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I sedili della prima classe sono scomodi.
L'imbottitura risulta dura, non si adatta affatto alla forma della schiena, il cuscino è di un tessuto ruvido al tatto e la cabina è così tremendamente piccola per un ragazzo alto un metro e ottanta che a stento riesce a stendere le gambe.
Se pensa che dovrà adattarsi a quel minuscolo spazio per le prossime undici ore e mezzo, Harry rabbrividisce.
Continua a spostarsi su quella sottospecie di poltrona, deve ancora decidere se e quando la aprirà per farla diventare un lettino singolo ma già il fatto di non potersi liberamente muovere senza urtare le pareti bianche della cabina con le spalle lo fa innervosire e sentire come un maledetto animale in gabbia.
Gli manca l'aria, sono decollati da nemmeno un'ora e vorrebbe già morire. Non ha mai amato i viaggi più lunghi di un paio di ore, il suo corpo non li sopporta, non è stato programmato per una simile tortura.
Si toglie le Vans calciandole via sul piccolissimo e strettissimo divanetto su cui ha appoggiato i piedi, posto proprio di fronte alla poltrona su cui è seduto e al di sotto dello schermo della tv che offre un'ampia scelta di film. Agita le dita dei piedi nei calzini di spugna dell'adidas, probabilmente li ha fregati a Louis durante uno dei weekend passati nel piccolo appartamento accogliente a sud di Londra, poi sbuffa annoiato rivolgendo lo sguardo fuori dal finestrino dove una distesa di nuvole bianche gli fa pensare inevitabilmente a dello zucchero filato.
Nella mano sinistra, quella su cui ha tatuato una piccola croce nera sul dorso, stringe spasmodicamente fra le dita affusolate l'iPhone nero. Ha scritto diversi messaggi a Louis, mantenendo la sua promessa, ma non ha ricevuto alcuna risposta. Il che è strano, e fa viaggiare la sua mente a cento all'ora verso terribili scenari in cui qualcosa di agghiacciante abbia impedito a Louis di prendersi dieci miseri secondi per digitare una risposta.
Nella cabina accanto alla sua, che può intravedere semplicemente sollevandosi appena sulla poltrona e sporgendo la testa al di sopra della parete bassa, il suo collega e fedele amico dai tempi dell'università sta lanciando occhiate nella sua direzione con aria sospetta, facendo forza sulle mani aperte sui braccioli della poltrona proprio come lui per sbirciare con la testa che sporge solo per metà dal muretto ridicolo.
Essendo un viaggio di lavoro ha saggiamente scelto di portarsi dietro Zayn, dato che è il geometra che lo ha aiutato nella realizzazione del progetto per la costruzione del nuovo edificio per Gucci; una bellissima quanto complessa struttura che ricorda un fiore di loto.
Sono divisi praticamente solo da una serranda di plastica, che Zayn abbassa abbastanza bruscamente causando un rumore infernale e irritante, rendendo le due cabine un unico spazio condiviso.
Lo guarda con quelle iridi del colore del miele, squadrandolo dalla testa ai piedi per diversi secondi mentre gli occhiali da vista dalla montatura rotonda scivolano in basso sul suo naso perfetto.
«Che c'è?» chiede Harry, sentendosi esaminato.
«Sai, il fatto che abbiamo due letti divisi non significa che io non possa sentirti. Hai le formiche nel culo, per caso? Cosa cazzo hai che non va? La tua aura negativa mi sta influenzando, amico» continua a fissarlo in attesa di una risposta che non sia una bugia, un libro aperto giace capovolto sul suo petto per non perdere il segno.
Harry si sente in colpa per aver disturbato la sua lettura di Cime Tempestose.
«Niente, lo sai già che non sopporto i viaggi lunghi e stiamo attraversando letteralmente mezzo globo. In più ci sarà il fuso orario e...»
«Che cazzata.»
«Scusami?» offeso per essere stato interrotto - da un linguaggio scurrile, per altro - solleva entrambe le sopracciglia in un'espressione severa.
Capendo che la conversazione non sarà breve, Zayn infila tra le pagine del libro una polaroid raffigurante il suo gatto nero che ha la funziona di segnalibro e, dopo averlo chiuso, ripone l'oggetto sulla piccola mensola pericolosamente vicina alla sua testa, sul lato opposto rispetto a dove si trova il suo amico.
Sbuffa alzando gli occhi al cielo, non ama particolarmente tanto parlare di sentimenti e cose del genere ma, a quanto pare, qualcosa sta turbando Harry e non ha intenzione di starsene undici ore a sentirlo scalciare e agitarsi sulla poltrona.
Si passa una mano fra i capelli neri come la pece, spostando le ciocche soffici con le dita per assicurarsi che non sia spettinato.
«Sai già che, se non mi dici cosa non va e resterai con questo stato d'animo, di conseguenza sarò scontroso anche io e finiremo per litigare per qualche stronzata non appena l'aereo atterrerá a Tokyo. Sappiamo bene entrambi che influenza hai su di me e viceversa e, almeno per quanto riguarda me, vorrei passare due settimane pacifiche. Quindi...che è successo?»
A differenza di Harry, il suo lettino è già stato aperto e le lenzuola bianche sono appallottolate ai suoi piedi.
Ha la camicia per metà aperta, la cintura ha già abbandonato i passanti dei suoi pantaloni scuri ed è ordinatamente stata riposta sul divanetto, accuratamente arrotolata su se stessa.
Il suo abbigliamento risulta impeccabile nonostante sia scalzo, senza giacca e cravatta, con il petto scoperto.
Niente a che vedere con i jeans larghi e slavati di Harry strappati all'altezza delle ginocchia e la t-shirt consumata malamente infilata in essi.
«Louis si comporta in modo strano da quando mi ha visto l'ultima volta.»
«Eh, succede, quindi?»
«No, sa benissimo che se non risponde ai miei messaggi mi fa preoccupare. Mi sta evitando.»
«Lo punirai al ritorno?»
«Cosa?»
Quella domanda, posta con così tanta leggerezza, lo fa agitare ancora di più. Avendo condiviso con Zayn un misero monolocale per anni durante i loro studi, ovviamente fa sì che il moro sia a conoscenza di ogni sua perversione. Ne hanno sempre parlato liberamente senza peli sulla lingua, si sono confidati tutto in quel periodo confuso e frenetico, ma Harry ha sempre fatto fatica ad essere così aperto con qualsiasi argomento che riguarda il lato più intimo della sua vita.
Cerca tutt'ora di nasconderlo, nonostante sappia che, alla fine, non c'è niente di male in ciò che gli fa provare piacere.
«Non è il tuo nuovo babyboy? A proposito, come sta andando il training?»
«Bene, considerando che non sa nemmeno di esserci dentro.»
«Harry. Lui cosa
L'espressione di Zayn cambia ben presto da rilassata a sconvolta, lo si può ben dire dalle labbra dischiuse e gli occhi decisamente spalancati.
Sembra incredulo davanti ad una tale confessione, si sporge inevitabilmente più avanti invadendo la cabina del suo amico, la sua postura è adesso rigida con i muscoli delle spalle contratti.
«Be'...non ho, ecco, ho omesso il fatto di essere un daddy.»
«Cazzo, sei meschino! Non è giusto, così lo stai manipolando. E che succederà quando tirerai fuori manette e compagnia bella? Sei per caso impazzito? E quando vedrà il ciuccio
Facendosi ancora più avanti, Zayn si ritrova con il viso ad un palmo dal naso dal suo, e Harry non riesce ad evitare di farsi il più piccolo possibile su quella dannata poltrona marrone incassando le accuse con la testa bassa e il labbro inferiore incastrato fra i denti.
Il fatto è che Zayn ha sempre avuto questo potere su di lui ed è in grado di farlo sentire una merda anche solo con uno sguardo, figuriamoci quando si accende in questo modo.
«Ascolta, non ci sto andando giù pesante con lui. Non si è nemmeno accorto che ho iniziato a fargli il training fin dal primo momento in cui l'ho visto. È reattivo e obbediente e...non voglio spaventarlo, okay? Non voglio perderlo, lui è perfetto, ma molto sensibile» si ritrova a confessare, con un'alzata di spalle.
Non vuole parlarne, non ha alcuna intenzione di esporre Louis - e se stesso, perché no - in questo modo così frivolo su un aereo a chissà quanti metri lontano dalla terra ferma.
Se già prima si sentiva instabile, sia psicologicamente che fisicamente parlando, adesso può aggiungere alla lista anche lo scombussolamento.
Vorrebbe vomitare, ma dá la colpa alle piccole turbolenze che stanno incontrando lungo il tragitto per questo.
«Ecco. E visto che - la butto lì - è così sensibile come dici, non ti è minimamente passato per quella bellissima testa che, forse, ha frainteso la mia presenza in casa tua?»
Zayn aggrotta la fronte serio, delle piccole rughe di espressione si fanno spazio fra le sopracciglia perfettamente curate in un qualche salone di bellezza che frequenta abitualmente.
«No perché, voglio dire, ero letteralmente in mutande nel tuo soggiorno cinque minuti dopo che sei passato da lui. Potrebbe benissimo aver pensato che sei scappato dall'amante» continua, premendo le labbra insieme in una linea sottile.
Harry perde rapidamente colore, la sua testa riprende a ragionare a mille all'ora, così velocemente che percepisce ben presto le orecchie farsi calde, quasi bollenti.
Più ci pensa, più si sente male. Louis ha vissuto una relazione tossica di recente, la ferita è così fresca che sta ancora imparando come riprendersi, e lui si è fatto trovare con un altro in casa, e pure mezzo nudo!
Tira indietro la testa troppo in fretta, la parte posteriore del collo sbatte violentemente contro all'imbottitura dura della poltrona e piccoli puntini neri gli annebbiano la vista per qualche secondo.
«Sono un coglione», afferma.
«Nah, eri solo troppo preso da questo viaggio e io potevo prepararmi a casa mia invece di ridurmi all'ultimo minuto. Questi fraintendimenti succedono in continuo» Zayn prova a confortarlo, addolcendo lo sguardo «appena atterriamo lo videochiami e andrà tutto bene, adesso lascialo in pace e usa il Wi-Fi della prima classe per il quale abbiamo pagato esageratamente tanto per distrarti con uno dei tuoi film noiosi. Ah...e la cosa del training, la risolverai appena riportiamo il culo in Inghilterra, a costo di dover intervenire io stesso. Chiaro? Non si prendono in giro le persone in questo modo, soprattutto uno come Louis.»
«Chiarissimo» sbuffa, Harry.
Odia non avere ragione, anche se succede veramente di rado che sia lui dalla parte del torto.
Il suono brusco della piccola serranda che viene tirata su lo fa sobbalzare sulla poltrona, Zayn torna ben presto a farsi gli affari suoi come se niente fosse e a lui non resta che aprire finalmente il lettino e mettersi comodo (si fa per dire) a scorrere nel menù della piccolissima tv alla ricerca di un film che soddisfi i suoi gusti.
Se poi si ritrova ad aprire nostalgicamente la galleria del telefono e scorrere le poche foto che ha scattato a Louis di nascosto mentre dormiva o era distratto, cerca di nascondere l'espressione tristemente delusa che gli resta stampata in volto per le successive undici ore di volo.



Don't let it break your heart, babyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora