Capitolo 12

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La musica a tutto volume che proveniva dalla casa di Page si sentiva almeno a tre isolati di distanza e Damien sperò che dei poliziotti potessero interrompere quel supplizio, e non era nemmeno entrato! Il gruppetto se ne stava di fronte la porta di casa, aperta, indecisi se entrare e distruggere la loro reputazione o tornare a casa e dichiarare guerra aperta a Liam. Sienna si copriva laddome, la zona in cui era visibile la foto stampata sulla maglietta, come se un forte mal di pancia non le desse pace; anche la sua faccia sofferente contribuiva a darne l'idea di una povera martire.

«Allora, non entriamo?» chiese voltandosi verso i tre e mostrando uneccitazione così falsa che il club di teatro lo avrebbe nominato presidente in due secondi. Nessuno di loro sembrava intenzionato ad accennare il minimo passo, i tre se ne stavano con gli occhi fissi sulla porta, aspettandosi quasi di vedervi uscire un idra a tre teste.

Sadie, che se ne stava accanto a lui, sbuffò scocciata allindecisione dei tre ragazzi. «Sentite, io entro. Voi restare pure lì come degli idioti a fissare il nulla. Tu che fai? Vieni con me o aspetti che terminino il loro riavvio?» gli chiese.

«No, vengo con te. Almeno ci facciamo unidea della tattica che sta usando il nemico, anche se credo di sapere già quale sia.»

Liam era certo che si sarebbero resi ridicoli da soli, per Peyton e gli altri era già abbastanza imbarazzante farsi vedere con loro, ma se lui o Sadie avessero fatto qualcosa di sbagliato la loro reputazione avrebbe ricevuto un grosso colpo visto che erano costretti a mostrarsi in loro compagnia fino al diploma. Era stato furbo, doveva ammetterlo, aveva calcolato ogni cosa nei minimi dettagli in modo che, anche se fossero riusciti a diventare suoi amici, si sarebbero comunque umiliati da soli prima di arrivare al ballo. Che bello giocare con la vita altrui come se fossero marionette, vero Liam? La cosa peggiore era che quei tre imbecilli glielo avevano lasciato fare, come se un essere di diciotto anni senza un briciolo di materia grigia fosse qualcuno da prendere seriamente in considerazione. Era vero, Liam incuteva timore e poteva rovinarti lesistenza in un secondo, ma cerano diversi modi per restituirgli il colpo, quello che commetteva lui era bullismo ed era un reato. Eppure le vittime stesse sembravano averlo dimenticato. Strinse con forza i pugni, desiderando poter dar sfoggio dei suoi dieci anni di karate contro loggetto della sua rabbia e frustrazione.

Una mano piccola e fredda avvolse il suo pugno. «Andiamo?» disse una voce accanto a lui. Era Peyton. La ragazza lo fissava con incertezza, ma non capì se fosse causata dal suo gesto o se avesse notato lo stato di furia che per un attimo lo aveva invaso. In ogni caso il suo atto lo aveva colto di sorpresa. Annuì col capo ed entrarono in casa seguiti dagli altri, la musica a tutto volume lo aveva già disturbato prima, ma ora che laveva nelle orecchie a pieno gli causò un mal di testa immediato che gli rovinò definitivamente lumore. Si fecero largo tra la folla di ragazzi e sentì Peyton aumentare inconsapevolmente la stretta alla sua mano, Damien si voltò verso di lei e la vide guardarsi intorno in modo inquieto. A dispetto di ciò che voleva dare a vedere, anche lei temeva quel suicidio sociale e doveva ammettere che lui aveva dato una grande mano a Liam grazie a quelle magliette

Dio, iniziava addirittura a provare pena per loro; anzi, per lei, e questo non gli piaceva affatto. Senza rendersene conto rafforzò anche lui la presa alla sua mano. Allinizio nessuno aveva fatto particolarmente caso a loro, ma più si inoltravano verso quella che doveva essere la cucina di quella casa, più persone smettevano di fare ciò che stavano facendo per fissarli e quando i loro sguardi si fermavano sulle magliette la reazione era sempre la stessa e Damien poté sentire, anche con la musica a tutto volume, un chiaro e distinto gemito di disperazione da parte di Sienna. Quella volta, però, non provò la benché minima pena.

«Ragazzi!»

La padrona di casa, raggiante come un girasole alla luce del giorno, venne loro in contro. La sua felicità era fuori contesto, oltre che inquietante, visto che un centinaio di adolescenti le stava mettendo sotto sopra la casa, e Aldous non poté reprimere il brivido di inquietudine che gli percorse la schiena. Quella ragazza gli faceva paura, era impossibile che fosse sempre così radiosa e carina con tutti, soprattutto se era amica del club di Liam. Era grato di non essere tra i tanti ragazzi che, abbagliati da quella maschera di apparente dolcezza e seraficità, si innamoravano di lei; per lui era come una mantide religiosa pronta a staccarti la testa.

«Sono così felice che siete venuti, vi va di stare un po con noi?» La brunetta puntò il divanetto in giardino che si poteva intravedere dalla portafinestra in cucina, seduti vi erano i quattro cavalieri dellapocalisse che li fissavano con sguardo vorace e trepidante.

«Preferisco la circoncisione» le rispose, prima che potesse farlo qualcun altro.

La ragazza rimase a fissarlo a bocca aperta e Damien ne approfittò per stringere la mano di Peyton e allontanarsi da lei, sperando che il resto del gruppo lo avrebbe imitato e seguito. Non si voltò a controllare di avere tutti dietro, voleva soltanto mettersi in un angolo col broncio a guardare tutti male e se gli altri erano abbastanza intelligenti da fare altrettanto buon per loro. Continuò a farsi spazio tra i ragazzi spintonandoli con poca grazie trascinandosi dietro la povera Peyton, che non osava fiatare, la sua fuga si arrestò in un angolino tra le scale che davano al piano superiore e quello che doveva essere il bagno di servizio del piano terra. Quando si voltò notò con una piccolissima punta di sollievo che erano tutti lì e lo fissavano scettici.

«Perché ci siamo fermati qui se la festa è di là?» chiese infatti Sienna con quella vocina gracchiante che tanto odiava.

«Io preferisco stare qui, non mi piace né bere né ballare quindi non ho alcuna intenzione di ubriacarmi e saltellare come una scimmia per vomitare subito dopo, ma tu sei libera di fare ciò che vuoi.»

La ragazza non se lo fece ripetere due volte e si allontanò da loro, non prima di avergli lanciato uno sguardo infuriato. Mason provò a fermarla richiamandola, ma Sienna lo ignorò e sparì tra la massa di ragazzi che si agitavano in salotto.

«Lasciala perdere» disse Peyton al quarterback. «Lo sai comè fatta.»

Il ragazzo sospirò ed annuì, poi si appoggiò al muro del sottoscala e si massaggiò le tempie strizzando gli occhi in una smorfia di dolore. Forse anche a lui quella musica stava uccidendo il cervello, se ne avesse ancora uno.

«Non ci posso credere» esalò Mason con una risatina tuttaltro che felice. «Di solito alle feste siamo sempre circondati da ragazzi che cercano di attirare la nostra attenzione e ora guardiamoci Gli altri si divertono a pochi metri e noi ci nascondiamo.»

«Io lo preferisco, non ho mai sopportato nessuna di quelle facce apparentemente amichevoli.»

Questa volta era stata Peyton a parlare, teneva lo sguardo basso e non aveva lasciato la mano di Damien. Si voltò per un istante brevissimo verso di lui, puntando gli occhi scuri nei suoi, e fu allora che lo vide: lo sguardo triste. Quello di cui gli aveva parlato Grace, e uno strano tuffo al cuore lo prese alla sprovvista, era una sensazione talmente nuova e sconosciuta che si portò la mano libera al petto e si mise a contare i propri battiti nella paura di stare per avere un infarto?

«Al? Tutto bene?»

Damien alzò gli occhi su Sadie, lamica lo stava fissando preoccupata, come anche Mason e Peyton, e lui annuì poco convinto. Non stava affatto bene, la sua sorellina gli aveva messo strane idee in testa e si stava facendo trasportare da quelle stupidaggini.

Peyton Cooper triste, unimmagine che poco si accompagnava alla gentile ma distaccata ragazza. Quelle poche volte che laveva vista aggirarsi per i corridoi insieme alle sue amiche non le era parsa mai triste o sconsolata, tuttaltro No, non poteva permettersi di provare emozioni di tenerezza verso la rossa. Eppure le loro mani erano ancora unite e nessuno dei due sembrava in procinto di spezzare quel sottile e fragile legame.

The Virgin BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora