Capitolo 4

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Capitolo 4

«Com'è andata?!» la investì Sienna quando si chiuse la porta di casa alle spalle.

«Dov'è Mason?» le chiese invece, cambiando argomento per eludere la domanda. Non le andava di raccontare com'era andata con Damien, tanto meno a quella testa vuota e super pettegola che aveva davanti.

«È andato via, ha detto che aveva un allenamento a cui non poteva tardare.» Le spiegò.

Peyton annuì, apparentemente soddisfatta a quella spiegazione. «Capito. Sienna, non prenderla male, ma possiamo incontrarci e parlare dopo? Ho un fortissimo mal di testa, credo di essermi presa un raffreddore» mentì, vedendo l'amica allontanarsi con orrore da lei, come se la parola raffreddore per lei significasse ebola.

«Certo, nessun problema!» ridacchiò in modo palesemente falso l'altra. Senza nemmeno farselo ripetere, Sienna prese il suo capotto e sparì dalla sua vista nel giro di pochi secondi. Se la ragazza fosse stata d'aiuto tanto quanto era brava nel correre via, forse non l'avrebbe disprezzata tanto. Sospirando al silenzio che regnava in casa, raggiunse la sua camera e si lasciò cadere sul letto. Strinse il cuscino contro la guancia e ripensò a ciò che era successo a casa di Walker, il solo immaginarlo la fece rabbrividire spaventata.

Avrebbe tanto voluto smetterla con quella stupidaggine, ormai non le importava più nemmeno della sua reputazione, poteva anche diventare lo zimbello del liceo e non le sarebbe importato affatto! Tuttavia, trascinare con sé anche Mason e Sienna non era giusto, anche se avevano scaricato tutto sulle sue spalle, e il solo pensiero che potessero avercela con lei per una cosa tanto sciocca la infastidiva. Del suo status sociale non le importava niente, ma non avrebbe messo nei guai anche quei due, nonostante non li considerasse granché amici. Chiuse gli occhi e prese un bel respiro prima di mettersi seduta, tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un foglio accartocciato e lo aprì, tentando di mitigarne le pieghe quanto più le fu possibile.

Peyton ammirò gli sgargianti colori rossi e gialli delle scritte e lo sfondo composto da tante diverse diapositive di fumetti, al centro vi era scritto: "Comicon". Non aveva mai sentito parlare di una fiera chiamata così, ma immaginando il tipo che doveva essere quel demonio di Aldous, si fece un'idea generale di cosa fosse. Si alzò dal letto e si sedette davanti al computer per cercare quell'evento e farsi molto di più che una banale idea generale, se doveva diventare amica di quell'essere doveva conoscere le sue passioni e farsele piacere... Che Dio l'aiutasse!

Quando riuscì a trovare il sito di quel fantomatico Comicon rimase gelata e inorridita da quello che vide: ragazzi e ragazze, donne e uomini vestiti in modo imbarazzante, tutti riuniti in un solo posto. E no, non si trattava di una festa in maschera. Il suo primo pensiero fu quello di chiudere tutto, dar fuoco al volantino e caricare tutto il lavoro sulle spalle inutili di Mason e Sienna mentre l'altra parte di sé, quella ereditata da suo padre, le impedì di fuggire ai propri doveri. E che avesse dei doveri proprio verso quelle due teste di sterco era anche più fastidioso di doversi prestare a quella mascherata per avvicinare Walker.

Già immaginava le risate dei suoi compagni di disavventura appena avrebbe raccontato loro cosa intendeva fare e dove voleva andare per cercare di avvicinare l'Essere. Aveva paura della reazione di lui una volta che se la sarebbe trovata davanti anche in quel posto, di certo non avrebbe potuto far finta di essere passata lì per caso o fingere di amare il cosplay, lui l'avrebbe smascherata subito. Perché tra tutti i ragazzi strani del liceo gli era capitato proprio lui? Liam era il mostro peggiore di tutti in quella storia, era certa che l'avesse scelto di proposito soltanto per renderle la vita impossibile.

Proprio non si era rassegnato al rifiuto dell'inverno scorso. Che infantile imbecille.

Non poteva dargliela vinta, però, in qualche modo avrebbe avvicinato la loro "preda" e sarebbe entrata a far parte del suo piccolo, inquietante, e bizzarro mondo. Non vedeva l'ora, era spaventosamente eccitata, terrificantemente ansiosa e inquietantemente su di giri all'idea... Come no. Posò la fronte sulla tastiera e piagnucolò stanca, preferiva allenarsi con la squadra invece che rincorrere Aldous come se fosse un osso e lei un barboncino affamato. Era umiliante, soprattutto per il disprezzo con cui veniva allontanata e insultata. Ancora le bruciava che lui le avesse dato della ragazza facile, non era vergine né una santa ma questo non significava che fosse una di quelle ragazze che non prendevano sul serio il sesso. Per lei era importante amarsi prima di andare a letto insieme, non aveva mai provato l'impulso o la voglia di sfogare i suoi istinti per una notte soltanto. E non credeva nemmeno nella passione descritta nei romanzi, così urgente e fuori controllo da impedirti di pensare con lucidità e razionalità. Era sicuramente un'esperienza intensa, ma non lasciava un senso di vuoto subito dopo? Non lo sapeva e non l'avrebbe mai saputo.

Riprese il volantino tra le mani mentre si mordeva un labbro, indecisa sull'andarci o meno. Se ci fosse andata vestita in modo normale non avrebbe attirato troppo l'attenzione? Tuttavia, non poteva nemmeno vestirsi perché non conosceva nessun eroe di un fumetto, a parte i classici Super Man, Batman, Wonder Woman eccetera. Se si fosse vestita come uno di quei supereroi fin troppo famosi, quell'idiota avrebbe capito subito che l'aveva fatto per disperazione, per attirarlo in un gioco che nemmeno lo riguardava davvero.

* * *

«Sei un idiota, avresti dovuto dirmelo subito!» Sadie gli lanciò un'ultima occhiata di dispiaciuta prima di lasciarsi cadere sul suo letto.

Il letto su cui prima vi aveva trovato seduta Peyton Cooper. Se fosse stato uno dei tanti idioti in piena pubertà che affollavano la sua scuola, sarebbe morto felice alla vista di quell'angelo rosso che lo aspettava. Fortunatamente, però, aveva un cervello oltre all'apparato riproduttivo e sapeva anche come usarlo, quindi non credeva affatto alla balla di volergli restituire il quaderno. Avrebbe potuto darglielo il giorno dopo oppure ignorate il tutto, c'era qualcosa sotto il suo strano comportamento e ora ne era più che sicuro. Per un attimo aveva creduto di essersi immaginato tutto, di aver esagerato, ma Aldous Damien Walker non sbagliava mai, riusciva subito a intercettare un complotto ai suoi danni. Ecco perché non perdeva mai una battaglia ad Alliance War, ma il motivo ancora non lo conosceva. Volevano solo umiliarlo? Ma in che modo? Avrebbero potuto farlo in qualsiasi momento a scuola, bastava un tiro giù dei calzoni, nel bel mezzo del corridoio, per fargli fare una figura che nessuno avrebbe dimenticato per almeno due mesi.

Invece, oltre a lei, nessuno dei suoi amici gli aveva rivolto la parola né infastidito, e questo lo portò a pensare che la posta in alto fosse veramente alta per perseverare in quel modo. 

* * *

— ANGOLINO DI EVELYN —

Ed eccoci arrivati al capitolo 4. Stanno quasi finendo i capitoli già conclusi... Le mie solite crisi di ritardo stanno per arrivare!!

Ma parliamo del capitolo, cosa ne avete pensato? So che qui non succede nulla di davvero importante, ma credo sia giusto chiederlo in ogni caso, per tante ragioni. Ancora non ci credo che io stia scrivendo una storia adolescenziale, e che mi stia anche piacendo! È vero che c'è sempre una prima volta nella vita u.u.

Lo so che la storia è solo all'inizio e che magari vi annoia anche, ma spero andiate comunque avanti e la storia non vi deluda. Visto che non voglio annoiarvi troppo, mi dileguo!

Come sempre, vi ringrazio per aver letto. Un abbraccio,

Lyn!

The Virgin BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora