Parte 15

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Passammo il resto della giornata in balcone a ridere e ballare al ritmo delle onde del mare, che scatenato si scagliava contri gli scogli. Lo baciavo di continuo e dappertutto, non riuscivo a non toccarlo. Al cadere del sole facemmo l'amore un'altra volta sul suo letto e restammo sdraiati lì nudi finché solo pochi raggi da dietro l'orizzonte illuminavano la nostra stanza. 

-"Chiamo mia mamma, è da un po' che non la sento". Scivolai fuori dall'abbraccio e andai in cucina per fare la telefonata. Mia mamma era preoccupata siccome non l'avevo chiamata tutto il giorno, con quella pioggia pensava mi fosse successo qualcosa.

-"No mamma, stai tranquilla. Ero con Giuseppe, poi ti racconto".

Aggiunsi che probabilmente oggi non avrei cenato con loro ma che tra un po' sarei venuta in stanza per vestirmi e che l'avrei vista lì. Poi tornai da Giuseppe che si stava vestendo. Mi chiese cosa volessi fare sta sera. Sapevo che voleva evitare i ristoranti e altri posti affollati, così proposi di cenare velocemente in albergo per poi andarci a fare un giro per le viuzze del paesino. La trovò una buona idea.

-"Va bene, allora io vado in stanza per salutare mia mamma e mettermi qualcosa di più elegante di questo accappatoio."

Non volevo credere che quella fosse l'ultima sera che avrei passato con lui e che l'indomani avrei dovuto affrontare l'addio più doloroso di tutti. Mentre mi vestivo continuavo a scacciare i soliti pensieri negativi e mi sforzavo di sorridere ogni volta che mia mamma mi guardava. Sapevo cosa pensava di tutta questa storia e mi vergognavo. Non volevo che, dopo che saremmo partiti e io sarei stata male, mi rinfacciasse il grosso errore che avevo commesso. Mi vestii e per la prima volta durante quella vacanza mi truccai con più impegno. Quando salii sull'ascensore c'era anche lui e ridendo di quella coincidenza scendemmo. 

Mangiai il più veloce che potevo e anche Giuseppe non vedeva l'ora di andarsene di lì. Uscimmo dall'albergo ma non sapevamo dove andare. Poi lui si ricordò del motorino che non aveva ancora restituito al noleggio. La Vespa ci portò ad una spiaggia nei pressi dell'albergo, mi disse che ci era già stato il giorno prima che arrivassi io. Ci sedemmo sui sassolini bagnati, quella sera c'era la luna piena e appena la vedemmo tutti e due iniziammo ad ululare come due pazzi. Le nostre risate risuonavano sulle pareti degli scogli. 

Era una sera calda e umida, quindi mi tolsi tutti i miei vestiti e nuda corsi in mare.

-"Entra, dai", urlavo cercando di schivare le onde. Si spogliò anche lui e mi raggiunse. Cercavo di parlare il più possibile per non dover pensare alla nostra separazione e al fatto che avevamo le ore contate. Anche lui cercava di distrarci e iniziò a parlarmi delle sue vacanze al mare quando era piccolo. Davanti a lui mi vergognavo meno del mio corpo, me lo faceva accettare di più. Sentivo l'acqua salata scorrermi giù la gola per le onde che ci schizzavano addosso e la luce della luna illuminava la nostra pelle. Le stelle erano la nostra unica compagnia.

-"Sei bellissima"

Lo guardai con occhi tristi.

-"Cosa farò a Roma, da solo, senza di te?"

-"Scriverai DPCM su DPCM, non avrai neanche il tempo di pensare a me". Sorridendo scosse la testa e anch'io sapevo che non si sarebbe dimenticato facilmente di tutto quello che avevamo vissuto insieme.

-"Promettimi che me ne dedichi uno, se no mi offendo".

-"Dici un DPCM?"

-"Sì!"

Lui rise, vedevo le sue fossette. Poi, con voce sarcastica, disse che in realtà aveva sperato di non doverne scrivere più, ma che, solo per me, avrebbe fatto un eccezione. Insieme ridacchiammo e, sdraiati sulla ghiaia, ci addormentammo al solo lume delle stelle.

Lì finì tutto.

Ti dedico un DPCMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora