Capitolo 13

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«Andiamo a ballare?»

Senza nemmeno aspettare la risposta di Mason, Sadie afferrò il polso del ragazzo e lo trascinò in salotto, lasciando che la folla di ragazzi li inghiottisse. Il ragazzo non protestava, e se lo aveva fatto lei non se ne era resa conto e nemmeno le importava, gli cinse il collo con le braccia e premette il suo corpo contro quello di lui, annullando la poca distanza che era rimasta tra loro. Il suo sguardo rimase fisso contro il petto del quarterback mentre cercava di andare a ritmo con la musica e di dimenticare l'immagine delle mani di Damien e Peyton unite. Avrebbe voluto picchiare la cheerleader, tirarle i capelli come aveva visto fare mille volte in quei film adolescenziali stupidi e senza senso, invece si era fatta prendere dall'impulsività, come sempre, e si era trascinata dietro quell'energumeno di quasi due metri. Era divisa tra la profonda collera nei confronti di Damien e la vergogna dell'essere così appiccicata ad uno dei ragazzi più sognati dell'intero istituto. Non osava alzare lo sguardo, poteva sentire perfettamente il petto duro di lui contro il suo, le sue grandi mani attorno alla vita, anche se non sapeva come e quando erano finite lì, e il respiro che le sfiorava il capo. Mason seguiva docile il suo ondeggiare, non le aveva ancora detto una sola parola e a lei andava benissimo così, per la verità sperava che stesse in silenzio fino alla fine; per lei sarebbe stato più facile far finta di niente.

Continuò a far finta di niente, nonostante combattesse la voglia di sciogliere quella stretta e tornare da Damien, e tenne le pupille incollate alla t-shirt che indossava il ragazzo. La foto imbarazzante che vi era stampata sopra le balzò dritta negli occhi, poté vedere lo sguardo irritato dell'amico, quello disgustato di Sienna, quello annoiato di Mason e poi c'era quella maledetta di Peyton... I suoi occhi erano fissi su Aldous con curiosità, gratitudine e un'altra emozione che non volle interpretare ma la fece cadere in un baratro di paura e desolazione. Non se ne accorse, ma si aggrappò alle braccia del quarterback, che rinforzò la presa ai suoi fianchi.

«Sadie... Tutto bene?»

La sua voce, roca e lieve a causa della musica a tutto volume, s'insinuò nelle sue orecchie e le causò un tremolio che non riuscì a spiegarsi ma la preoccupò non poco. Lui dovette percepire il leggero brivido che la scosse perché le sue mani risalirono i fianchi fino alla schiena e la strinse in quella che le sembrò un abbraccio protettivo. Non nutriva una grande stima per quel ragazzo, era un playboy stupido e senza cervello, eppure il calore delle sue braccia la stordiva e il suo corpo le sembrava improvvisamente troppo pesante come quando ci si ubriaca. Era così che si sentiva in quel momento tra le braccia di Mason: brilla e confusa.

Spaventata da quelle sensazione, si allontanò da lui con violenza e si guardò intorno spaventata. I ragazzi che le ballavano accanto sembravano non averla nemmeno notata, solo il suo improvvisato compagno di ballo la fissava preoccupato.

«Sadie?» ripeté.

La ragazza indietreggiò, andando a colpire una biondina bassa e molto magra.

«Ehi!» si lamentò quest'ultima.

Sadie però la ignorò e si allontanò in fretta da lei e da Mason, dal suo calore confortante e il profumo speziato che gli impregnava la pelle e che ormai sentiva addosso. Corse via da quella stanza con la musica e la voce di lui che la richiamava che si allontanavano sempre di più. Lei aveva una cotta per il suo migliore amico, era così dalla seconda elementare, e non sopportava l'idea di essere attratta da un altro ragazzo, soprattutto non da quel ragazzo!

E ci devo anche recitare insieme!, pensò sconsolata mentre cercava di capire dove si trovasse il bagno in quella casa piena di porte e gente che vomitava.

Ma perché devo sempre circondarmi di pazze?, si chiese Mason mentre fissava l'amica di Walker allontanarsi come se avesse alle calcagna una puzzola particolarmente molesta. Un secondo prima si aggrappava a lui con una tale disperazione che aveva avuto paura di aprir bocca nel timore di poterla agitare ancora di più e quello dopo lo allontanava come se avesse di fronte un lebbroso. Nei pochi minuti in cui erano stati vicini era solo riuscito a tenerle i fianchi con le mani per poter seguire meglio i suoi passi completamente fuori tempo con la musica. Gli era parso subito ovvio che Sadie non stesse minimamente ascoltando la musica né fosse particolarmente interessata a ballare, si era aggrappata a lui quasi inconsciamente, come un naufrago si tiene alla ciambella di salvataggio per non affogare, e qualunque cosa le avesse scatenato quella reazione non doveva suscitargli altro che irritazione e noia invece si ritrovava stranamente interessato a quel comportamento e non ne capiva il motivo. Forse era l'essere stato mollato lì in mezzo come un idiota, non voleva di certo vantarsi, ma lui era Mason Turner e mai nessuna ragazza aveva osato abbandonarlo durante un ballo.

Uno spintone lo riscosse da quei pensieri e si accinse a seguire Sadie prima che qualche ubriaco la molestasse, Walker di certo gliel'avrebbe fatta pagare e tutta la fatica fatta per avvicinarlo sarebbe stata vana. Le ci volle un po' per trovarla, ma alla fine la scorse al secondo piano che fissava con indecisione e timore ogni porta che aveva davanti. Che dovesse andare in bagno?

«Il bagno è la prima porta a destra».

La brunetta sobbalzò e si voltò verso di lui, lo sguardo di timore sparì non appena mise a fuoco chi avesse davanti, sostituito da uno freddo e distaccato, anche se le sue guance assunsero una tonalità rosa che non riuscì a spiegarsi.

«Grazie» bofonchiò riluttante prima di sparire in bagno.

Lui l'aspettò pazientemente, sentendosi un cretino nel fare la guardia dinanzi a quella porta, quando la ragazza uscì sembrò sorpresa di trovarlo ancora lì.

«Non vai a divertirti con i tuoi amichetti?» gli chiese con tono sprezzante.

Wow, si ritrovò a pensare, è davvero acida.

«Sono qui con te e gli altri o sbaglio?»

Non poteva di certo dirle il vero motivo per cui dovevano mostrarsi insieme a quella stupida festa, sapeva per certo che Damien non aveva raccontato niente alla sua amica e non sapeva il perché ma era una grande seccatura. Sadie inarcò un sopracciglio prima di sospirare sconsolata e annuire a chissà cosa.

«Io ho voglia di divertirmi» annunciò all'improvviso con fin troppa convinzione e questo lo preoccupò. Ma sapeva almeno come i ragazzi si divertivano a quel tipo di feste? I gemiti che provenivano dalle camere lì accanto avrebbero dovuto darle un'idea.

«Credimi, meglio non divertirsi a queste feste».

«Lo sai che detto da te è poco convincente, vero? Chissà quanto vomito e altro avrai sprecato in questo tipo di stupidaggini.»

Quella frase lo irritò, non tanto perché in parte fosse vera, perché sentirsi giudicato con tanta asprezza da una ragazza come Sadie, all'apparenza perfetta e candida, non gli andava giù. Sì, non era un santo, non aveva mai negato tutte le stupidaggini fatte, ma aveva una coscienza come tutti gli altri eppure ogni sua parola, ogni sua azione, veniva associata all'immagine che tutti avevano di lui. Un'immagine che ovviamente non coincideva con la realtà, ma tanto che importava? Lui era solo l'ennesimo palestrato senza cervello.

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