Capitolo 40

148 7 5
                                    

Canzoni per il capitolo: Broken strings- james Morrison ft. Nelly Furtado

                                        Il mio giorno più bello nel mondo- Francesco Renga

HARRY POV

La terra è intrisa d’acqua, depositata al suolo dopo una notte di pioggia insistente. L’odore fastidioso si espande nell’aria e arriva fino alle mie narici, facendomi storcere il naso. Mi siedo sul muretto accanto alla finestra e metto le mani a coppa dinanzi alla sigaretta poggiata tra i denti e la lingua. Avevo smesso di fumare tempo fa, ma oggi ne accuso la mancanza.

Giro la rotellina e faccio scattare la fiamma, aspirando. Fumare mi ha sempre rilassato, come se potessi cacciare via tutti i problemi dalla testa, cosa che ovviamente non è mai accaduta per davvero. Li dimenticavo, semplicemente fingevo che per circa cinque minuti io fossi l’uomo più felice del mondo. Oggi l’odore della nicotina mi da la nausea. Butto la sigaretta neanche a metà e volto lo sguardo verso il letto.

“Harry?” la voce piena di sonno, il capo voltato sul cuscino, dal lato della porta, il corpo rannicchiato sotto le coperte. “Stai fumando?”

“L’ho buttata. Ti da fastidio l’odore?”

“Non credevo che fumassi” cerca di mettersi seduta, ma subito poggia le mani ai lati della testa.

“Non ti senti bene?” mi alzo immediatamente, ma mi fa segno di stare fermo. Resto a metà tra una posizione pronta a scattare in avanti ed una seduta. Il leggero vento che passa attraverso la finestra aperta mi fa rabbrividire.

“Tranquillo, un giramento di testa. Mi sono alzata troppo velocemente” appoggia la schiena alla testiera del letto, coprendosi il corpo con il lenzuolo. “Non hai freddo?” scuoto la testa. Batte il materasso per chiedermi di raggiungerla. Chiudo subito la finestra e alzo la molla dei boxer leggermente scesa oltre l’osso del fianco. Resto alla dovuta distanza da lei, facendola pensare.

“Cosa ti tormenta, Harry?”

“Niente” mento. Porto lo sguardo fuori dalla finestra, pur di non guardarla. L’ho ferita atrocemente.

“Andiamo Harry” appoggia la mano sulla mia. La giro, rivolgendole il palmo per stringere la sua. “Pensi che sia stupida?”. Mi giro immediatamente verso di lei avvertendo uno strappo all’altezza del collo. Me lo massaggio, un po’ per il dolore e un po’ per l’imbarazzo che mi sta divorando in questo momento.

“Assolutamente no, non dirlo” i suoi occhi non sorridono; sono esattamente lo specchio dei miei.

“Cosa c’è?” incalza, invogliandomi a parlare. Stringe ancora la mia mano e questo mi da la forza di parlare. Deglutisco. Apro la bocca, ma la richiudo subito. “Inizio io?” mi acciglio, ma prima che possa replicare continua. “Il tuo tormento porta un nome ed un cognome” serra la mascella.

“Alice” alza un dito davanti al mio viso, impedendomi di continuare.

“Non c’è cosa peggiore che usare una donna per farne ingelosire un’altra”

“Pensi che ti abbia usata?” rientro nel materasso sedendomi meglio. Piego una gamba e l’altra la faccio penzolare di lato.

“Non è così?” corruga la fronte. Allungo un braccio passando due dita sulla piega, facendola rilassare.

“No, non è così. Io ci ho voluto provare sul serio” passo una mano nei capelli, arruffandoli ancora di più.

“Ma?”

“Ma” sospiro, “ma ho capito che non voglio ferirti” infilo la testa tra le mani, chiudendo gli occhi.

“E dimmi, Harry” il suo tono duro mi fa sentire ancora più in colpa. “L’avresti capito prima o dopo essere andato a letto con lei?” alzo immediatamente gli occhi, quasi lucidi.

Love Actually (#Wattys2015) // N.H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora