Parte 11

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Salutammo Armando e ci incamminammo verso il paesino dove avevamo lasciato la Vespa.

-"La sentivi anche tu la puzza in quella casa vero?", gli chiesi mentre camminavamo fianco a fianco.

-"Certo che la sentivo, sono le feci delle sue amate galline.", mi spiegò ridacchiando.

-"Infatti, volevo chiederti cosa fosse questa fissa per i polli, mai visti così tanti quadri dello stesso animale."

-"Chi lo sa, hai visto, no, che ha un carattere abbastanza bizzarro. È sempre stato così, da quando lo conosco ha sempre avuto fasi nelle quali dipingeva sempre la stessa cosa. Anni fa la sua cantina era infestata da ratti, quindi decise di dipingerli e la casa si riempì di quadri di quei schifosi animaletti. Lui è fatto così, per questo all'epoca ci tenevo a essere suo amico."

Continuammo a camminare in silenzio.

-"Ti è piaciuto venire qui?"

-"Si sì, certo. Mi sono divertita molto, grazie per avermici portato."

Di nuovo silenzio. Gli presi la mano e lui me la strinse delicatamente. Camminavamo molto vicino l'uno all'altra e si creò una tensione erotica che mi uccideva. Volevo saltargli addosso ma non avevo il coraggio di farlo. Mi fermai e mi girai verso di lui. Era molto più alto di me e da lassù mi guardava con uno sguardo intenso. Il cuore mi batteva a mille mentre chiusi gli occhi e avvicinai le mie labbra alle sue. La prima volta si toccarono a malapena, al secondo bacio però mi strinse a se e sentii la sua bocca morbida e calda. Restammo lì così, con le nostre labbra che si muovevano allo stesso esatto ritmo e le sue mani che mi accarezzavano la schiena. Dopo un po'mi staccai, ci abbracciammo, poi disse che era meglio se ci sbrigavamo per non tornare a casa troppo tardi. 

Dovevo concentrarmi per non sorridere troppo. Durante l'intero viaggio pensai solo a quel bacio, era da giorni che aspettavo quel momento. Seduta dietro di lui mi stringevo alla sua schiena e lui mi accarezzava il braccio. Il sole era già quasi tramontato e l'aria aveva uno splendido profumo di mare e di lavanda. Arrivammo all'albergo e scendemmo dalla moto.

-"Grazie ancora per avermi accompagnato oggi", mi disse con un mezzo sorriso. Tutti e due non sapevamo come salutarci.

-"Domani andiamo ad esplorare un altra spiaggia?", gli chiesi per evitare un silenzio prolungato.

-"Sì, direi di studiarci un po'la guida e poi decidiamo dove andare", propose Giuseppe e io annuii. Mi avvicinai a lui e avvinghiai le mie braccia intorno al suo collo, era uno di quei abbracci che ti scuotono dentro, dei quali non vuoi che si sciolgano mai. Girò la testa e mi diede un leggero bacio vicino alle mie labbra, poi mi mollò e se ne andò verso la spiaggia. 

Lo osservai a lungo mentre si allontanava sempre di più verso l'oscurità di quella notte, quando non lo vedevo più guardai in su, verso la luna quasi piena, e sorrisi, non riuscivo a fare altro.

Ti dedico un DPCMDove le storie prendono vita. Scoprilo ora