Parte 5

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La mattina dopo mi alzai per le nove e scesi a fare colazione. Tutti gli invitati stavano ancora dormendo e quindi ero sola. Tirai fuori il mio giornalino e iniziai a fare Sudoku. Dopo un po' arrivò anche mia mamma e le raccontai cosa mi era successo il giorno precedente.

-"Ci credi se ti dico che c'è Conte qui, in albergo?", le chiesi sorridendo.

"Cosa? Ci hai parlato?", i suoi occhi erano diventati grandi ed era curiosissima di sentire cosa avevo da raccontare.

-"Sì, l'ho incontrato in spiaggia e poi ieri sera al bar dell'altra sala.". Silenzio...

Poi: "Presentamelo!"

Quando scese anche Conte lo presentai a mia mamma e ci invitò al suo tavolo. Prima dissi di no, non volevo disturbarlo, ma mia mamma mi guardò con uno sguardo come per dire: ma sei pazza?

Parlavano soprattutto loro due, di lavoro, di me, della Toscana. Mi stavo annoiando e decisi di alzarmi per andare in spiaggia. Entrai in un Tabacchino e comprai una cartina dell'isola, poi chiesi al signore se mi potesse suggerire un posto da visitare.

-"La Cala del gesso, signora, deve andare lì."

Mi disse di prendere un Taxi o di fare autostop, ma io non avevo nessuna intenzione di andare in macchina. Volevo camminare e godermi la natura. Ero seduta su una panchina bianca e ero indecisa cosa fare. Poi sentii che da dietro si stava avvicinando qualcuno. 

-"Eccoti!", mi disse con un mezzo sorriso. Ero scocciata, ma non volevo fare l'offesa e quindi gli sorrisi anch'io. Gli feci spazio sulla panchina e lui iniziò a studiarsi la cartina. Gli indicai il posto dall'altra parte dell'isola che mi avevano detto di visitare, e gli spiegai che non volevo arrivarci in macchina ma a piedi. Mi guardò molto a lungo. Poi si alzò, entrò in un mini supermercato e uscì con due bottiglie d'acqua e dei panini. 

-"Ho chiesto alla commessa. Mi ha confermato che ci sono stradine che attraversano l'isola, ma non ti lascerei andare da sola.". Quindi era preoccupato per me? Aveva una faccia indecisa e ancora non sapeva se accompagnarmi o no. Poi fece un cenno con la mano di aspettarlo lì. Dieci minuti dopo tornò con in testa un cappello di paglia e ai piedi robuste scarpe da camminata. Frenai una risata e m'incamminai. Era molto sportivo e abituato a camminare. Iniziò a raccontarmi di un suo viaggio che aveva fatto da giovane e io lo ascoltavo volentieri.

Si fece mezzo giorno e faceva caldissimo. Il sentiero era molto ripido e ogni quindici minuti passavamo accanto ad una casa di campagna con molte Aloe e orti di verdura. Mi sentivo come in un altro mondo, c'era una calma incredibile qua su, tutto sembrava immobile e di quando in quando un venticello ci alleggeriva la camminata sotto il sole rovente. In lontananza si vedeva una distesa di blu scuro e all'orizzonte i contorni di un'isola, la Corsica. A volte ci fermavamo in posticini ombrosi per bere e ammirare alti cipressi e vecchi alberi d'oliva.

-"Perché avvocatessa?", mi domandò. 

-"Da sempre mi piace difendere le persone in difficoltà e odio le ingiustizie, mi fanno venire una rabbia...". Lui annuì e disse che mi ci vedeva bene a fare questo lavoro, che per me era un complimento davvero grande. Ero così contenta di essere lì, con lui. 

Passammo da una fattoria e, visto che pensavamo di esserci persi, cercammo qualcuno a cui chiedere indicazioni. Si vide un anziano contadino con la faccia abbronzata dal sole e un gigantesco cappello che gli copriva metà faccia. Si avvicinò al cancello e gli spiegammo il nostro problema. Lui ci guardò e iniziò a ridere. Con voce gracchiante ci disse:

-"Non so chi vi abbia detto che esiste un sentiero escursionistico su quest'isola, ma sicuramente si è sbagliato. Mi chiedo come abbiate fatto ad arrivare fin qui. Se siete veramente decisi a continuare, scendete per questa strada, poi girate a destra su per una strada ripida e sterrata e arriverete su quella strada asfaltata lì, dietro a quella collinetta. Vi avverto, saranno altre due orette di camminata.". Ci guardò come se fossimo due pazzi, ma poi sorrise e vidi i sui denti neri e rovinati. Lo ringraziammo e proseguimmo per la strada che ci aveva indicato. 

Stavamo percorrendo un tratto senza cespugli e senza un filo d'ombra, quando Giuseppe si fermò. Mi diede lo zaino e si aprì tre bottoni della camicia e io intravidi una collanina d'oro e i peli del suo petto. A quanto pare notò il mio sguardo, perché, imbarazzato, mi prese lo zaino e s'incamminò. Stavo per dirgli che non si doveva vergognare per i suoi peli, ma evitai. Per la prima volta il silenzio tra noi diventò imbarazzante.

Avevamo già girato a destra, come ci aveva detto di fare il contadino, ma adesso ci trovavamo davanti ad un altro bivio. Una stradina portava in su, l'altra in giù verso il mare. Sentivo che si stava pentendo di essere venuto qui e mi vennero i sensi di colpa. Cercai di sdrammatizzare la situazione ma lui era comunque preoccupato. Tirò fuori il cellulare per trovare campo e cercare di capire dove fossimo usando Google Maps, io invece mi sedetti all'ombra. Ad un certo punto sentii una macchina in lontananza e corsi nella direzione dalla quale eravamo venuti. Effettivamente, dopo un eternità, apparì una macchina. La guidavano due fratelli, abbastanza avanti con gli anni, che scesero subito per aiutarci. Ci parlai e gli spiegai il nostro dubbio e dove volevamo arrivare. La loro reazione fu simile a quella del contadino, ma poi ci spiegarono che sentiero prendere e come arrivare alla strada asfaltata.

-"Siete due tosti, tu e tuo papà. Non è mica uno scherzo camminare sotto a questo sole.", mi disse il più simpatico dei due. Adesso anche Giuseppe si avvicinò a loro e iniziammo a parlarci. A quanto pare vivevano in una villa ai piedi della collina sulla quale ci trovavamo. Ci indicarono i loro campi di olive e fichi e ci raccontarono moltissimo dell'isola e della gente del posto. Erano molto simpatici e, prima di continuare il nostro cammino, ci offrirono dei fichi, il mio frutto preferito, che avevano appena raccolto. Li ringraziammo molto e procedemmo. Adesso era meno teso e sorrise.

-"Proprio simpatica la gente di qua...Hai sentito? Pensavano fossi tuo padre. Sarei davvero un padre fiero se ti avessi come figlia.". Scontenta sorrisi e annuii. Non era proprio una cosa romantica da dire, ma almeno significava che mi voleva bene. E poi vidi, con la coda dell'occhio, qualcosa che si muoveva rapidamente alla nostra destra. Poco dopo sentimmo un grugnito ed eccolo lì, il cinghiale più grande mai visto in vita mia.



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