Parte 8

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Conclusa la grande salita e arrivati alla strada asfaltata non sapemmo che fare. Non ci pensavo neanche a tornare indietro a piedi, l'unica cosa da fare era sperare che qualcuno ci avrebbe dato un passaggio in città. Non facevamo proprio una buona impressione: lui era in costume e il suo cappello di paglia era tutto rovinato, io avevo i vestiti bagnati dal costume e i capelli spettinati. Cercammo  un posto senza curve dove ci avrebbero visti subito. La prima macchina ci mise un eternità a passare e l'autista non ci degnò di uno sguardo. La seconda macchina invece rallentò. Erano due signore di mezza età con leggeri vestiti da spiaggia che mi piacevano molto. Salimmo e subito iniziammo a parlarci. Erano due amiche molto simpatiche e chiacchierone che vivevano sull'isola. Quando gli raccontammo la nostra avventura di oggi dissero che era un miracolo se eravamo sopravvissuti e che neanche loro erano mai state nell'entroterra dove vivono solo contadini e cinghiali. Non credetti ai miei occhi quando, dopo solo un quarto d'ora, eravamo già arrivati al porto. Scendemmo e ringraziammo le due amiche, che, prima di ripartire, ci augurarono buona fortuna. Giuseppe mi guardò.

-"Tu mi stai dicendo che saremmo potuti arrivare alla Cala in quindici minuti di macchina, invece ci siamo fatti tre ore di camminata rischiando di essere divorati da cinghiali?", disse e scosse la testa, ma io percepii l'ironia nella sua voce e dalla sua espressione capii che gli aveva fatto piacere accompagnarmi. Io cercai di fare una faccia innocente che lo fece ridere e ci avviammo verso l'albergo. Arrivati alla panchina bianca di questa mattina si appoggiò con i gomiti allo schienale  e si girò verso di me.

-"Cosa fai domani?", mi chiese.

-"Ancora non lo so. Avevi pensato a qualcosa?".

-"Qui sull'isola abita un mio vecchio amico. Ha una specie di fattoria a sud dell'isola in una zona simile a quella che abbiamo attraversato oggi a piedi. Per evitare un'altra infernale camminata come quella di oggi questa volta ho pensato di noleggiare un motorino", disse sorridendo, "ti va di accompagnarmi?".

Accettai subito l'invito. Mi disse che alle dieci sarebbe venuto a prendermi col motorino davanti all'albergo. Mi avvicinai a lui, lo ringraziai per il tempo passato assieme e gli diedi un bacio sulla guancia. Subito corsi dentro per evitare una situazione imbarazzante, salii sull'ascensore e mi guardai allo specchio. Non credevo a ciò che avevo appena avuto il coraggio di fare. Sentivo l'adrenalina scorrermi nelle vene e mi sentivo potente. In stanza trovai mia mamma sul balcone che si faceva le unghie. Vide il mio sorriso e si insospettì.

-"Cos'è quel sorriso che hai stampato in faccia?".

Le raccontai l'avventura di oggi tralasciando, per sicurezza, l'incontro col cinghiale. Non riuscivo a smettere di sorridere. Mentre le raccontavo tutto iniziai però a sentirmi ridicola. A differenza di alcuni minuti fa sparì il sospetto di piacergli e mi pentii di avergli dato quel bacio sulla guancia. Mi vergognavo terribilmente del mio comportamento, non gli piacevo veramente! Se no oggi avrebbe fatto il primo passo...

"Elena, mi fa piacere che tu ci vada così  d'accordo. Basta che non ti ci leghi troppo, sai che lavoro fa e soprattutto che tra pochi giorni noi partiamo e torneremo alla nostra vita quotidiana, tu a Bologna e lui a Roma... ti è chiaro questo vero?", mi disse con uno sguardo preoccupato, io annuii e lei mi accarezzò una guancia.

-"Inoltre ti chiederei ti restare con noi oggi a cena e di non andare al suo tavolo, dopotutto siamo qui per festeggiare un matrimonio. Poi domani puoi farci quello che vuoi. Dove hai detto che ti porta?".

Parlammo ancora un po'. Poco prima delle sette mi feci una doccia fresca e scendemmo per cenare insieme agli altri. Feci come mi aveva detto mia mamma e restai al mio solito tavolo. Quella sera non ero proprio di buon umore, continuava a venirmi in mente Giuseppe, volevo capire se avevo iniziato a piacergli o no. Mio cugino notò il mio sguardo assente, io gli dissi che ero solo stanca e non si preoccupò più di tanto.

Ti dedico un DPCMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora