Lo sguardo di Louis è concentrato su un punto fisso del foglio di carta che ha davanti - formato A3 - che ha minuziosamente sistemato sul cavalletto. Stringe insieme le labbra in una linea sottile, strizza gli occhi con forza, e torna a guardare quel cazzo di foglio dal tono beige senza sapere da dove iniziare a lavorare.
È tornato nel suo appartamento, non ha detto a Harry che ha continuato ad andarci tutte le volte che l'altro si è dovuto soffermare per più tempo a lavoro, quando andava in palestra per delle ore, o quando aveva impegni che non richiedevano la sua presenza.
Lo ha sempre rassicurato, mentendo a fin di bene, come adesso, dicendo di essere insieme a Niall.
Il fatto è che, ormai, il suo piccolo appartamento è diventato uno studio vero e proprio.
Da quando si è messo in testa di lavorare indipendentemente - come stilista ovviamente - ha sfruttato la sua camera da letto come un laboratorio improvvisato.
Adesso ci sono due cavalletti posti a due angoli della stanza, la scrivania è sommersa di fogli volanti con sopra abbozzati schizzi di completi e capi ispirati al corpo di Harry e alle sue bellissime forme, è circondato da pezze e colori e ha i polpastrelli neri macchiati dal carboncino.
Sui muri sono ben affissi i bozzetti dei primi tre capi della collezione che sta cercando disperatamente di creare, dal giradischi in salotto si espande in tutta casa il suono dolce della voce di Hozier sulle note di Sunlight, si sente ispirato ma, allo stesso tempo, se la sta facendo sotto.
Ha riscontrato questo genere di difficoltà altre volte in passato, ha sempre avuto questa ansia e paura di deludere le sue stesse aspettative tanto che spesso si blocca davanti al foglio ancora pulito dal segno grezzo del carboncino, si lascia travolgere dallo stress soffermandosi così a lungo a pensare a quanti modi possibili esistono per poter fallire in quel che è in procinto di fare da farsi venire il mal di testa, le tempie iniziano a bruciare e le orecchie assumono un colore rossastro diventando fastidiosamente calde da sopportare.
«Okay, testa di cazzo, vediamo un po' qui» dice a se stesso, a voce bassa, come a non voler disturbare la pace e la quiete dell'ambiente che cerca di creare.
Prende un respiro profondo, chiude gli occhi, e le immagini del corpo nudo di Harry prendono il sopravvento nella sua immaginazione.
Gli torna in mente come gli ha fatto raggiungere l'orgasmo per ben sette volte senza nemmeno arrivare all'atto sessuale. Come lo ha amato con i semplici gesti di baci e carezze. Come lo ha guidato sapientemente per fargli cavalcare l'onda di piacere ancora e ancora.
Si concentra su quello che prova, le mille sensazioni che sente esplodere nel petto, percepisce il polso tremare mentre si rigira quel pezzo di carboncino tra le dita sporche. Ripensa a tutto l'amore che non riesce quasi più a contenere, quello che finalmente riesce a sentire grazie solo ed esclusivamente ad Harry.
L'amore che mette nei suoi brownies, nelle carezze intime, nelle parole amorevoli che gli sussurra di notte, nei piccoli gesti che gli ricordano quanto sia voluto, nei sorrisi timidi e nel calore del suo corpo.
Le sue dita iniziano a muoversi rapidamente sulla tela senza un obiettivo preciso, decide di affidarsi all'amore e lascia che sia quello a guidare la sua mano esperta.
Traccia le linee delle spalle ampie, cattura il dettaglio delle scapole e dei muscoli definiti della schiena, il modo in cui il corpo si stringe amabilmente sui fianchi e risalta la curva del sedere, le cosce lunghe e toniche.
Si morde il labbro intensamente, tutto preso e concentrato, con in mente l'unico scopo di voler valorizzare la sua Musa ispiratrice.
La sua persona. Che sta rimettendo insieme i suoi pezzi rotti da qualcun altro. Alla quale sta affidando metà del suo cuore.
Disegna delle spalline che scendono fino a metà schiena, creano uno scollo al limite della volgarità lasciando interamente il petto nudo, ma coprendo i capezzoli.
Quel torace su cui dorme tutte le notti, che accarezza ritmicamente per addormentarsi, e su cui piange quando ne ha bisogno.
Il telefono prende a squillare nella sua tasca dei jeans, lo ignora di proposito mentre una sorta di camicia in stile rinascimento prende forma sotto i suoi occhi. Non può fermarsi a rispondere a chiunque lo stia cercando, non adesso che si è finalmente sbloccata la sua creatività.
Le spalline non lo convincono e prova a buttarci delle maniche a sbuffo semi-trasparenti, per poco non salta sullo sgabello dall'eccitazione quando si rende conto che sta creando qualcosa di fantastico. Batte le mani con gioia, che diventano solo ancora più nere di carboncino.
Disegna solo il taglio del capo, annota freneticamente ai lati quali potrebbero essere i possibili tessuti e colori, prende dei campioni dal cassetto della scrivania, quelli che secondo lui potrebbero effettivamente rispecchiare ciò che è Harry, tessuti preziosi e luccicanti, e li attacca alla tela con degli spilli.
Corregge lo scollo rendendolo ancora più accentuato sul petto, aggiunge un fiocco pomposo intorno al collo che ricorda forse un po' troppo un collare, poi si sposta rapidamente davanti all'altro cavalletto e disegna i dettagli di una seconda camicia, questa volta con un corsetto da chiudere sul davanti con dei bottoni.
Prende più campioni, trova un ritaglio di seta del colore delle perle, resta in piedi davanti alla scrivania mentre cerca di riempire dei bottoni con degli swarovski, le sue dita sono precise come quelle di un chirurgo mentre applica le pietre con le pinzette.
Spilla anche i bottoni sulla seconda tela, all'interno di una delle bustine di plastica dove un tempo si trovava dell'erba che ha fumato, un flusso di idee e nuovi concept lo fanno scattare da una parte all'altra della stanza, sorride allegramente vedendo con la coda dell'occhio il primo prototipo di una giacca che ha fottutamente cucito a mano accuratamente posata sul letto in una busta di plastica trasparente.
È una giacca formale nera, fin qui tutto semplice e normale, ma ha reso le maniche pompose, ispirato dalle giacche pelose di Mick Jagger che indossa quando si esibisce sul palcoscenico.
Perché Harry ha anche questa aura da rockstar ogni tanto, che tira fuori quando è vagamente ubriaco e decide di esibirsi per Louis muovendosi come se avesse un pubblico intero davanti.
Si sofferma con una punta di orgoglio a controllarne le cuciture, per poi attaccarci sopra un foglietto che gli ricorda di dover cucire l'orlo a macchina.
Il telefono riprende a suonare nella sua tasca, gli fa perdere concentrazione e lo tira fuori con uno sbuffo.
Il nome di Harry lampeggia insistentemente sullo schermo scheggiato, quindi si obbliga a rispondergli per non farlo preoccupare.
«Hey, ciao Haz.»
«Lou, dove sei?»
Il tono di voce di Harry è pacato, ma non come quando è gentile con lui, è un tipo di pacatezza che si usa quando si è vicini ad implodere.
«In che senso dove sono?»
Attento a non far cadere niente, in fretta e furia, raccatta le chiavi di casa e la giacca che butta sulle spalle. Corre alla porta e infila le scarpe senza nemmeno slacciarle prima, mentre saltella su un piede solo con il telefono stretto tra orecchio e spalla.
Stacca la spina del giradischi pregando che non si senta troppo la musica dall'altra parte, se Harry è così nervoso significa che ha pochi minuti per materializzarsi davanti a lui e mantenere così la calma nella coppia.
Prende tempo, fa il finto tonto, tutto ciò che è in suo potere per non dover rivelare quello che sta combinando. Doveva essere una sorpresa, dannazione.
«Nel senso che...» lo sente sospirare dall'altra parte del telefono «okay, senti, ho finito prima con il lavoro. Quindi ho provato a chiamarti per avvisarti che stavo tornando a casa, non rispondevi e ho chiamato Niall. Dovevi essere con lui, no? E allora perché diamine non sapeva nemmeno di cosa stessi parlando?»
Non gli sembra arrabbiato, ma solo preoccupato a tal punto di essere esasperato. Bene, forse può ancora tenersi il segreto.
«Okay! Ho mentito» inizia a dirgli, correndo per strada per raggiungere la fermata della metro più vicina.
«Louis Tomlinson!»
«Aspetta! C'è una spiegazione, lo giuro» allontana un secondo il telefono dall'orecchio, riprende fiato e si guarda intorno alla disperata ricerca di qualcosa che possa reggergli la parte. C'è un negozio di fiori alla sua destra, sta per chiudere, non sa quanto possa funzionare, ma deve tentarla. Non ha tempo per un piano B e fa così freddo che sente le guance congelarsi mentre corre in mezzo al vento gelido. È già buio pesto dalle cinque di pomeriggio, non si è nemmeno accorto del tempo che è volato, è rimasto chiuso in casa sua per delle ore intere. Dovrà impostarei una sveglia o qualcosa che indichi quando andarsene per le prossime volte, solo per non far prendere questi infarti a Harry.
«Io...» balbetta, è insicuro «ti stavo facendo una sorpresa?»
«È una domanda?»
«No! Cristo, Harry, hai rovinato tutto quanto. Non ti si possono mai fare regali così, sei un segugio» usa un tono infantile, come se fosse rimasto offeso.
La cosa positiva della relazione passata, è che gli ha insegnato a mentire molto bene. Potrebbe benissimo diventare un attore.
Non ha completamente detto una bugia, comunque, perché gli stava davvero facendo una sorpresa.
Solo che non sarà pronta prima di almeno un anno, se continua con questi ritmi lenti di chi è costretto a lavorarci di nascosto. Per non parlare del fatto che non può dedicare a questo progetto il tempo che vorrebbe, dal momento che non può semplicemente licenziarsi di punto in bianco. È come se facesse due lavori, solo che uno non è ancora retribuito.
Si passa una mano fra i capelli spettinati, cerca di darsi un ordine mentre entra nel piccolo negozio di fiori.
«Lou, piccolo, non serve farmi regali. Non sono un tipo materiale, lo sai. Adesso mi dici dove sei? Ti passo a prendere?»
«No, stai tranquillo, sarò a casa tra meno di venti minuti. Prendo i mezzi. Adesso vado, se succede qualcosa ti chiamo, a dopo» si morde il labbro mentre lo sente sospirare per l'ennesima volta.
Sa bene quanto al suo ragazzo non piaccia non sapere dov'è, soprattutto dopo gli ultimi avvenimenti sfortunati con Jason, ma è proprio per questo che non può dirgli che di trova a due passi dal suo vecchio appartamento. L'ultima volta che ha incontrato il suo ex lì ha dovuto curarsi il labbro spaccato per giorni, non ha poi così torto a preoccuparsi.
Se gli dovesse confessare cosa sta combinando in quella casa poi, Harry si caricherebbe anche questo peso sulle spalle e si prenderebbe la briga di accompagnarlo lì in macchina e andarlo a riprendere quando finisce, oppure resterebbe per cucinargli qualcosa da mangiare mentre lavora sul suo grande progetto. E Louis non vuole che il suo ragazzo diventi un baby sitter, grazie tante.
In più, deve pensare a tutte le opzioni possibili come, ad esempio, che tutto ciò che sta facendo non andrà in porto, che sia solo una perdita di tempo.
Non è facile in questo secolo riuscire ad affermarsi nel mondo della moda, dopotutto. È proprio per questo motivo che ha iniziato a collaborare con Gucci e ci ha impiegato comunque degli anni prima di riuscire a raggiungere pure quell'obiettivo.
Una donna anziana raggiunge il bancone uscendo dal retro bottega, gli sorride raggiante con ancora i guanti da giardinaggio alle mani, attende pazientemente che finisca la telefonata senza mettergli fretta, ricambia il suo sorriso con gratitudine quindi.
«Okay, stai molto attento, amore. Se tra venti minuti non sei qua potrei mobilitare tutta Scotland Yard, mi conosci.»
Lo fa ridacchiare perché, insomma, potrebbe davvero farlo. Essere così tanto protettivo é ciò che gli riesce meglio fare, è un daddy fin troppo attento.
«Harold. Devi fidarti ogni tanto di me, lo sai?»
«Io mi fido di te, piccolo. Non mi fido degli altri! Ti restano quindici minuti, per la cronaca. Muoviti, cortesemente. E non chiamarmi così!»
«Si, da...uhm, Harry. A dopo, basta, ciao!»
Riattacca senza dargli altro tempo di parlare, così può finalmente rivolgersi alla donna che lo osserva con aria curiosa.
«Come posso aiutarti, bel giovanotto?» gli occhi dolci lo spronano ad avvicinarsi al bancone, in mezzo a varie composizioni di fiori di tutti i colori.
San Valentino si avvicina, e si vede. Si vede dai cuoricini rossi infilati amorevolmente nei vasi e dai peluche a forma di orsetto che reggono dolcemente delle rose rosse, e si sente dal profumo di tulipani e mimose.
«Ecco...quali fiori per dire ad una persona che la ami?»
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Don't let it break your heart, baby
FanfictionLouis è appena uscito devastato da una relazione tossica e, con l'aiuto del suo migliore amico, decide di riprendere in mano la sua vita cominciando a conoscere persone nuove tramite un'applicazione di incontri. Riuscirà a voltare pagina?