Parte 14

114 5 0
                                    

Prendemmo l'autobus e, superate tutte le code del traffico di quel pomeriggio, arrivammo in albergo. 

-"Che si fa?", chiesi. Volevo togliermi i miei vestiti bagnati al più presto, si gelava.

-"Ti porto nella mia stanza, ci facciamo una doccia calda e se vuoi ordiniamo un buon prosecco"

-"Ma il prosecco si beve per festeggiare...", dissi. Lui sorrise e mi guardò con occhi tristi.

La sua stanza era molto più grande della mia e aveva un balcone che dava sugli scogli e il bosco. Mi fece vedere dov'era il bagno e io mi tolsi il vestito.

-"Dammi la roba bagnata così te l'appendo".

L'acqua della doccia per poco non mi bruciava il corpo e quando uscii dalla mia pelle saliva vapore. Mi misi un accappatoio gigante. Giuseppe entrò.

-"Hai bisogno di vestiti?". Scossi la testa e gli dissi che potevo anche restare in accappatoio, era morbidissimo.

-"Ma quanto era calda quella doccia? C'è la nebbia qui dentro", notò guardandosi intorno. Sentivo che non era entrato solo per chiedermi se avevo bisogno di vestiti, infatti ora era lì, imbambolato, senza sapere cosa dire.

-"Hai bisogno di qualcos'altro?"

-"No no".

Fece per uscire ma all'ultimo momento si girò verso di me e mi baciò. La sua pelle era ancora fredda e le sue mani grandi e gelate mi presero per il collo e mi tirarono verso di se. Mi alzò per appoggiarmi al lavandino mentre io aprivo l'accappatoio e cercavo di togliergli i vestiti bagnati attaccati alla sua pelle. Le sue braccia mi tenevano delicatamente e io gli accarezzavo la testa, mi piaceva sentire il suo petto premere contro il mio e lentamente facemmo l'amore in quel bagno stretto e umido. Quando finì prese la mia faccia tra le sue mani e mi guardò con uno sguardo così affettuoso, quasi mi sarei messa a piangere. Lo strinsi forte tra le mie braccia e il tempo sembrò essersi fermato.

Qualcuno suonò alla porta.

-"Sarà il vino"

Aveva smesso di piovere e io mi sedetti al tavolo fuori mentre lui si faceva la doccia. L'aria si stava lentamente scaldando e i raggi del sole scintillavano sulle onde del mare che adesso si era calmato. Iniziai a rollare una canna, ne avevo proprio voglia in quel momento ma non sapevo cosa avrebbe detto Giuseppe. Mentre la chiudevo lui uscì con in mano una bottiglia di Champagne e un piatto di bruschette. 

-"Fumi?", mi chiese con una faccia sorpresa.

-"No, ma a volte ne ho voglia. Ti da fastidio?"

Fece di no con la testa e io l'accesi. Il panorama era davvero impressionante e un raggio di sole ci stava illuminando come un faro. 

-"Posso provare?", guardò la canna con uno sguardo insicuro. Io risi e gliela diedi. Fece un tiro e subito il fumo gli uscì dal naso e gli venne da tossire. Scoppiai a ridere. Era così carino, cercava di fare il duro senza neanche sapere come tenere una sigaretta.

-"Aspetta, aspetta, so come si fa"

Tra un colpo di tosse e l'altro continuammo a parlare, lui mi faceva molte domande e io capii che non aveva molta voglia di parlare di sé. Sentivo l'effetto dell'erba e anche lui ad un certo punto iniziò a ridere per ogni minima cosa. Si alzò e appoggiandosi alla ringhiera del balcone guardò al largo. Lo raggiunsi e lo abbracciai da dietro, come quel giorno che eravamo in moto. Il suo odore mi piaceva da morire e la sua schiena era enorme e calda, volevo assaporare ogni centimetro della sua pelle e accarezzarla all'infinito. 

Poi si girò, mi diede un lungo bacio e  disse: "Non ti dimenticherò mai".

Ti dedico un DPCMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora