene ancora il suo polso ben saldo contro al petto e Louis può giurare di riuscire a percepire il suo battito cardiaco sotto a quella camicia davvero troppo sottile.
Non capisce se gli piace stargli così vicino oppure no, non capisce più nulla, riesce solo a percepire il suo profumo vanigliato mischiato a qualcosa di più forte.
E' completamente inebriato dal buon odore della pelle lattea di Harry, i suoi occhi si incrociano appena quando si sofferma ad osservare il modo in cui si muove il suo pomo d'Adamo.
«Sbaglio o è già iniziata la tua ora di pausa pranzo?»
«Cosa?» deve sbattere le palpebre un paio di volte per riuscire a smettere di fissare il suo collo, la linea definita della mascella e le labbra carnose che si muovono lentamente scandendo bene ogni parola.
Si sta distraendo troppo facilmente.
«Devi andare a pranzo, Louis.»
Ridacchia divertito, Harry. Il suo petto vibra per qualche breve istante e la mano di Louis si è aperta bene sopra ad esso, non ha intenzione di spostarla per ora.
«Se non ricordo male, sei già libero da dieci minuti.»
«Non è importante, sto lavorando, posso mangiare più tardi e...»
«Non mi rende particolarmente felice sapere che per colpa mia hai saltato un pasto, sai? E poi, si da il caso che debba ancora pranzare pure io» l'espressione confusa che si fa spazio in fretta sul dolce viso di Louis incoraggia Harry ad andare avanti «sarebbe intelligente, quindi, pranzare insieme. Parleremo di come cucire il mio completo davanti ad un buon piatto di pasta, mh?»
In questo momento, Louis lo invidia da morire.
E' riuscito ad invitarlo a pranzo senza alcuno sforzo, completamente sicuro di se stesso come se già sapesse che non otterrà una risposta negativa.
Come potrebbe rinunciare Louis, anche se volesse?
Lo sta guardando con quegli occhi verdi come se fosse qualcosa di prezioso, fa scorrere attentamente lo sguardo su ogni dettaglio del suo volto mentre si inumidisce le labbra così dannatamente piano passandoci sopra la punta della lingua, forse inconsapevole del fatto che stia risultando incredibilmente sensuale. E' evidente che ciò che sta guardando gli piace.
Louis annuisce con vigore, provando a convincersi che stia accettando quell'invito solo perchè ha davvero troppa fame.
«E' una buona idea», concorda.
«Grazie, tesoro. Prendo la giacca e andiamo.»
A malincuore, Louis lo guarda allontanarsi per poter andare a recuperare la giacca scura.
Resta incantato dalla sua andatura lenta e dal portamento controllato ed elegante, ogni movimento che il suo corpo compie è sicuro e deciso, l'espressione del suo bel viso sempre seria, a tratti pensierosa.
Infila rapidamente le mani nelle tasche dei pantaloni per controllare di avere con sé tutto quello di cui avrà bisogno, prova sollievo tastando il pacchetto rovinato di sigarette.
Guardando prima gli abiti di Harry e poi i suoi si chiede se sia il caso di cambiarsi - almeno lui che può - dato che non è certamente abituato ad andare in giro per le strade di Londra indossando completi del genere.
«Lou, andiamo.»
E' la prima volta che lo chiama utilizzando un soprannome, sembra che non veda l'ora di uscire da quel posto il prima possibile e probabilmente se lo è lasciato sfuggire perchè non ci stava nemmeno pensando, ma a Louis si blocca comunque il respiro, anche se solo per un secondo.
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Don't let it break your heart, baby
Fiksi PenggemarLouis è appena uscito devastato da una relazione tossica e, con l'aiuto del suo migliore amico, decide di riprendere in mano la sua vita cominciando a conoscere persone nuove tramite un'applicazione di incontri. Riuscirà a voltare pagina?