Parte 10

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La casa era grande e si trovava dall'altro lato di un vasto parco di Cipressi e pini. Sul ciglio della porta era sdraiato un vecchio cane che alzò il muso e da lontano ci osservò per poi venirci incontro zoppicando e scodinzolando. Riconobbe Giuseppe e gli saltò addosso. Lui rise e lo accarezzò con delicatezza, tutti e due sembravano molto felici di rivedersi. Alzai lo sguardo e davanti a noi apparì un uomo barbuto con capelli bianchi e spettinati. Aveva le mani macchiate di blu e di verde e i suoi vestiti puzzavano di colori acrilici. Giuseppe non mi aveva detto che il suo amico fosse un pittore. Aveva un largo sorriso con denti piccoli e quadrati e un aspetto piuttosto buffo, sembrava simpatico.

-"Elena, ti presento il mio amico Armando. Armando, questa è Elena.". Armando mi strinse la mano e sorrise.

-"Non mi avevi detto che avresti portato una ragazza così bella. Se mi avessi avvertito mi sarei vestito con più cura, ma ormai è troppo tardi ha già visto i miei orrendi capelli...", disse e tutti e tre scoppiammo a ridere. Ci invitò ad entrare e subito percepii una strana puzza. La casa era piena di mobili, libri e soprattutto di  dipinti di galline appesi ovunque le pareti della casa fossero libere. Mi voltai verso Giuseppe con uno sguardo interrogativo. Lui mi sorrise e mi appoggio un braccio sulle spalle per rassicurarmi. Armando ci fece vedere il terrazzo e il piano di sopra della villa. Tutto era vecchio e la soffitta rischiava di crollare da un momento all'altro. L'atelier si trovava in mansarda e era pieno di quadri incompiuti di polli  e secchi di colore. In un angolo della stanza c'erano  almeno venti gabbiette impilate e riempite di galli e galline di ogni tipo e colore, il pavimento era ricoperto di piume. Ora tutto aveva più senso. Girai per tutta la stanza osservando i dipinti e le galline che tubavano facendo un gran baccano. Era veramente impressionante il suo stile e gli dissi che mi era sempre piaciuto dipingere e disegnare. Per poco non avrei studiato pittura.

-"Allora oggi quando andiamo in spiaggia porto il cavalletto e vediamo quanto ci sai fare, che ne dici?", mi propose Armando tutto eccitato. Risposi che per me andava bene ma di non aspettarsi troppo. Poi tornammo in cucina dove ci aveva preparato della pasta con pesto. Ero affamata e divorai il mio pranzo. Dopo mangiato mi sdraiai sull'amaca in giardino per permettere a Giuseppe e al suo amico di parlare da soli. Vedevo il mare ricoperto di barchette bianche e il movimento dell'amaca mi fece addormentare subito. 

Mi svegliai mezz'ora dopo, i due erano seduti su una panchina vicino a me e parlavano a bassa voce. Giuseppe vide che mi ero svegliata e si alzò. Mi accarezzò la guancia.

-"Dormito bene? Dai, alzati, così ti facciamo vedere i vari luoghi qui attorno e poi andiamo in spiaggia."

Con la macchina arrivammo ad un parcheggio dal quale prendemmo un breve sentiero che portava alla riva. Armando trasportava la tela, i colori e il cavalletto che a momenti rischiava di cadergli dalle spalle. Questa cala era più grande di quella del giorno precedente, in cambio c'era meno gente. Ancora non avevo voglia di fare il bagno, dunque tirai fuori la mia solita rivista di Sudoku. Intanto Armando montava la sua postazione per poter dipingere.

-"Non mi hanno mai spiegato come funzionano quei... Sudoku.", disse Giuseppe e si sedette sul mio asciugamano.

-"È facile. Bisogna riempire ogni riga, colonna e ogni regione fatta di quadratini con i numeri da uno a nove. Il problema è che lo stesso numero non può mai stare due volte nella stessa fila o colonna e così via.", gli spiegai e lui fissò il foglio a lungo.

-"Dà qua, voglio provare a farne uno". Nel mentre Armando mi aveva chiamato per dirmi che mi aveva preparato la tela per poter dipingere. Non pensavo dicesse sul serio ma mi guardava con uno sguardo così deciso che mi rassegnai. 

-"Cosa vuoi che dipinga?". In risposta alla mia domanda fece un gesto col braccio indicando tutto lo spazio intorno a noi come per dire: dipingi ciò che ti fa piacere vedere.

Decisi di ricopiare la riva colorata dai sassi che brillavano sotto il sole. Armando si allontanò per non disturbarmi e io entrai in un'altra dimensione, ero concentratissima. Già un ora dopo ero arrivata a buon punto, ma non mi piaceva come stava venendo, chiamai dunque il pittore per chiedergli aiuto.

-"È magnifico, non puoi mica fermarti qui!".

Dunque continuai e alla fine venne fuori un immagine un po' contorta dei sassolini e la riva di fronte a noi. Giuseppe rise quando vede il quadro, Armando invece lo fissava come se non avesse mai visto nulla di più bello.

 Tornai al posto per vedere se fosse riuscito a risolvere qualche Sudoku, ma dopo una veloce occhiata alla pagina piena di resti di numeri mezzi cancellati e scarabocchi vari capii che non aveva ancora scoperto i vari trucchi per risolverli. Mi tolsi il vestito e corsi in acqua. Andai a nuotare a largo e quando mi fermai vidi che Armando mi stava lentamente raggiungendo. Restammo in acqua ancora un po' e quando uscimmo Giuseppe dormiva con la rivista appoggiata sulla testa. 

Il sole era ormai già basso e era ora di tornare alla villa. Arrivati lì Armando aprì una bottiglia di vino e preparò uno spuntino, se la cavava abbastanza bene in cucina. Eravamo fuori sul suo terrazzo dove lungo tutto il muro della casa crescevano piante da giganteschi vasi che si arrampicavano su per la facciata sud della casa. La luce era magnifica e Giuseppe accese la vecchia radiolina sul tavolo. Stava trasmettendo la canzone "Love my way" e Armando si alzò subito, mi tirò su dalla sedia e iniziò a ballare con me. Il modo in cui si muoveva era buffo e io danzavo come se fossi su un palcoscenico, il ritmo si era impossessato di me. Chiusi gli occhi e mi lascia andare. Quando li riaprii il mio sguardo incontrò quello di Giuseppe che mi fissava sorridendo senza distogliere lo sguardo una singola volta. Armando mi tirò a se e iniziammo a ballare una specie di Samba. Sentii una forte risata provenire dal tavolo e poi iniziammo a ridere tutti e tre. 

Finita la canzone Armando mi abbracciò, mi diede un leggero bacio sulla guancia e disse:

-"Se volete tornare prima che faccia buoi è meglio se partite adesso."

Ti dedico un DPCMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora